E’ noto a tutti che esista ancora un pensiero maschilista
Il fatto che esista ancora una discreta percentuale dell’universo maschile che continua ad avere un pensiero maschilista in virtù del quale attua manovre e comportamenti che fanno della differenza di genere un’arma di potere, di discriminazione e penalizzazione nei confronti delle donne relegandole a ruoli marginali e secondari, impedendo o ostacolando assunzioni, avanzamenti di carriera e riconoscimenti di merito, è questione nota e visibile a tutti.
Tuttavia è altresì vero che gli uomini non sono solo questi.
Mi capita sempre più spesso di incontrare e conoscere uomini dediti alla famiglia e alla cura dei figli… padri che passano dalla sala parto al cambio pannolini, alla preparazione di biberon e poi pappe fino poi a correggere compiti, interessarsi e seguire i figli nelle attività extra-scolastiche, quando possibile… padri che prendono ore o mezze giornate di permesso per accompagnare i bambini dal pediatra oppure per partecipare alla recita di fine anno… e ancora padri che usufruirebbero del congedo di paternità per dedicarsi alla cura dei figli e favorire la ripresa lavorativa della moglie.
Ho conosciuto padri amorevoli, accudenti e senza remore o vergogna nel manifestare apertamente il proprio affetto per i figli; padri lottare per avere i propri spazi e momenti con i figli, in caso di separazione dalla compagna. Padri che rinunciano anche ad eventuali prospettive di carriera, se questo implica andare in missione e allontanarsi dai figli e quindi non avere l’opportunità di vederli crescere e di vivere con loro nella quotidianità.
Accanto ai padri in carriera, a quelli devoti solo al lavoro, a quelli che delegano la cura e l’educazione dei figli alle madri, esiste una crescente percentuale di uomini che vogliono fare ed essere padri attivi e presenti in prima linea.
Sono molti anche gli uomini che scelgono compagne dedite al lavoro, talora molto impegnate sul fronte professionale, magari talvolta con incarichi e redditi, oltre che percorsi di formazione, migliori dei loro… uomini che non vivono la realizzazione e il successo professionale della compagna come un attacco al proprio ego personale, bensì semmai come motivo di orgoglio e di gioia… uomini che supportano le proprie compagne nel percorso di formazione e poi di lavoro contribuendo e facilitando la loro carriera e realizzazione personale.
Esistono anche uomini che non si tirano indietro neanche dinanzi alle incombenze domestiche. Sebbene i dati statistici, già citati in altre occasioni, evidenzino ancora un gap gender significativo a sfavore delle donne per quanto riguarda le attività domestiche, conosco molte realtà familiari in cui gli uomini partecipano attivamente anche alla gestione della casa e non mi riferisco solo al pagamento delle bollette, al cambio della lampadina o al tagliare l’erba – lavori riconosciuti come tipicamente maschili in modo trasversale nei diversi Paesi Europei – quanto piuttosto anche alle attività considerate “femminili”: lavare, cucinare, pulire…
Parlo di uomini comuni che vivono la realtà di coppia e di famiglia in modo assolutamente diverso rispetto alle precedenti generazioni… uomini capaci di lavorare outside, alla stregua delle proprie compagne, ma anche inside, di mettersi in discussione sia fuori che dentro casa, di agire in prima linea nell’interesse personale e familiare, che non vedono un’auto-svalutazione nello svolgere compiti domestici o di accudimento della prole, bensì vivono tutto ciò come una fonte di benessere e di piacere, oltre che come un impegno doveroso alla stregua delle proprie mogli.
Inutile dire che tutto ciò non può che andare a beneficio di tutti: gli uomini in primis, si dicono spesso soddisfatti e sereni di questa loro maggiore partecipazione all’interno della famiglia e della casa, in quanto si sentono più utili, più coinvolti e ne traggono beneficio e realizzazione personale, perché alla stregua delle donne, anche per loro l’identità personale si nutre non solo di lavoro. Le mogli non vivono come una sottrazione di potere o un’invasione di campo la partecipazione dei mariti in famiglia e in casa ma al contrario, sono donne che favoriscono e incentivano l’impegno attivo anche dei compagni, sia perché ne hanno bisogno (essendo impegnate anche loro col lavoro) sia perché vivono la realtà di coppia come una dimensione orizzontale che funziona in virtù dell’integrazione, del supporto reciproco e della coesione. Infine i figli stessi non possono che trarne beneficio, in quanto vivono in un contesto familiare in cui ciò che prevale è l’unione e la collaborazione senza discriminazioni e differenziazioni di genere, in cui tutti collaborano per il funzionamento familiare nel rispetto dell’autonomia personale e degli spazi individuali.
Pertanto il paradosso che viviamo forse è proprio dato dal fatto che alla fine donne e uomini, ad eccezione dei maschilisti conservatori tuttora esistenti e purtroppo dominanti, vogliono le stesse cose: una maggiore libertà di scelta individuale e familiare per quanto riguarda il lavoro e la gestione della famiglia, in un quadro generale di parità di genere lontano da stereotipi assurdi e discriminanti. Tuttavia perché ciò sia possibile, è necessario riorganizzare la politica e il sistema sociale e lavorativo abbattendo finalmente le barriere di genere.
1 commento
La parità di genere che coinvolga finalmente entrambi i genitori nella cura dei figli; un modello di crescita degli stessi che si avvalga di leggi a sostegno delle carriere delle donne e di una maggiore presenza maschile nelle attività domestiche, tutto cio’ e auspicabile per un futuro di condivione e di pari opportunita’.