Dolores Valandro, cosigliera di quartiere della Liga Veneta
Dolores Valandro, alias Dolly, era fino a qualche giorno fa un’anonima consigliera leghista padovana di quartiere. Oggi detto nome è noto a tutti e non certo per qualche importante merito acquisito da chi lo porta.
Con le parole digitate sul suo profilo Facebook, infatti, la Valandro ha saputo farsi interprete di quella fetta di società (si spera minima) per la quale razzismo, sessismo, maschilismo (e chi più -ismi ha più ne metta) sono imperativi categorici da rispettare ad ogni costo.
Si era da poco diffusa la notizia di un tentativo di stupro che un africano avrebbe perpetrato a Genova a danno di due ragazze e subito è giunta la reazione della solerte consigliera veneta: “Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna!”.
Il Ministro dell’integrazione, Cécile Kyenge con il Presidente del Consiglio Enrico Letta
Oggetto di tanta rabbia è il Ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge, in Italia dal lontano 1983. Guarda caso originaria del continente nero.
Come la suddetta Velandro abbia potuto anche solo concepire questa frase choc, offensiva non solo per la Kyenge ma per tutte le donne, resta un mistero legato alla complessità dei suoi meandri inconsci.
Resta il fatto che un’offesa simile, scagliata da una donna a un’altra donna, è inconcepibile, inaccettabile, inqualificabile, imperdonabile.
Perchè proprio loro, le donne, quelle stesse donne senza età, né colore, né appartenenza etnica o religiosa sono le vittime maggiormente esposte agli abusi sessuali: la tragedia peggiore che possa capitare a un essere umano.
Evidentemente la Valandro non sa di cosa parla, quando invoca lo stupro. La signora Dolly non conosce cosa significa continuare a vivere con addosso il peso della violenza. Ignora cosa si prova ad essere immobilizzate, picchiate, spogliate e penetrate con brutalità e ferocia, fin quasi a sanguinare. Non immagina la paura che accompagnerà le giornate future della vittima, le sensazioni ambigue e contrastanti con cui sarà destinata a risvegliarsi ogni mattina. E che anche dopo molto tempo non riuscirà mai a seppellire nel dimenticatoio. Non può capire come uno stupro cambi la vita di chi lo subisce.
No, Dolly non lo sa. Qualcuno però glielo dovrebbe spiegare. In quanto, forse, nel suo mondo verde-Lega ideale tutto ciò non esiste: appartiene solo agli altri, ai bruti, agli stranieri, ai clandestini. Ma il colore della pelle o la nazionalità, in sé, non sono affatto prerogative di una divisione dell’umanità in “buoni e cattivi”. Dolly dovrebbe essere edotta anche su questo particolare non trascurabile.
Poco importa che in seguito alle giuste polemiche suscitate dalle sue parole abbia cercato di farsi perdonare affermando di essere “ancora più dolce e più buona del pane. Sono una che abbaia ma non morde. Chiedo scusa”, come ha specificato in un’intervista rilasciata a Radio Capital, Per aggiungere subito dopo:”Bisogna viverla la situazione. Passiamo sempre per razzisti ma non è vero. Io nella sede cittadina di Padova ho accolto addirittura persone del Congo”. Vale a dire l’ennesima slittata che conferma definitivamente l’evidente ignoranza (ovvero carenza di conoscenza) del personaggio in questione, che cercando di rimediare al danno (enorme) compiuto in realtà peggiora la situazione.
Dolly Velandro deve sapere che chi colpisce una donna colpisce l’intera popolazione femminile, compresa quella malauguratamente vicina alle ideologie che tanto accarezza.
Ora più che mai il Ministro Kyenge incarna l’essenza della debita dignità che compete a ciascun individuo di sesso femminile; rappresenta – comprensibilmente suo malgrado, visto l’insulto gratuito di cui è stata oggetto – tutte le vittime di violenza nel mondo.
“Qualunque attacco mi arrivi”, ha detto, “non permetto a nessuno di togliermi il sorriso, né di impormi un linguaggio violento. Negli anni ho sempre lottato per un linguaggio non violento e questo impegno lo mantengo! “.
Quando si dice la vera saggezza, che in quanto tale supporta la consapevolezza, di sé e degli altri. Le diversità non esistono, non possono e non devono esiste per nessun motivo. Permangono invece i pregiudizi, il rifiuto da parte di troppi di riconoscere e assimilare in modo corretto la ricchezza esperienziale delle diversità sociali e culturali.
Soprattutto persiste purtroppo la netta divisione non solo tra i sessi, ma anche in seno allo stesso universo femminile. Si tratta di quella insulsa e misteriosa mancanza di “sorellanza” che spinge alcune donne a rivaleggiare tra loro sino all’inimicizia.
E se una donna è arrivata al punto da invocare il ricorso allo stupro per punire una sua simile colpevole solo si essere nata altrove significa che nulla di positivo è stato ancora fatto. Nè in merito al processo integrativo, di civilizzazione, né tantomeno sotto il profilo emancipativo.
1 commento
Cervello??????????????!!!!!!!!!!!!!!!
Temo che non esistano ancora chirurghi che facciano questo tipo di lifting, peccato perchè “la signora” avrebbe immediata necessità di operazione!