di Laura Candiani
Lendinara (comune in provincia di Rovigo) ha tre strade dedicate a donne: S. Lucia, S. Maria Nuova e Jessie Jane Meriton White Mario; una piazza ricorda il compaesano Alberto Mario (1825-1883), patriota che condivise con la moglie, l’inglese Jessie White, la passione politica e la battaglia per l’unificazione; insieme -come vissero e si amarono- sono sepolti nel cimitero locale. Un medaglione di bronzo (dello scultore Policronio Carletti) ricorda che il terreno su cui sorsero le prime case operaie fu donato alla Società Operaia di Mutuo Soccorso da Jessie, rimasta vedova e sola.
Affrontando con i miei studenti il Risorgimento ci siamo imbattuti in straordinarie figure femminili che con le loro azioni e le loro idee – certo meno note ma non meno importanti – hanno dato un concreto contributo all’unificazione italiana, a fianco dei vari Garibaldi, Cavour, Mazzini. Partendo da lontano abbiamo incontrato la nobile figura di Eleonora Fonseca Pimentel, morta impiccata nel 1799 perché coinvolta nella breve gloriosa Repubblica Napoletana; fra i condannati fu: l’UNICA straniera, una delle pochissime donne, la meno giovane e la più istruita. Ci hanno poi affascinato Bianca Milesi, artista allieva di Hayez, che inventò una curiosa forma di linguaggio cifrato: la carta tagliata orizzontalmente come il ricamo “a giorno” che nascondeva – al di sotto – messaggi segreti. E poi Cristina Trivulzio di Belgioioso, Virginia Oldoini contessa di Castiglione (malignamente definita dalla signora Metternich “una statua di carne” per la sua abbagliante bellezza che incantò Napoleone III), Maria Clotilde di Savoia, altruista e coraggiosa, Rosa Montmasson che – secondo la leggenda – si travestì da uomo per partecipare alla spedizione dei Mille e in Sicilia – dove fu tanto amata – ricevette il nuovo nome di “Rosalia”. Infine le Giardiniere, equivalente femminile della Carboneria, che erano solite nascondere un pugnale nella giarrettiera, attive soprattutto a partire dai moti del ’20-21.
Fra tutte queste (e molte altre non citate) Jessie Jane Meriton White tuttavia appare particolarmente affascinante e “moderna”, ben diversa dal consueto ruolo di moglie e madre appartata e fedele, in ombra rispetto al più celebre compagno. Mazzini (di cui scrisse la biografia) la definì: ”la Giovanna d’Arco della causa italiana”; altri la chiamarono (e forse così è più nota) Miss Uragano per la sua decisione, la sua tenacia, la sua fiducia incrollabile, la sua energia vulcanica.
La sua vita è un romanzo d’avventure, amore, passione, patriottismo (che ancora non ha colpito qualche regista o biografo, ed è un vero peccato *1), cominciando dalle origini: Jessie è inglese, appartiene a una famiglia di ricchi armatori dello Hampshire; il padre – di fede puritana – muore quando lei ha solo due anni. La figlia (che è nata nel 1832 e fa parte di una vera nidiata di otto bambini) non sarà mai vicina ad alcuna religione, e già questo- per l’epoca- è un tratto distintivo della sua indipendenza di giudizio e di azione. Vorrebbe fare il medico, ma è impensabile, quindi studia filosofia a Parigi, dove si avvicina alle idee mazziniane. Qui conosce Emma Roberts, intima amica di Garibaldi, che la conduce proprio da lui a Nizza e in Sardegna. Jessie rimane folgorata e comprende di aver trovato la causa cui dedicare la propria vita: l’unificazione italiana. Comincia una vera missione: scrive articoli su articoli per la stampa anglosassone e raccoglie fondi viaggiando senza posa in Scozia e in Inghilterra. Dopo il fallimento della spedizione di Pisacane e il rientro in Italia, Mazzini fugge a Londra e Jessie viene imprigionata per quattro mesi, a Genova, insieme al fidanzato. Ha, infatti, conosciuto un bell’italiano alto e biondo: Alberto Mario (veneto di Lendinara) che condivide la sua passione (ma è un repubblicano federalista); il matrimonio viene celebrato nel 1857 in Inghilterra ma Jessie non si ferma: continua le sue conferenze per diffondere fra gli Inglesi le idee di Mazzini e Garibaldi e raccogliere fondi. La coppia -con il medesimo scopo – si sposta a New York e i quotidiani locali parlano di lei; a Jessie era stata fatta una raccomanda zio-ne: parla pure dell’Italia, ma non toccare i problemi americani. Naturalmente –come un uragano- non può seguire le convenzioni, anzi attacca duramente la società americana su due temi scabrosi: il razzismo e la schiavitù, ma non è tenera neppure con i Savoia, a suo dire poco attivi per la causa italiana. Qui si nota un altro aspetto straordinario di Jessie: ovunque vada, pur avendo un obiettivo e una missione, è attenta a ciò che la circonda e coglie ogni occasione per esprimersi senza timori. Nel ’59, appena saputa la notizia che Napoleone III avrebbe aiutato i Piemontesi contro l’Austria, i due sposi prendono la nave, ma arrivano troppo tardi: è stato firmato l’armistizio di Villafranca; vengono arrestati come spie liberali e quindi espulsi dall’Italia. Dalla Svizzera -dove si sono rifugiati- riescono a raggiungere le truppe garibaldine in Sicilia; finalmente Jessie può realizzare uno degli scopi della sua vita: occuparsi con dedizione dei feriti e degli ammalati, svolgendo con abnegazione mansioni d’infermiera e organizzando un vero supporto per le truppe. Si rende conto delle pessime condizioni igieniche e sanitarie degli ospedali italiani e ingaggia una vera battaglia per far sostituire il personale indegno e profittatore che riservava ai malati cibo avariato.
L’unificazione non è ancora conclusa, quindi Jessie nel ’66 e nel ’67 è attivamente coinvolta nelle nuove campagne di Garibaldi; parte persino per la Francia e partecipa alla guerra Franco-Prussiana del 1870, svolgendo sempre con energia e ottimismo i suoi compiti di infermiera, ma anche inviando ai quotidiani, corrispondenze dai campi di battaglia, come i moderni “reporter di guerra”. Le opere del Verga e Capuana, di Matilde Serao, di Fucini ci ricordano che gli Italiani sono ancora un popolo diviso, soprattutto per le differenze economiche e sociali, per lo squilibrio fra Nord e Sud, per l’analfabetismo, per le drammatiche condizioni dei minatori, per la malaria che imperversa, per lo sfruttamento minorile; Jessie lo sa bene, quindi visita Napoli e il Sud per verificare personalmente, per studiare la realtà, per parlare con le persone, per affrontare problemi che i Governi liberali stanno trascurando colpevolmente. Si occupa della pellagra, della carente alimentazione dei braccianti, delle malsane abitazioni (vere grotte da animali, come a Matera, o i “bassi” napoletani), dei piccoli sfruttati nelle solfatare siciliane, ma anche di problemi meno noti e visibili, come la prostituzione minorile, i figli illegittimi, le condizioni di vita nelle carceri, la questione femminile che -da inglese- giudica la più difficile da risolvere, per la mentalità italiana molto arretrata. “Il lungo viaggio verso la parità e il rispetto per le donne, in Italia sarà doppiamente faticoso e irto di difficoltà rispetto al resto dell’Europa”- afferma.
Da questa esperienza nasce il libro “La miseria di Napoli” (1877); nel frattempo scrive anche biografie di personaggi illustri, come Cattaneo, Mazzini, Garibaldi, apprezzate da critici come Croce, mentre Carducci ne loda pubblicamente le qualità umane e lo spirito autenticamente democratico. Proprio nei giorni in cui a Caprera muore” l’eroe dei due mondi”, esce a Milano il libro di Jessie che incontra un grande successo; un anno dopo, lo stesso giorno, 2 giugno 1883, muore il marito.
La vita di Jessie – che aveva rinunciato alle ricchezze familiari per seguire con coerenza il suo ideale – prosegue per oltre venti anni, fino al 1906, in grandi ristrettezze economiche; insegna inglese a Firenze (*2) e continua a scrivere: sta realizzando una storia dell’unificazione italiana che uscirà postuma (“The birth of Modern Italy”), con grandissimo successo. Si racconta che in casa amasse indossare la camicia rossa di Alberto adorna di medaglie al valore e ricevesse volentieri tanti cari amici. Il suo funerale – rigorosamente laico – attraversa le strade di Firenze e viene seguito da una lunga fila di persone; le sue ceneri verranno poi portate a Lendinara, dove riposa accanto ad Alberto.
Recentemente è stata ripubblicata la sua biografia di Mazzini in cui si nota un aspetto originale del-la sua ricostruzione delle vite altrui: la capacità di renderle vive, utilizzando frasi, espressioni, atteggiamenti del personaggio stesso, evidentemente osservato da vicino con grande finezza e capacità introspettiva. Ancora una prova di quanto “miss Uragano” sapesse anticipare i tempi, con i suoi scritti ma ancora di più con la sua intera esistenza.
*1 -Sorte ben diversa per Eleonora Fonseca Pimentel cui è stato dedicato da Enzo Striano un bellissimo romanzo-biografia (“Il resto di niente”) ripreso in un raffinato film del 2004 per la regia di Antonietta De Lillo, interpretato da Maria de Medeiros.
*2- A Firenze, in via Romana, sulla facciata della casa dove visse, è visibile una lapide in suo ricordo.
Nel 2010/11, in occasione delle celebrazioni per l’Unità italiana, l’attenzione per il personaggio si è parzialmente ridestata: sono comparsi una sua biografia di Paolo Ciampi e articoli su di lei (es. Corriere della sera-21.10.10); in internet si possono leggere una biografia (sul sito “empatia donne”), l’articolo di Claudia Mezzanotte “Un’inglese al seguito di Garibaldi” (sul sito “In-storia”), un’articolata ricostruzione della vita, delle opere, dei rapporti con i per-sonaggi del tempo e con il marito dal titolo “Io vivo in punta di penna” (sul sito “donne storia”).
(articolo realizzato con il contributo della studentessa Martina Grazzini – ITS “F. Forti” Monsummano Terme.)
Autrice: Laura Candiani – laureata in Lettere,ex insegnante-si occupa di studi storici, cinema,l etteratura,ambiente. Dal 2012 è socia e collaboratrice di “Toponomastica femminile” di cui è la referente per la provincia di Pistoia e per cui scrive articoli, biografie,reportage; partecipa a convegni, promuove iniziative e realizza pubblicazioni su tematiche “al femminile”( le balie della Valdinievole, le donne del Risorgimento, le intitolazioni). Collabora con varie commissioni Pari Opportunità ed è consigliera della sezione Storia e storie al femminile dell’Istituto Strorico Lucchese.