Perché le prostitute della strada continuano ad essere sempre e comunque donne?
Stamani mentre andavo a lavorare, mi sono trovata a passare dalla solita strada conosciuta e nota a tutti, sia a chi la percorre ogni giorno per accedere alle più svariate e diverse mete di lavoro o altro sia a chi la frequenta per altri bisogni e desideri…nota e famosa per la presenza costante e intramontabile di prostitute.
Uno scenario quasi imbarazzante e fonte di disagio per chi s’imbatte suo malgrado in questa visuale giorno e notte, ma l’atteggiamento generale, superata le prime reazioni di sconvolgimento e incredulità per la palese e disturbante presenza di questi corpi semi-nudi lungo la strada, è di passiva e arrendevole presa di coscienza e adattamento alla situazione: “si sa, è così”… questo è quello che mi viene risposto da coloro con cui talora ho osato affrontare la questione. Non vi dico il disagio che si viene a creare quando in auto c’è un bambino piccolo che osserva e chiede spiegazioni: come spiegargli la funzione e il ruolo di quelle donne e soprattutto il motivo per cui vanno in giro con certe mise?
Tuttavia non voglio né discutere né parlare di prostituzione, ma semmai riflettere su un punto nevralgico: perché le prostitute della strada continuano ad essere sempre e comunque donne?
Non mi fraintendete; non voglio con questo insinuare che vorrei vedere uomini mezzi nudi e ben prestanti sul ciglio della strada.
Mi chiedo piuttosto se la prostituzione non contribuisca in qualche modo a mantenere una visione e un’idea collettiva della donna come oggetto di mercificazione, pronta ad “uso e consumo” di bisogni e desideri di uomini pronti a pagare… Perché se esiste sempre la prostituzione, vuol dire che esiste un sistema tale per cui le donne continuano ad essere viste come oggetto nelle mani degli uomini, sia di chi le tiene sulla strada sia di chi le paga per soddisfare voglie e bisogni personali.
E’ chiaro a tutti che dietro al sistema della prostituzione, ci sono diversi aspetti e fattori, per cui la donna che ancheggia sul ciglio della strada, rappresenta solo l’ultima pedina di un meccanismo complesso e articolato.
Tuttavia alla fine si va a delineare il solito scenario: la donna continua ad essere in una posizione subalterna rispetto all’uomo che esercita un potere di comando su di lei. Inoltre la donna in questione continua ad essere vista e considerata come corpo solo ed esclusivamente in funzione di bisogni egoistici maschili e non come altro da sé.
Allora non trovate contraddittorio che in una società in cui si sta cercando di parlare e di concretizzare una parità di genere, in cui le differenze di genere non siano più elemento di discriminazione bensì di stimolo e valore in un contesto generale di parità di riconoscimenti, possibilità e libertà di espressione, esista sempre una piaga sociale in cui la donna continua ad essere oggetto al servizio dell’uomo e in cui continua ad essere vista solo ed unicamente come corpo?
Per quanto sia cosciente che la prostituzione e la mercificazione di corpi e servizi sessuali non riguardi solo le donne e non si sviluppi e non trovi espressione solo lungo la strada, trovo comunque irritante, in quanto appartenente al genere femminile, che ci possa essere ancora una concezione della donna-oggetto.