di Caterina Della Torre
Certo che rivedere insieme ”un sogno presente” (Karl) ed ”uno immaginario” ( il ragazzo dell’affresco), fermi davanti a lei e poterli toccare, sembrò a Carlotta un vero miraggio dal quale con difficoltà si riprese.
”Ciao Karl…e come si chiama il tuo amico?” ruppe il silenzio Carlotta
” Gustav. E’ di Vienna. Ma voi due ci conoscevate?” chiese Karl incuriosito, non sottovalutando le occhiate di reciproco interesse che i due si stavano scambiando.
”Oh, è una lunga storia…l’ho conosciuto in un affresco!”
Karl, si mostrò incuriosito dalla notizia, ma non lasciava mai il braccio del suo amico che teneva con una stretta salda, quasi a non volerlo far scappar via. O forse non voleva farlo avvicinare alla nuova arrivata.
Gustav invece mostrò un largo sorriso e aggiunse quasi sottovoce: ”Sì, ricordo anche io”.
I tre, ricongiunti così inaspettatamente, non ruscivano ad andare oltre i convenevoli: Carlotta guardava Gustav cercando di raccogliere i frammenti d immagini nella mente, ma di nascosto e traversalmente osservava Karl che aveva un occhio per lei ed uno per l’amico.
Decisero di andare a bere il caffè viennese all’aperto sui tavolini disposti nel piccolo gazebo antistante la porta. Si sedettero ad un tavolino di pietra grezza, sostenuto da esili gambe di ferro smaltato nero. Le sedie alle quali si sedettero, erano tutt’altro che comode: una seduta impagliata rigida ed uno schienale di ferro smaltato che si infilava rigido e proteso all’infuori sotto le coste della schiena.
Karl, sedutosi tra Carlotta e Gustav, continuava a tenere il braccio dell’amico ed a non mollare un attimo la presa. Carlotta avrebbe voluto tanto che le circondasse le spalle con un braccio e la baciasse con quelle sue belle labbra morbide e rosa. E invece, nulla. Erano seduti al tavolino come in attesa che le mosse dell’uno o dell’ altro scoprissero qualcosa in più di ciò che era palese.
”Speravo di vederti alla stazione” – disse Carlotta. Poi pensò tra sè che era stata una frase infelice
”Ti avevo detto che nel periodo estivo sono molto occupato”- rispose Karl
”Ah, già , dimenticavo. E Gustav che fa?”
”Lui suona il flauto insieme a me.”
”Ma dove? Che vi vorrei sentire..”
”Non so dove saremo prossimamente. Forse domani a Salisburgo. Ma non ne sono certo.”
Carlotta comprese che la sua presenza non era benvenuta. Era quasi respinta dal muro di calore ed emozioni che avvolgeva i due ragazzi. Era come se…fossero appena usciti da una notte d’amore e la mente dell’uno possedesse quella dell’altro e non volessero intromissioni.
Scacciò via questa idea gelosa. Come poteva essere invidiosa di un rapporto così diverso, e che a lei pareva esclusivo, da quello che lei aveva avuto con lui?
Eppure quei due giovani erano tutti due belli e solari. Ma lei cosa aveva a che fare con loro?