Sono tanti anni che vivo e che “mi coinvolgo” in questioni legate alla differenza di genere Commissioni pari opportunità, partiti politici, deleghe istituzionali, in tutte queste occasioni ho cercato di fare la differenza.
Sono una donna e, sempre in questi luoghi ho dovuto fare i conti con modelli, procedure, comportamenti visioni maschili.
Io sono una donna e ho sempre voluto che la mia alterità abitasse in quei luoghi. Era un modo per affermare che non vi era un unico modello, un unico ordine a cui fare riferimento.
E la violenza è uno di quei temi che maggiormente necessitano di un cambiamento di visione, anche e soprattutto considerati i pessimi risultati raggiunti negli anni.
L’idea di organizzare gli Stati generali sulla violenza di genere mi sembra una scelta davvero di basso profilo soprattutto se questi stati generali rimangono una questione esclusivamente femminile!
Sulla violenza, in questi anni, noi donne abbiamo detto tutto, ci siamo mobilitate, abbiamo scritto tanto, per questo non abbiamo bisogno di Stati generali ma, di vedere finalmente realizzato tutto quello che in tanti anni abbiamo elaborato.
Oggi andrebbe preparato un new deal dell’intera società italiana !
Io mi aspetto che si cominci ad agire, non elevando pene , ma cominciando a costruire una nuova Italia dove ci sia uguale cittadinanza per uomini e donne, nelle scuole e nell’informazione, nel lavoro e nel welfare.
Una Italia in cui si riscrivino i libri di storia, le norme di accesso al lavoro, si riscriva la vita.
Una Italia in cui si ragioni insieme agli uomini anche di violenza!
Una Italia in cui sin dalle scuole elementari si insegni il rispetto per l’altra, si parli di desiderio e di come viverlo
Basta ragionare esclusivamente della violenza, soccombendo così a chi ci violenta.
Oggi della violenza sulle donne dovrebbero essere gli uomini a parlare, le donne lo hanno fatto tanto ed in tanti modi. La crisi che stiamo attraversando, purtroppo ci costringe a rimettere i nostri pensieri lì, ed a partecipare e costruire iniziative dappertutto, convegni, progetti che nascono in grande parte dal desiderio di fare, ma dovremmo essere attente all’utilizzo mediatico del tema molto spesso rilevante per costruirsi un falso consenso.
Io credo molto nel lavoro fatto lontano dai riflettori, nella discrezione della relazione; sostenere la nascita di luoghi dove sia possibile rompere l’isolamento, luoghi gestiti da donne opportunamente formate. Ora dobbiamo pretendere la continuità di finanziamento ai centri antiviolenza c’è già un grande sapere, una grande pratica che va nutrita e utilizzata.
Partiamo da questo.