di Caterina Della Torre
Carlotta ricorda….ricorda con amarezza e tristezza quello che fu dopo quelle ore al motel.
Mentre rientravano in auto cadde il silenzio sui sedili dell’autovettura. Come un sipario che chiude ma appunto divide. Spesso, rigido e definitivo.
Provò ad instaurare un minimo di dialogo, ma Luigi rispose a monosillabi. Come se, ottenuto quello che desiderava, si volesse estraniare. Carlotta avrebbe voluto fuggire dall’abitacolo, ma sapeva di non potere.
”Mi accompagni a casa?”
”Certo, o dove altro vorresti?”
”Lasciami alla prima fermata di Metropolitana, per favore.”
”Come preferisci.”
Niente, non una carezza, non un sorriso, nè un bacio leggero. Ma cosa aveva combinato? Con chi si era imbarcata? Un uomo senza emozioni?
”Passa da me in studio per regolare il compenso domani se vuoi.”
”Come? Ah già, devo pagare i tuoi onorari.” precisò con sarcasmo.
”Con oggi abbiamo chiuso la pratica. Non credi?”
Voleva chiudere con lei qualsiasi rapporto. Lo capiva da queste ultime parole nette e taglienti. Ma perchè? Paura? Ma di cosa? Di coinvolgimenti successivi, di richieste ulteriori, di LEI? Che trapelasse qualcosa sulla loro fugace ed estemporanea relazione? Lui aveva moglie e figli e lei nulla da perdere, se non la faccia di essere stata con un uomo sposato. Ma nei tempi correnti una relazione come la loro poteva ancora destare scalpore?
Continuava a non capire.
”Quindi, chiuso qua?’ disse con un filo di voce che però lui sentì.
”Certo, è stato bello, ma io sono sposato.”
Ci pensava dopo, riflettè Carlotta. Malafede. Ma lei era stata una sprovveduta.
Arrivati alla prima fermata di metropolitana, Luigi accostò e lei scese. Senza parlare e senza guardarsi. E poi un’accelerata e andò via.
Carlotta si guardò le mani, i piedi e si toccò i capelli. Sentiva il suo odore addosso e avrebbe voluto strapparlo via. Un profumo acre e insinuante che le arrivava alle radici delle narici.
Non ricordava così i ”post” amplesso, anzi aveva ricordi dolci e abbraccianti. Ma nella vita non si finisce mai d’imparare.