Passarono molte giornate da quell’incontro estemporaneo. Si ricordava Carlotta di dover saldare la parcella, ma solo al pensiero di vederlo, o meglio, di vedere il viso di quell’uomo che l’aveva trattata come una qualunque, sentiva lo stomaco recalcitrare.
Aveva sbagliato, ma lo desiderava da tempo e quindi aveva lasciato via libera a quella sensazione capricciosa che è alla base di tutta la vita animale e che aveva voluto lascar andare senza pensare al dopo. Un ”post” che le stava costando molto: pensieri vorticosi, parole nascose, impulsi repressi, desideri inespressi o solo abbozzati e poi cancellati abilmente sovrapponendoli ad altri penseri più immediati e concreti.
Ma sapeva che la resa dei conti con la sua coscienza sarebbe arrivata, prima o poi.
E una mattina squillò il telefono, con urgenza, inaspettato. Reale, vivo, lì, nella sua tranquilla casetta da ”single”.
”Buon giorno, sono la segretaria dell’avvocato Montorso. La chiamo per invitarla a passare da noi in studio”. Non disse per versare il saldo, ma sapeva che era quello il motivo della chiamata.
”Sì, certo, lo so, devo saldare la parcella. Mi dica la cifra che le faccio un assegno o un bonifico.”
”L’avvocato mi ha pregato di dirle di passare personalmente.”
Carlotta pensò a tutte le motivazioni che lo avevano spinto a chiedere alla segretaria di farle quella richiesta.
”Deve parlarle.”aggiunse
Poteva trovare una scusa, essere più decisa nel suo diniego, ma si lasciò prendere e condurre dove voleva lui…
”Sì, certo, avrà qualche altra cosa da raccomandarmi…”
”Non so, ma mi ha pregato di insistere..” Insistere disse, sì proprio così.
Carlotta non si fece pregare più a lungo e alla fine fissò l’appuntamento, ma stavolta nel primo pomeriggio del giorno successivo.
…………
Durante quella gionata il tempo era trascorso prima velocemente e approssimandosi all’ora prefissata, molto lentamente. Pensava a cosa lui le avrebbe detto e cosa lei avrebbe risposto, ma ogni versione era cancellata immediataente da una nuova.
Alla fine decise di non pensarci più e accartocciò e buttò via i suoi pensieri come una lettera errata e cestinata. Preferì pensare a ”braccio” e comporre le sue idee al momento improvvisando. Ma sembrava più facile di quello che poi si rivelò.
Appena entrata nello studio percepì quell’odore, quel profumo che aveva cercato di grattar via dalla sua pelle per giorni. Si accomodò nella stanza di ricevimento, ben arredata e ordinata. E il suo cuore sembrava voler balzare fuori dal petto oltrepassando l’ostacolo dei vestiti.
La segretaria poco dopo venne a prelevarla per portarla nello studio dove Luigi l’aspettava insieme …alla moglie.
”Dottoressa, le presento mia moglie che ogni tanto viene a fare un salto in studio.” sembrò voler minimizzare. Ma Elena ricordava di averla già vista in un incontro precedente. Forse era lei che non ricordava il suo volto, nel susseguirsi continuo di figure che popolavano lo studio.
”Piacere di conoscerla dottoressa….Avvocato anche lei?”
”No, io sono solo una cliente…” nel frattempo cercava di incrociare lo sguardo di Luigi per chiedergli soccorso, ma lui evitava abilmente qualsiasi contatto, anche solo visivo.
”Mio marito mi ha riferito di lei …come un caso avvincente e come di una bella donna.. Io sono avvocato del lavoro e mi ha parlato della sua pratica, diciamo che ci ho lavorato anche io. Essendo avvocati entrambi, spesso ci scambiato le competenze…”.
Carlotta non sapeva che dire, percepiva la sua presenza come superflua, o meglio come una noce schiacciata tra due ganasce.