L’esasperazione porta a gesti insani e la parola al giorno d’oggi si rivela essere un colpo a ferire continuo.
La violenza nel web dilaga e per quanto il cyberbullismo non porti alla coercizione fisica come il bullismo, la TV, prima di internet sdogana quotidianamente un linguaggio triviale, permette l’insulto libero. Per il resto, come il bullismo, il cyberbullismo si caratterizza in atteggiamenti e comportamenti, intenzionalmente finalizzati a infastidire, offendere, spaventare, imbarazzare, umiliare la vittima. Le aggressioni sono frequenti, continue e intenzionali e si consumano nelle chat, nei forum, nei blog, luoghi che costituiscono le “comunità virtuali”. Oggi a questo fenomeno vengono anche associate le telefonate anonime e la diffusione in Internet o con il telefonino di filmati privati e imbarazzanti. Una delle molestie più frequenti? Tempestare una persona di mail – o di sms – a contenuto offensivo, minaccioso, contenenti volgari allusioni sessuali.
Gli esperti considerano il cyberbullismo uno dei fenomeni più preoccupanti della Rete tanto che il problema comincia ad essere affrontato anche dal punto di vista legislativo. Il cyberbullismo sarà un reato a tutti gli effetti nel Missouri e, molto probabilmente, in tutti gli Stati Uniti d’America, questo a seguito della inquietante storia di Megan Maier, adolescente di tredici anni, che nel 2006 venne spinta al suicidio, successivamente attuato, a causa di una vicina di casa quarantenne, che si fingeva essere “uno studente carino e simpatico”. Un coetaneo che sosteneva di non possedere un numero telefonico personale e che interagiva con lei tramite MySpace (Myspace, è un social network, comunità virtuale che mette a disposizione di ogni utente che si iscrive una sua pagina, un blog e la possibilità di caricare foto). Improvvisamente il timido studente cambiò tono nei confronti di Megan e scrisse frasi ingiuriose del tipo “Tutti sanno chi sei”. “Sei una persona cattiva e tutti ti odiano”. “Che il resto della tua vita sia schifosa”; “Megan è una prostituta”; “Megan è grassa” e soprattutto “Il mondo sarebbe un posto migliore senza di te”. Disperata, già afflitta da problemi di depressione, Megan si tolse la vita impiccandosi in camera sua. Questa vicina che si finse di essere “quel ragazzo” finì prima in un tribunale locale, dove il procuratore ammise di non avere alcuna base sulla quale formulare le accuse, in seguito in un tribunale federale, accusata di aver infranto una legge anticracking e antihacking e per aver violato le condizioni di utilizzo di MySpace. Ora, quella donna, rischia 20 anni di carcere.
Le due nuove leggi coprirebbero le zone d’ombra, imputerebbero coloro che si rendono protagonisti delle molestie. Recita il testo della proposta federale: “possono provocare danni psicologici, fra cui la depressione” e “in alcuni casi possono indurre a comportamenti estremamente violenti, inclusi l’omicidio e il suicidio”.
Riflettiamo anche su quello che accade in scala minore: spesso le segnalazioni ai responsabili di famosi social network, su compulsive altrettante segnalazioni di massa ai danni di una singola persona, costringono il vero perseguitato a soccombere, lasciando libero “il branco” di generare altre perverse azioni. Passiamo parola?
Nella nostra edicola virtuale troviamo due eventi di estrema attualità:Il Consiglio d’Europa ha lanciato dall’Italia la campagna contro la violenza on-line.Camera dei deputati – Seminario Parole Libere o parole d’odio? Prevenzione della violenza on-line.
Queste le pagine sul bullismo della PoliziaQueste le pagine sul bullismo dei Carabinieri:
Per chi conosce l’inglese, uno dei siti più autorevoli – e utili – sul cyberbullismo è Cyberbulling.org.
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