di Caterina Della Torre
Mentre era seduta ad attendere i suoi amici sul torrente che si agitava sempre più impetuosamente sotto li lei, Carlotta ricordava con nostalgia la notte che aveva trascorso con il musicista viennese tanti anni prima.
Karl, si chiamava Karl, nome non facile da dimenticare. Ma di lui non aveva scordato nulla. La sua abitazione provvisoria (un appartamentino sui Navigli) lasciatogli da un suo caro amico in quel periodo provvidenzialmente in trasferta, le scale ripide e buie per arrivare alla mansardina dove abitava. E il cielo sopra Milano che poteva scorgere dalla finestrella che dava sui tetti. Il cielo stranamente e straordinariamente stellato di quella notte. Buon auspicio per il tempo che avrebbero trascorso insieme.
Karla parlava poco, anche se il suo era un buon inglese, ma probabilmente nella sua testa e nelle orecchie ”girava” la musica che suonava e componeva. Ed il suo mondo era corredato da una continua ”compilation” sonora.
Ricordava che entrati nel minuscolo appartamento, l’amico le aveva offerto una tazza di caffè lungo, che lei aveva appena assaggiato e poi lasciato lì. Forse per disinteresse per una bevanda calda che assomigliava più ad una brodaglia o forse perchè emozionata. Era la prima volta nella sua vita che accettava di passare la notte con un semi-sconosciuto. Ma che le piaceva molto.
Rammentava anche la svestizione, lenta e sensuale che entrambi avevano effettuato davanti al letto semidisfatto. Il tentennamento insolito davanti all’approfondimento dell’atto sessuale e la foga immediatamente successiva al momento della presa di coscienza del fatto che erano lì proprio per quello e si desideravano.
La notte passata insieme era rimasta nei suoi ricordi come una delle sensazioni più calde e dolci della sua vita. Le sue mani che l’accarezzavano alla scoperta delle non ricche forme e che la facevano sentire la donna più bella del mondo. Le sue mani che accarezzavano il torace compatto e muscoloso del ragazzo, cercando di ricordarne ogni minima parte.
E poi l’atto copulativo, ammaliante, coinvolgente, indimenticabile di quella notte, con le stelle che occhieggiavano dalla finestrella sopra le loro teste. Quasi a voler dare la loro benevola supervisione.
Aveva dormito poi come una marmotta in letargo, stretta tra le coperte e il bellissimo corpo di Karl.