di Teresa Spano
Cagliari è l’unica città sarda che nella toponomastica stradale dà ampio spazio alla memoria del periodo giudicale. Nello stradario troviamo una via “dei giudicati”, otto strade che ricordano i giudici Chiano, Costantino, Gonario, Guglielmo, Mariano, Salusio, Torbeno, Ugone e ben cinque dedicate alle giudicesse Adelasia, Benedetta, Elena, Vera ed Eleonora d’Arborea.
Alla giudicessa Benedetta è dedicata una bella via e non il solito vicolo sconosciuto e nascosto e questo mi pare particolarmente interessante dal momento che tra le 1.520 strade cittadine soltanto 60 ricordano figure femminili mentre sono 787 le intitolazioni maschili.
In tutta l’isola oltre Cagliari, soltanto Assemini, Dolianova e Sant’Anna Arresi la ricordano, eppure Benedetta di Massa fu una delle prime donne in Europa e la seconda in Sardegna (dopo Elena di Gallura) a occupare un trono per proprio diritto.
Benedetta, nata intorno al 1194, era la primogenita di Guglielmo I di Massa, giudice di Cagliari dal 1188, un sovrano che con la guerra era riuscito a conquistare l’egemonia in quasi tutta l’isola: aveva portato terrore e distruzione nel regno di Torres, poi aveva costretto gli arborensi a riconoscerlo come sovrano dopo aver imprigionato il giudice Pietro I d’Arborea e il figlio Barisone.
Per rafforzare il suo potere e rendere più autorevole la famiglia, Guglielmo impose alle sue tre figlie matrimoni strategici. Nel 1204 liberò dalla prigionia Barisone e lo fece sposare a Benedetta. Agnese andò in moglie a Mariano II di Torres e dalla loro unione nacque Adelasia, l’ultima giudicessa del Logudoro. Preziosa venne data in sposa a Ugone I (nuovo giudice di Arborea) dopo che Guglielmo lo costrinse a fuggire con un nuovo attacco al giudicato di Arborea.
Le mire espansionistiche di Guglielmo a quel punto si rivolsero al giudicato di Gallura, retto dalla giudicessa Elena, ma quest’ultima si sposò col pisano Lamberto Visconti che riuscì a respingere l’attacco dei cagliaritani.
Nel 1214 Guglielmo, quando muore senza eredi maschi, il suo regno passò a Benedetta e al marito, che assunse il nome di Barisone Torchitorio IV. I due coniugi governarono congiuntamente i due giudicati di Cagliari e Arborea. In quegli anni Benedetta fece atto di vassallaggio alla chiesa, ma soprattutto cercò di favorire i propri sudditi e l’economia locale limitando il predominio economico dei pisani. L’anno seguente Lamberto Visconti e il fratello Ubaldo sbarcarono a Cagliari con una grande flotta e costrinsero i regnanti a rifugiarsi all’interno del giudicato, a cedere il possesso della collina, che oggi viene chiamata Castello, e a permettere l’insediamento e il controllo del porto da parte dei mercanti pisani.
Benedetta, per liberare i sudditi dalle violenze perpetrate dai pisani, ricorse all’appoggio della chiesa e del giudice di Torres Mariano, marito della sorella Agnese e alleato di Genova nella lotta contro Pisa. Purtroppo nel 1217 la nostra giudicessa rimase vedova e con un figlio molto piccolo, Guglielmo. In tali circostanze fu costretta a sposare Lamberto Visconti che, dopo la morte della moglie Elena, era divenuto giudice di Gallura e col matrimonio cercava di ottenere il controllo del regno di Cagliari.
Grazie ai rapporti con il papato, Benedetta fece dichiarare nulle le nozze e riprese di nuovo per qualche anno il governo del giudicato. Nel dicembre del 1224 rinnovò da sola il giuramento di fedeltà alla Santa Sede, riconobbe il supremo dominio della chiesa e accettò con solenne promessa che in mancanza di eredi il regno sarebbe passato alla Chiesa dopo la sua morte. Promise anche di non contrarre matrimoni senza il beneplacito del papa.
Seguirono anni di governo relativamente tranquillo, garantiti da generose donazioni fatte da Benedetta e dal figlio Guglielmo al papato, finché non ripresero nuove turbolenze e disordini per opera di Ubaldo Visconti. Benedetta, visti i nuovi pericoli incombenti, decise di infrangere la promessa fatta al pontefice risposando dapprima Enrico di Capraia, che morì nel 1229, e poi Rinaldo de Glandi, entrambi nobili pisani.
Nel 1230 il figlio di Lamberto Visconti, Ubaldo II, invase nuovamente il giudicato di Cagliari e Benedetta per un periodo si rifugiò nel castello di Santa Igia, ma ben presto venne convinta dal papa a lasciare la Sardegna e a trasferirsi nei suoi feudi di Massa, dove morì alla fine del 1232 o ai primi anni del 1233. Non aveva ancora compiuto quaranta anni.