”Lo sviluppo e la sopravvivenza stessa della nostra società sono possibili solo se sapremo potenziare i talenti professionali”
Conosco Gianna Martinengo da più di dieci anni ed è stata sempre una figura di riferimento per me ma anche per molte delle lettrici di dols. Non so più quante volte l’ho intervistata e molti penseranno che interpellare sempre la stessa persona sia ripetitivo. Invece con Gianna Martinengo non è così, perché è stata sempre una persona al passo con i tempi, anzi oserei dire davanti ai tempi. E anche adesso che si discute di ”rottamazione” e di far posto ai giovani, parlare con lei veterana del web ed ormai nonna, è come colloquiare con una giovane con l’esperienza di un’ adulta.
Gianna Martinengo è la fondatrice di Didael, poi diventato DidaelKTS, prima azienda italiana a dedicarsi alla conoscenza sul web. L’azienda negli anni ha seguito gli stessi cambiamenti della cultura informatica, passando dall’hardware al software, dalla progettazione alla comunicazione digitale e alla conoscenza. E’ stata anche la fondatrice di Women&Technologies, conferenza internazionale su donne e innovazione tecnologica, che premia ogni anno con “TecnoVisionarie” le eccellenze femminili del settore, e che è arrivata alla sua ottava edizione.
Martinengo, oltre ad essere imprenditrice e ad essere stata presaidente del comitato dell’imprenditoria femminile della camera di Commercio di Milano (per la quale ha creato il portale Imprendium), ad essere sempre presente con voce autorevole quando si parla sia di donne che di tecnologie, oggi ha colto l’esigenza che è presente nella società europea, ma soprattutto in quella italiana, di far da ponte tra passato e le nuovissime generazioni che sgomitano nell’arena economica. Non una visionaria, ma una donna con una visione.
La sua iniziativa più recente è stata il FutureCamp Europe, da lei considerata una sfida per il futuro, uno spazio rivolto ai giovani ma anche ai genitori di questi che spesso incanalano i figli in professioni ”istituzionalizzate” ma che ormai hanno fatto il loro tempo.
Ci parli del FutureCamp Europe che si è concluso da poco a Milano, a palazzo Isimbardi, e che raccolto molto interesse (250 persone presenti) ?
E’ nato da una mia idea nel 2010, vuole coniugarle in modo da contribuire a trasformare l’attuale contesto educativo verso una nuova interpretazione della formazione orientata non tanto alle competenze e alle capacità tradizionali ma piuttosto a quelle del futuro. Crediamo che in questo modo orientamento e formazione dei giovani potranno avere due effetti molto rilevanti. Da una parte i giovani potranno accedere a professioni tendenzialmente sempre più importanti, dall’altra le imprese e le istituzioni, con maggiori investimenti nell’innovazione, saranno potenziate nella loro transizione verso prodotti e servizi del futuro grazie alla presenza di giovani pronti all’innovazione stessa e quindi proattivi. Uguaglianza e giovani sono in entrambi i casi al centro della nostra riflessione su “cosa fare” e “perché farlo”; il progetto FutureCamp Europe esprime la nostra proposta su “come fare”.
Perchè questa iniziativa?
In questo momento il rapporto con il mercato è incerto e ci può solo predisporre a fare delle ipotesi senza dare certezze. Il nostro obiettivo è stato perciò quello di far dialogare il mondo del lavoro che richiede sempre nuove professioni ed i giovani che non trovano occupazione o che non sanno come orientarsi. Il nostro scopo è stato di esplorare il presente mettendolo a confronto con un passato che non presentava problemi di occupazione. Se entravi in un’azienda avevi tutto il tempo per imparare sul campo. Ora invece si ricercano giovani già formati e quindi il nostro scopo è stato si era di interfacciare i giovani con queste nuove professionalità che si presentano ma alle quali questi non sono preparati.
Ci fai un esempio?
Si parla nell’ICT di 900.000 posti vacanti questo settore ricopre tutti i settori dall’alimentare al puramente tecnologico.
Ad arrivare a ciò mi ha aiutato la mia esperienza di Womentech dove sono venuta a contatto con donne di grande talento ma ”invisibili” ed il cui contributo era inimmaginabile.Tutta questa grande rete di persone, ricercatori e ricercatrici hanno una scarsa capacità di comunicazione, in quanto più concentrati sul fare che sul comunicare le loro esperienze.
Mi sono detta allora ”perchè non mettiamo in contatto le aziende ed il mondo dell’università?” Quindi non dall’università al mestiere ma al contrario dal mestiere all’università. Questo è stato un punto che ho sempre sostemnuto terziari innivativo in assolombarda anche quando ero in Assolombarda.
Ho trovato poi persone che sono in grado di interagire con questi giovani e dar loro delle risposte.
Molto spesso le scelte vengono dettate non da un vero orientamento ma da idee precostituite, spesso stereotipate, che lasciano il mondo dello studio e del lavoro ingessati.
Il dibattito era aperto non solo in giovani (principalmente quelli del quarto anno), ma anche ai genitori ed ai docenti.
Cioè?
Per esempio il riciclo, un settore in continua espansione. Ho portato l’esempio di un’azienda tutta al femminile, che si occupa di riciclare rifiuti elettronici. Poi ho parlato dell’informatica digitale, evidenziando le possibilità di applicazione di questa all’interno di aziende che producono contenuti multimediali. Le professioni che esistono oggi, nel 2004 non esistevano ancora.
La mia idea è di far interagire le conoscenze scientifiche e tecnologiche con quelle umanistiche.
Altro tema che mi sta molto a cuore è la mediazione. In questo momento estremamente delicato e complesso, dove non possono esserci soluzioni semplici. Tutto ciò richiede il rispetto per l’altro ed una capacità di mediazione.
L’entrata in scena sul mercato di nuovi attori con la globalizzazione, che lo si voglia o no, costringe alla competizione e questa elimina le possibilità di conservare situazioni protette di monopolio o privilegio: tutti dovrebbero essere valutati in base ai risultati.
Un’affermazione che potrebbe spaventare molti…
Questo fenomeno puo’ spaventare, ma offre anche grandi opportunità a chi ha dei talenti. Promuovere i talenti di tutti e di ognuno è oggi condizione necessaria non soltanto per ragioni etiche e sociali – come lo era prima – ma soprattutto per ragioni economiche. Lo sviluppo, la sopravvivenza stessa della nostra società sono possibili solo se sapremo potenziare i talenti professionali dei nostri giovani in condizioni di eguali opportunità alla partenza per tutti, uomini e donne, indipendentemente da origini, culture, orientamenti, differenze.
Quindi come vedi la società di domani?
Ognuno, nella società globale di domani, deve avere un ruolo, una funzione, una utilità grazie al proprio lavoro. Potenziando ogni giovane persona in modo uguale, offriamo un futuro a tutta la società.
Il progetto “FutureCamp Europe” vuole contribuire a trasformare l’attuale contesto educativo verso una nuova interpretazione della formazione orientata non tanto alle competenze e alle capacità tradizionali ma piuttosto a quelle del futuro.
Quindi?
Uguaglianza e giovani sono in entrambi i casi al centro della nostra riflessione su “cosa fare” e “perché farlo”; il progetto FutureCamp Europe, esprime la nostra proposta su “come fare”.
1. Le prime dieci professioni più richieste nel 2010… nel 2004 non esistevano. Stiamo preparando i giovani a professioni e tecnologie che non esistono ancora. Una ricerca europea ha ipotizzato quali saranno le 20 professioni del futuro (2030).
2. Le imprese non trovano laureati: ogni anno la distanza tra domanda ed offerta frena l’assunzione di 50mila giovani sotto i 30 anni. Le maggiori richieste arrivano dai settori tradizionali del made in Italy e dell’ICT. (rif: Confindustria 2013).
3. L’ICT nelle imprese è diventata mobile (rif. Rapporto Eurostat 2012): ½ delle imprese europee utilizza computer portatili e smartphone (in Italia il 92% delle grandi imprese, 75% delle medie e 43% delle piccole imprese).
4. Beni ambientali e storico-artistici sono un patrimonio unico e rappresentano la punta di diamante del made in Italy. ICT e Mobilità sono le tecnologie abilitanti per la valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale del nostro paese.
5. C’è una grande coalizione in Europa per il lavoro digitale. Mancheranno 900.000 professionisti entro il 2015. L’Unione Europea chiama a raccolta imprese e centri formativi (rif: Digital Jobs 2013 e Agenda Digitale).
Promuovere i talenti di tutti e di ognuno è oggi condizione necessaria non soltanto per ragioni etiche e sociali – ma soprattutto per ragioni economiche. Lo sviluppo, la sopravvivenza stessa della nostra società sono possibili solo se sapremo potenziare (empower) i talenti professionali dei nostri giovani in condizioni di eguali opportunità alla partenza per tutti, uomini e donne, indipendentemente da origini, culture, orientamenti, differenze. Ognuno, nella società globale di domani, deve avere un ruolo, una funzione, una utilità grazie al suo lavoro. Potenziando ogni giovane persona in modo uguale, offriamo un futuro a tutta la società. Il modo migliore di conoscere il futuro è di rendere possibile ai nostri giovani di inventarlo, di crearlo per se stessi e per i loro figli.