di Lucina di Meco da Little Light Lab
Secondo stime delle associazioni di negozianti, gli americani spenderanno quest’anno 20,7 miliardi di dollari in occasione della festa della mamma, cioè una media di 169,9 dollari per madre, per lo più in fiori, oggettini e ristoranti, che qui a New York, come in tante altre città, offrono domenica drink gratuiti e prezzi speciali per le mamme. L’anno scorso è stato più o meno lo stesso e così via da vari anni. Un bell’investimento, insomma. Ma investimento in cosa?
Non di certo nella valorizzazione delle donne (e delle mamme), che anche qui continuano ad essere il settore più vulnerabile della popolazione. In media più povere che gli uomini, spesso maltrattate, sono loro ad assumere anche la principale responsabilità’ della maternità, che qui non riceve quasi nessun appoggio in termini di politiche sociali (negli Stati Uniti il congedo di maternità garantito e gli asili nido pubblici non esistono).
Eppure la dimensione consumistica non è neanche la caratteristica peggiore della festa della mamma, per come si celebra oggi. La simbologia che si porta appresso, invece, in Italia come in America, è ben più pericolosa perché ci allontana, invece di avvicinarci, al raggiungimento delle pari opportunità tra uomini e donne.
Le mamme che si festeggiano domenica, nell’immaginario collettivo e nelle proposte dei media, non sono donne a 360 gradi che si muovono in una società moderna e vivono la maternità con tutte le sue complessità. Piuttosto, sono donne stile Cornelia la madre dei Gracchi, tutte casa e famiglia, pronte a esibire i propri figli come i gioielli più belli e le uniche conquiste. Immagini fossilizzate che non rispecchiano quello che viviamo-o dovremmo aspirare a vivere-oggi.
Eppure altri modi di onorare la maternità sono non solo possibili, ma doverosi. Per esempio, perché domenica non celebriamo la volontà coraggiosa di quelle coppie dello stesso sesso che, seppure in una società ancora spesso ostile, vogliono adottare dei figli, come succede in tanti Paesi civili, dalla Francia al Messico all’Argentina? E perché non parliamo dell’importanza di cambiare la legislazione sulla riproduzione assistita per aiutare quelle migliaia di donne italiane che non possono avere figli per problemi comunissimi e che sarebbero facilmente risolti in altri Paesi, dalla Spagna agli Stati Uniti? E se poi affrontassimo il tema della licenza di paternità obbligatoria e dell’occupazione femminile, per smettere di glorificare i sacrifici delle mamme e iniziare piuttosto a ridurli quando possibile?
Una festa della mamma di fiori, cartoline e spot pubblicitari non serve alle donne, anzi le obbliga a misurarsi con modelli di maternità impossibili, anacronistici e sbagliati. Insomma, con tutto il rispetto per quelle mamme che, come la mia, alla telefonata o ai fiori ci tengono, credo che, invece dei fiori dai nostri figli, dovremmo pretendere nuove politiche sociali dai nostri politici. Infondo, la maternità è dono e una scelta, ma anche un diritto internazionalmente riconosciuto, che ci dovremmo impegnare a rendere effettivo per tutti.
La rivista The New Yorker se l’è ricordato e, pure nella puritanissima America, questa settimana ritrae una coppia di mamme lesbiche in copertina. Quanto manca per celebrare la festa della mamma così anche da noi?