di Caterina Della Torre
Si erano visti molte volte dopo il primo incontro, sempre rigorosamente in studio per analizzare il suo caso. La sua era una storia lavorativa come tante altre: era stata assunta con un incarico e poi era stata trasferita ad un altro per cui le sue competenze erano assolutamente superflue. E poi lei odiava i numeri, un’antipatia viscerale che le avevano contagiato i suoi studi classici e linguistici. Cosa ci faceva una laureata in lingue con la conoscenza di almeno quattro idiomi stranieri a perdere il tempo su tabulati di programmazione dei media?
L’avevano rimossa dal precente incarico perché l’azienda aveva deciso di disinvestire sull’estero e invece di licenziarla avevano deciso di farle ”appena un po’ di mobbing”, anche se allora non si chiamava così. E Carlotta, invece di rassegnarsi a cambiare lavoro o a subire le spintarelle verso l’uscita, aveva deciso di rivolgersi all’avvocato Montorso Luigi.
Luigi era un bel tipo davvero, sempre azzimato, mai stanco, un po’ narciso e piacevolmente consapevole di sè. E del suo fascino. Le sue collaboratrici, tutte donne, erano perse dietro alle sue parole e ai suoi gesti. Invero molto gentili e accurati. La moglie piombava ogni tanto in studio, sempre nel mezzo di una telefonata e si intratteneva con le collaboratrici, facendo pesare il suo ruolo di consorte. Avvocato pure lei, ma aveva ridotto l’attività quando erano arrivati i due figli. Un maschio ed una femmina naturalmente.
Incontrava spesso la moglie in studio quando andava dall’avvocato Montorsi. Bella donna, ma antipatica quanto bastava. Sembrava voler far capire che lei era la prescelta che aveva impalmato, e che le altre donne erano trasparenti. Il che invece non era, dato che Carlotta aveva sentito più pettegolezzi sul conto del Montorsi. La signora non sapeva o fingeva di non sapere.
Un giorno che si era ritrovata a tu per tu con l’avvocato aveva notato che guardava dritto dritto dentro la profonda scollatura del suo abito verde, molto castigato ma arricchito da un taglio netto sul petto dal quale non sporgeva nulla, ma prometteva molto.
Istintivamente Carlotta si coprì con la mano destra, facendo aderire i due lembi scomposti. Luigi le sorrise complimentoso e passò abilmente all’esame della pratica. In una mezz’oretta ebbero finito e l’avvocato le propose di andare a bere giù al bar un caffè.
”Fanno un caffè squisito, posso offrirglielo?”
Carlotta era indecisa se dare ascolto al suo desiderio di stare da sola con lui o rifiutare con gentilezza.
Il grande dubbio le fu tolto dall’arrivo (preannunciato dalla segretaria) della moglie, l’avvocata Lia Tagliabue in Montorsi.
Il marito tagliò corto e disse ”Beh sarà per un’altra volta.”
Non lasciandole nemmeno il tempo di rifiutare o accettare…
”Ci sentiamo domani dopo la seduta in tribunale.” – accennò congedandola
”Quando ci sono dei sospesi….prima o poi avverrano. E’ solo questione di tempo” si ricordava Carlotta di aver pensato.