E’ il caso di Elizabeth Blackburn e Carol Greider
Le due biologhe statunitensi hanno ricevuto il Premio Nobel per la medicina con Jack Szostak per aver scoperto i telomeri, la telomerasi e la loro relazione a patologie dell’invecchiamento cellulare come il cancro, aprendo così la strada allo studio della longevità.
Il 2009 sarà ricordato come l’anno della rivincita femminile per quanto riguarda il Nobel per la scienza, non solo perché il premio è stato assegnato a quattro donne, ma perché il Nobel per la Medicina è stato vinto da una coppia di ricercatrici, una docente e la sua allieva: un evento storico.
Elizabeth Blackburn, cittadina australiana e statunitense, è nata nel 1948 in Australia, a Hobart (Tasmania) da genitori medici. Figlia unica, ha studiato presso l’Università di Melbourne dove si è laureata in scienze nel 1970 e dove ha ottenuto il Master nel 1971. Ha proseguito gli studi in Gran Bretagna presso l’Università di Cambridge, ottenendo il dottorato in biologia molecolare nel 1975.
A Cambridge ha conosciuto il suo futuro marito, John Sedat, studente nella stessa facoltà. Il loro matrimonio è stato celebrato nel 1975, lo stesso anno in cui decisero di tornare negli Stati Uniti.
I due ricercatori hanno lavorato inizialmente presso l’università di Yale dove Elizabeth si è specializzata sui cromosomi studiandone la struttura e la duplicazione. Nel 1978 si sono trasferiti nell’Università della California a Berkeley, dove la studiosa ha ottenuto il suo primo incarico da assistente. Specializzata nella chimica del DNA, nel 1980 con Jack Szostak ha scoperto i telomeri, le “capsule” che proteggono le estremità dei cromosomi per preservarli dal logoramento ogni volta che le cellule si duplicano. Nel 1985, con la sua laureanda Carol Greider, ha identificato l’enzima che li costituisce, la telomerasi, che si è rivelata la chiave per controllare l’invecchiamento cellulare.
Il 1986 è stato per la studiosa un anno decisivo in quanto ha ottenuto la cattedra di biologia molecolare e ha scoperto di essere incinta, a 37 anni, del suo unico figlio Benjamin. Elizabeth Blackburn si è quindi impegnata nel sostenere il diritto delle donne a conciliare il lavoro retribuito con quello di cura della famiglia. Dal 1990, trasferita a San Francisco, ha insegnato biologia e fisiologia presso l’Università della California dove nel 1993 è stata nominata Preside della Facoltà di microbiologia e immunologia. Per le sue ricerche ha ottenuto numerosi premi scientifici tra cui l’Eli Lilly Award for Microbiology nel 1988 e il Molecular Biology Award nel 1990.
Nel 1992 è stata eletta membro della Royal Society di Londra. Ha scritto diversi saggi per Harwey Lectures, una pubblicazione annuale fondamentale per l’informazione biomedica e ha condotto attività di informazione scientifica attraverso seminari e conferenze. Nel 1995 ha pubblicato Telomeres, una raccolta di articoli sulle sue ricerche in questo campo. Nel 2004 ha firmato un editoriale al vetriolo sul New England Journal of Medicine in cui ha raccontato di essere stata licenziata da Comitato sulla bioetica e sull’uso delle staminali perché le sue idee contrastavano con la linea conservatrice dell’allora presidente Georg Bush. Il Premio Nobel è la prova che vedeva lontano.
Carol Greider è cittadina statunitense. Nata a San Diego, California, nel 1961 ha studiato nell’Università di Santa Barbara e poi in quella di Berkeley, avendo Elizabeth Blackburn come docente. Ha concluso il dottorato nel 1987. Durante il periodo natalizio del 1984, mentre i colleghi erano in vacanza, Carol Greider ha portato a termine la ricerca assegnatale dalla sua professoressa, scoprendo la composizione dei telomeri, la telomerasi e la sua funzione nell’arginarne l’usura.
La telomerasi infatti riallunga i telomeri ogni volta che il tempo e le continue divisioni cellulari ne sfrangiano le estremità. Una carenza di questo enzima provoca il rapido logorio dei telomeri, quindi il rapido invecchiamento delle cellule, al contrario, una quantità eccessiva di telomerasi genera i tumori, consentendo alle cellule di proliferare senza arrestarsi.
Il controllo della telomerasi potrà quindi, in futuro, controllare i tumori ed evitare la morte cellulare. Per questo motivo è stata ribattezzata “l’enzima dell’immortalità”.
Negli anni successivi alla scoperta la scienziata si è sposata e ha avuto due figli, senza mai smettere di fare ricerche nel dipartimento di biologia molecolare e genetica del Laboratorio di Cold Spring Harbor. Quando è arrivata la chiamata da Stoccolma, la neo-Nobel stava raccogliendo il bucato come una normale casalinga e il giorno dopo, mascherata con occhialoni e baffoni finti da vecchio professore, ha celebrato il premio in un’irrituale e spiritosa conferenza stampa dove ha dichiarato tra l’altro che la sua scoperta è nata da una scintilla di curiosità, senza pensare troppo alle possibili applicazioni pratiche perché “quando fai scienza non sai mai se la pietra che hai appena trovato finirà col diventare una gemma”. Poi è tornata nel suo laboratorio alla Johns Hopkins University di Baltimora, dove è ricercatrice dal 1997. Secondo l’Accademia svedese, le scoperte dei tre scienziati hanno aperto la strada per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per le malattie nelle quali è in gioco l’invecchiamento cellulare, con grandi speranze in capo oncologico.
Le biografie sono tratte dal libro: Sara Sesti e Liliana Moro “Scienziate nel tempo. 70 biografie”, edizioni LUD, Milano, 2010. Il testo puo’ essere richiesto a universitadonne@gmail.com
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