LA TRISTE REALTA’ DELLE DONNE AFGHANE
Un brutto colpo per le afghane. Se soltanto il Parlamento avesse finalmente approvato la normativa voluta dall’attuale presidente Karzai che contrasta e punisce ogni tipo di violenza sulle donne, nonché i famigerati matrimoni combinati e tra minori, qualcosa infatti avrebbe potuto cambiare davvero anche per tutte loro, proiettando una fievole luce di speranza sul futuro.
Invece non è andata affatto così. Il dibattito parlamentare è stato bruscamente (ma non certo inaspettatamente) interrotto dalle proteste dei conservatori, ostili a qualsiasi concessione innovativa e decisamente contrari ad ogni forma di apertura sociale.
Sostenuti da svariati mullah, gli oppositori dell’attuale regime hanno dunque reclamato a piena voce la cancellazione della proposta di legge in discussione, lanciando contemporaneamente contro lo stesso Karzai l’accusa infamante di congiura contro la Sharìa, ossia la severissima legge islamica.
Poco importano le condizioni a dir poco arcaiche in cui la popolazione femminile continua a vivere nell’Afghanistan del dopoguerra. E ancor meno rilevante è che un numero sempre crescente di donne stia realmente trovando il coraggio e la forza per far udire la propria voce.
“Abbiamo bisogno di leggi più eque e orientate alla difesa delle donne, la protezione giuridica è la chiave per i diritti delle donne”, sostiene la scrittrice afghana, una delle maggiori esperte locali di questioni di genere, “e dobbiamo forzare la nostra cultura a cambiare. Alla fine, quella delle donne afghane è una storia di sopravvivenza”.
E per loro si tratta veramente di riuscire a non soccombere svanendo nel nulla dell’indifferenza, del degrado etico, dell’emarginazione dettata dall’invisibilità sociale e culturale.
“La situazione delle donne resta preoccupante”, spiega ancora la Frogh, riferendosi in particolare a “quelle che vivono nei villaggi più remoti, che ancora non sono state raggiunte dai processi di modernizzazione e dai risultati ottenuti nelle aree più urbane, che spesso non hanno nemmeno l’accesso minimo alle scuole e men che meno all’informazione”.
L’istruzione e il lavoro accessibili alle donne e alle ragazze dell’intero paese sono i due punti chiave imprescindibili che costituiscono la sfida più urgente e difficile per il governo Karzai. E’ una battaglia che non può assolutamente essere persa e l’ammonimento, secondo la Frogh, vale anche per gli alleati internazionali del presidente.
In Afghanistan, purtroppo, esistono ancora molte questioni aperte, troppe lacune che vanno colmate al più presto. Ad esempio“quella dell‘ereditarietà delle terre, o i cosiddetti crimini morali”, come ricorda l’attivista. “Ci hanno murate vive in casa, hanno chiuso le scuole, ci hanno gettato acido in faccia e torturato. Eppure siamo sopravvissute. E continuiamo a lottare”.
Queste ultime parole, pronunciate da una donna che ha fatto della lotta il suo stile di vita, racchiudono un ottimo spunto di riflessione rivolto a tutto il mondo occidentale. Che troppo spesso – abituato com’è a vivere liberamente nel materialismo incalzante e nella mera superficialità delle società cosiddette civili – tende automaticamente a dimenticare realtà circostanziali forse meno visibili, ma certamente altrettanto eloquenti e vive.