Una storia noir sul corpo e sulle sue modificazioni naturali e forzate e sulla ricerca smodata di una perfezione. Intervista a Elisabetta Bucciarelli.
Femmina de Luxe (Perdisa editore) di Elisabetta Bucciarelli è un noir, ambientato a Milano, in cui si intrecciano le vite di due donne esteticamente molto diverse ma ugualmente insicure e fragili.
In una recensione sul blog di Marco Minghetti, Paola Pioppi scrive così: “un libro breve e fulminante, una storia che lascia tanta inquietudine nello scivolare distante e parallelo delle vite delle due protagoniste, ma che suggerisce molteplici spunti per ragionare sul nostro modo di porsi rispetto al valore dell’estetica, rispetto all’autocompiacimento come prodotto dell’approvazione altrui.”
L’autrice dice: “è una storia noir sul corpo e sulle sue modificazioni naturali e forzate e sulla ricerca smodata di una perfezione presunta e irraggiungibile. Olga, incurante di mode e convenienze sociali, non vuole dimagrire perché per lei il peso è un’identità. Invece Marta è una vittima sacrificata al dio della perfezione estetica: apprezzata, desiderata e dalla figura piacevole, nasconde un profondo disagio che nessuno sa cogliere. E’ molto magra ma il tentativo di eliminare quell’unico, piccolo, difetto che la divide dal suo ideale la porta alla perdizione.”
Tralasciamo in questa sede l’analisi e commento alla storia thriller ed anche gli altri protagonisti per concentrarci sul cospicuo sottofondo psicologico.
Questo è un libro sull’ incapacità di accettarci per quello che siamo da ogni punto di vista: fisico, professionale, psicologico. Da questa frustrazione nasce il tentativo di rispondere in modo compulsivo e ansiogeno alle aspettative altrui, cercando di trasformarci e adattarci quanto più possibile a modelli esterni, spesso molto distanti da ciò che davvero siamo.
Come ci si adatta?
Con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Ad esempio attraverso il cibo. Diamo al cibo la delega per rendere appetibile o repellente chi si esprime per suo tramite. In Femmina tutto ciò è portato all’estremo: da parte di quasi tutti i personaggi, c’è la ricerca ostinata di una presunta perfezione estetica ma anche una forma aberrante di compensazione volta a colmare la profonda mancanza d’amore. Il tutto per raggiungere un fantomatico equilibrio destinato a trasformarsi inevitabilmente in frustrazione. Un’illusione destinata a rendere tutti infelici.
E le donne in particolare vivono questa situazione?
Soprattutto, infatti si pensi alla quantità di donne, non solo adolescenti, che si astengono dal mangiare o si nutrono molto poco. O al contrario sono bulimiche. Le donne spesso fanno del cibo un’arma contro se stesse e nei confronti del mondo. Quando questo non succede ci pensa il mondo a porre il problema della forma. Entrambe le donne del mio romanzo, Olga e Marta, proveranno a trasformarsi in femmine di lusso, a oggettivarsi per trovare una presunta e agognata felicità cercata erroneamente fuori da sé.
E tu che rapporto hai col cibo, invece?
Conflittuale e problematico da sempre. Ma ho imparato a controllarmi. So che il pensiero ossessivo di un chilo di troppo è in realtà il campanello d’allarme per altri problemi: ansie, preoccupazioni, disagi. Per vincere la mia istintiva diffidenza nei confronti del cibo ho trovato delle strategie. Piatti cucinati molto bene e molto belli da guardare. Più portate con poche cose ciascuna e se possibile sempre diverse.
E tu cucini?
Sì cucino, ma solo se sono di buon umore e in pace con il mondo. Allora preparo verdure in tutti i modi, ma anche lasagne e piatti esotici, a base di pollo e avocado o crostacei. Se non è così, cerco di essere semplice: piatti sicuri, pasta con sughi freschi a base di pomodoro.
Cerchi di attrarre col cibo?
Direi di no. Al contrario sono attirata dagli uomini che sanno mangiare bene e distinguono gli ingredienti e i sapori. Sono esseri pericolosi, hanno per me un valore aggiunto.
Cosa noti di più in un piatto (estetica, valore calorico…sapore)?
L’estetica e il sapore. E la quantità più che le calorie: poco di tutto è il mio motto. Importante per me è anche il profumo. Se non è di mio gradimento non riesco neanche ad assaggiare. Infatti una cosa che non sopporto sono i formaggi, di qualsiasi tipo.
Se fossi un dolce cosa saresti?
Una torta alla meringa
Il tuo cibo (piatto o alimento singolo) del ricordo?
La ciambella della nonna Maria, senza dubbio, con la glassa bianca e gli zuccherini colorati sopra. Ma anche la purea di patate della mamma, soffice come la neve.
Con che cosa ti consoli?
Guacamole (salsa a base di avocado) e cioccolato. Il mio preferito è quello al latte, completamente bianco.