di Caterina Della Torre
Quell’involucro avvolto in carta da pacco..se l’era rigirato tra le mani più volte. Era morbito con alcune asperità negli angoli. Tastando con i polpastrelli non riusciva ad individuarne il contenuto.
Il ragazzo autriaco la guardava negli occhi intensamente, ma non proferiva parola. Poi ad un tratto accennò ad lasciare il locale, indirizzandola verso un’uscita secondaria. Carlotta imboccò lo stretto tunnel che separava la sala da audizione e il cortile esterno. Gustav la seguì subito dietro… Le prese il sacchetto dalle mani e cominciò ad aprirlo. Dentro c’era un erba scura e dei pezzi di carta già sagomati e tagliati.
Comiciò ad avvoltolare dell’erba in una di quelle cartine…e con estrema abilità la rotolò su se stessa chiudendolo e gliela porse. Vedendola sbigottita, lo riprese indietro e lo appoggiò alle sue labbra cercando di accendere un fiammifero contemporaneamente con le mani. Tirò una profonda boccata e glielo passò quasi a voler iniziare un giro immaginario…Carlotta non rifiutò l’approccio alla sua prima canna e l’avvicinò alle labbra, umettandola col rossetto color fragola. Anche lei aspirò una volta…Joseph la invitò a farlo nuovamente, con calma…e cominciò a sentire muscolatura rilassata, come dopo un paio di bicchieri di vin rosso. O forse qualcosa di più. Non sapeva cosa aspettarsi ma voleva provare.
Ne aveva fatto il suo motto: provare per credere.
Gustav le accarezzò il volto con il palmo della mano e le avvicinò sucessivamente le labbra all’orecchio ”Ti piace?” Carlotta con la testa fece segno di sì, ma non sapeva bene cosa stesse facendo o dicendo. Percepì i movimenti rallentati e le sembrò che anche le luci stessero affievolendosi. Ma una leggera ebrezza si stava impadronendo di lei.
Sentì una mano calda correrle sotto la leggera camicetta di tulle che aveva indossato. Ma la mano sì fermò poco prima del reggiseno…quasi un arresto premonitore di ciò che sarebbe successo subito dopo..
Nel tunnel infatti arrivò a gran passo Karl, in affannosa ricerca dell’amico con il quale doveva esibirsi nella saletta. Vedendoli in posizione così intima, non proferì parola, si girò sui tacchi e scomparve. Ciò bastò perchè l’azione si arrestasse e gli attori si ricomponessero, così improvvisamente…Come dettati dal ciak di un regista.
”Carlotta – disse il musicista – devo andare, comincia lo spettacolo. Mi aspetti?”
Carlotta annuì, ma non era certa che lo avrebbe fatto. Non era certa più di nulla…