Il caso delle prostitute a Berlino. Ero disperata. Dopo mille email mandate, implorando una misera intervista di dieci minuti mi risponde HYDRA centro di ascolto e consulenza per le prostitute. All’epoca, nel novembre delle scorso anno, ero nuovamente a Berlino per le interviste relative alla mia tesi e cercado disperatamente una categoria di lavoratrici disposte a parlarmi, senza peli nella lingua, delle loro condizioni, dei loro problemi e delle loro aspirazioni.
Le uniche che mi risposero furono proprio questo associazione di prostitute!
All’inizio era un pò basita, non pensavo che questo target avrebbe potuto calzare a pennello per il mio lavoro ma comunque decisi di presentarmi per un intervista, conscia del fatto che mal che vada, sarebbe stata un’esperienza interessante.
Voglio spendere brevemente poche parole sulla cornice legale di questo lavoro in Germiaìnia. La prostituzione è legale a tutti gli effetti dal 2002, grazie ad una legge nazionale Gesetz zur Regelung der Rechetsverhältnisse der Prostituirten (ProstG) ovvero “Atto Nazionale per migliorare la situazione economica e sociale delle prostitute che regolava questa attività e la riconosceva come un vero e proprio lavoro. La coalizione composta da Verdi e Socialdemocrstici spinse affinchè venisse introdotta questa nuova norma che permetteva così alle sex worker di stipulare un vero e proprio contratto vincolante con i clienti.
Questo lavoro è così riconosciuto in tutto il territorio tedesco, ciò significa che possono lavorare in luoghi come la strada, bordelli, appartamenti, clubs senza limiti di orario e soprattutto permettendo la nonghettizazione di zone a luci rosse all’interno delle città. La polizia è tenuta a controllare lecondizioni delle lavoratrici soprattuto a causa dell’intensificazione del numero di immigrate introdotte illegalmente e con il sospetto di essere sfruttate dalla criminalità organizzata.
Attualmente, si contano circa 400.000 sexworker in tutta la Germania che comprendono donne, uomini e trangender.
L’idea per cui una donna non possa liberamente scegliere questa professione ma che per forza sia obbligata…non vale in Germania e tanto meno a Berlino.
Dal mio incontro con la social worker Joanna Lesniak è apparso un mondo sommerso che ai nostri occhi appare completamente incredibile in un paese come l’Italia, che per quanto riguarda queste politiche, è sicuramente arretrato.
Le sex worker sono libere di scegliere questa professione che abbracciano con molta serietà e dovere del lavoro. Durante la mia intervista mi è stato descritto come il centro HYDRA aiuti le lavoratrici in work shops sui loro diritti e doveri, come ad esempio il sistema contributivo e le tasse oltre che un aiuto pratico a sviluppare un proprio business plan…avete capito bene!
La prostituzione è un lavoro, come tale soffre della crisi in cui tutta l’europa versa e per cui, ogni sexworker deve capire come “specializzarsi” nell’offrire servizi diversi dalla solita “sveltina”…per cui sono nati così centri per massaggi (poco convenzionali), dominatrici e dominate, assistenti sessuali per disabili ed anziani…non possono aspettarsi un Richard Gere che le salvi come nel film Pretty Woman!
Ok, io credo di essere openmind ma dopo queste parole ero veramente scioccata…nel senso positivo, perchè non avevo mai sentito parlare di tale lavoro con una tale naturalezza e professionalità. Le donne e gli uomini che intraprendono questa carriera sono alla pari di tanti altri lavoratori che devono mandar avanti la loro impresa…e così fanno anche loro, facendo combaciare l’impresa con il loro corpo!
La velocizzazione dei contatti che avvengono sempre più spesso via internet e cellulare, il continuo aumento di prostitute immigrate e il riacutizzarsi di alcune malattie che erano scomparse negli anni ottanta ha spinto l’amministrazione di Berlino ad avviare una serie di campagne per la prevenzione contro HIV e tutte le malattie sessualmente trasmissibili.
Il centro è impegnato in una serie di campagne per rendere le donne sempre più responsabili della propria salute. Questo redendere le lavoratrici indipendenti e molto più “selfconfidence” del proprio corpo è un passo fondamentale per il controllo delle malattie sessualmente trasmissibili. Una donna (o un uomo) sana, che controlla il proprio corpo ha
anche di conseguenza più opportunità di avere successo e guadagnare di più nel proprio lavoro…e per questo, è nello stessa logica del profitto, che i sex worker tengono particolarmente alla propria salute senza essere
costretti da enti di igiene a compiere check up.
Impegnata constantemente in questo campo è HYDRATreffpunkt und Beratung für Prostituierte nata nel 1980 come associazione autonoma delle prostitute che è impegnata quotidianamente ad aumentare la consapevolezza nei confronti di queste lavoratrici e dei loro problemi, specialmente mirando alla diminuzione della stigmatizazione di tale lavoro ed aiutando concretamente le sexworker.
Una delle frasi che mi hanno colpito di più è stata “support is more important then controll”: Joanna sostiene che il clima antiprostitute combinata ad una visione ancora prettamente maschilista e conservativa della società stia facendo arretrare questo lavoro ad una situazione damedioevo. Le prostitute che chiedono aiuto al centro spesso non hanno nessun tipo d’informazione e quindi ne hanno estremo bisogno; un aiuto che non si limita a notizie relative alla sessualità e relative malattie ma sfocia sempre più in consulenza legale ed economica.
HYDRA fornisce quest’assistenza con una serie di attività ma soprattutto impegnandosi almeno due volte all’anno, ad andare nei luoghi dove le prostitute praticano, parlando e capendo i loro problemi…un approccio totalmente bottonup che rende così importante l’organizzazione.
La straordinaria capacità di Joanna Lesniak nell’attirare l’attenzione ha permetto di spaziare con enorme consapevolezza da temi come la sicurezza della città ai problemi delle donne in generale. Tutto ciò mi ha permesso di capire come ancora oggi un lavoro che è per legge regolamentato continua ad avere uno strascico di stigmatizzazione e pregiudizi anche in una società come quella tedesca che pensavo molto più emancipata di quella italiana.
Di fronte ad un Comune che non finanzia ma nemmeno aiuta tramite i diverso organismi, le donne impegnate in tale attività, si pongono una serie di socialworker estremamente forti che hanno fondato il centro, il primo in tutta la Germania, e che continuano ad offrire in modo professionale uno scoglio di salvezza per le prostitute ma anche tutto il sesso femminile.
A mio avviso, l’estrema esigenza delle donne ora è l’informazione. Nel mondo d’internet, dove questa è assolutamente infinita, c’è l’esigenza di persone qualificate come queste socialworker che decodifichino il labirinto di dati e che aiutino a modellare le informazioni in base alle esigenze di queste lavoratrici.
Ps: mi son presa così male dopo questa intervista, che ho deciso di specializzarmi in questo campo! Pazzesco no?….