di Cinzia Ficco da Tipitosti
Francesca e le fisarmoniche
“In Italia la situazione già dieci anni fa nel campo musicale non era rosea. Sarei dovuta emigrare in Francia, Germania, negli Stati Uniti, ma poi capii che il mio posto era ed è qui e che avrei dovuto continuare a dare vita alla bottega in cui ero cresciuta e a ciò per cui ero stata abilmente addestrata. Ora è anche questa la mia vita, costruire fisarmoniche, armoniche, organetti. Anche se ogni giorno c’è una sfida nuova da affrontare”.
Sono le parole di Francesca Gallo, nata a Treviso nel ’76, l’unica donna in Italia a costruire per intero fisarmoniche. Ha seguito le orme di suo padre, che ha cominciato nel 1981 e ha creato il marchio Galliano (Gallo Luciano).
“Ma per me le cose – afferma – sono molto più complesse. E’ un mondo ancora maschile. I veri musicisti scelgono lo strumento, quindi anche i miei, ma la maggior parte di loro si affida ai celebri nomi senza prendere in considerazione lo strumento artigianale. Mi capita spesso di dover essere paragonata io, non i miei strumenti, ai numerosi titolari di marchi di produzione e questo per me non ha senso. E’ come paragonare uno stilista di moda famoso all’ abile sarto che crea su misura. Mi sembra di combattere ogni giorno contro i mulini a vento, io che conosco albero per albero i miei strumenti, io che penso, progetto, creo lo strumento e che in centinaia di ore do nuova vita ad alberi che altrimenti sarebbero rimasti anonimi”.
Francesca è entrata nel mondo della musica da cantante lirica.
“Da qualche anno – spiega – ho cambiato repertorio. E mi dedico anche alla ricerca etnomusicale. Quanto alla realizzazione di fisarmoniche, beh, in Italia ci sono molti marchi di produzione, ma nella maggior parte dei casi a costruire strumenti sono gruppi di artigiani specializzati ognuno nella produzione di singole parti. E sono quasi tutti uomini. In Italia sono l’unica donna a costruire per intero strumenti musicali ad ancia libera. Faccio tutto io, ma poi c’è la supervisione del mio papà. Il principio di costruzione è elementare, ma la sua realizzazione è molto complessa. Gli strumenti ad ancia libera, soprattutto la fisarmonica, richiedono delle abilità particolari, varie. Non lavoro meno di 50 ore settimanale. E non mi annoio mai. Come ogni lavoro artigianale, anche il mio non fa arricchire. Anzi, non è mai ben pagato. Fare l’artigiano è un modo di essere più che un lavoro, ti educa ad apprezzare le cose semplici. Stringere una fisarmonica dopo 400 ore di lavoro, sentirla vibrare, è una grande emozione. Anche se, come dicevo, bisogna scardinare certe tradizioni, dure a morire. Per giunta sono giovane e lavoro in una regione che non ha una grande tradizione in questo campo. Ogni giorno mi sento messa alla prova, ma la passione, la bellezza e l’unicità di questo mestiere, mi fanno scegliere ogni giorno questa attività. I successi arrivano sempre. In quei momenti guadagno pedine da estrarre nei giorni più difficili”.
1 commento
Ma che meraviglia… poi la fisarmonica che possiede le mille voci di una donna. Uno strumento bellissimo.
Brava Francesca; adoro le persone che sanno costruire le cose dall’inizio alla fine, sono sempre esseri speciali, particolarmente attenti ai dettagli e sanno dare valore alle preziosità della vita.
Grazie a Cinzia di aver postato questa preziosa realtà 🙂
Adesso giro l’articolo ai miei amici musicisti 🙂