Oggi esistono due realtà contrastanti nella nostra società: una – quella fenmminile – che rivendica rispetto, dignità e libertà d’azione e di pensiero; l’altra – quella maschile – che si appella al diritto di recuperare il ruolo egemone ormai perduto. Entrambe sono false.
La pubblicità (spesso così ingannevole!) talvolta induce a riconoscere verità dogmatiche che in quanto tali sono ovviamente prive di fondamento.
E’ chiaro che se una donna si abbiglia, si trucca, magari cammina in modo ritenuto “provocante” dalla fetta ammalata della popolazione maschile è perchè un certo tipo di subcultura ha preso il sopravvento. Il messaggio percepito diventa quello in cui l’apparenza prevale e l’accettazione di sè come persona viene automaticamente subordinata alla singola capacità di “mostrarsi femminile”. Come? Piacendo agli altri. Non importa come.
Questo, però, induce il maschio ruspante in errore. Lo spinge a scambiare la procacità o la disinvoltura (spesso, diciamolo pure, anche eccessiva) per disponibilità pressochè assoluta.
Mettiamocelo in testa: oggi esistono due realtà contrastanti nella nostra società: una – quella fenmminile – che rivendica giustamente rispetto, dignità e libertà d’azione e di pensiero; l’altra – quella maschile – che al contrario si appella al diritto di recuperare il ruolo egemone ormai perduto. Entrambe sono false.
Le donne non possono sperare di raggiungere obiettivi concreti e duraturi accettando passivamente l’immagine deformata della loro individualità (quella che viene trasmessa dagli stereotipi pubblicitari, insomma); dal canto suo, l’uomo deve imparare a dimostrare di saper ragionare con il cervello e non con qualcos’altro, come invece regolarmente fa.
Forse Oliviero Toscani rappresenta l’ennesimo caso di “intelligenza” sacrificata sull’altare dell’idiozia.
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