Atlete in pista.
Presenze sportive femminili nella toponomastica nazionale
Terza parte. Atlete meritevoli di riconoscimento toponomastico
di Loretta Junck
Sembra venuto il momento, anche per la toponomastica, che come sappiamo registra fedelmente l’evoluzione della società, di sottolineare la significativa presenza delle donne in questo settore e di rendere merito alle atlete del passato.
Di Ondina Valla si è già detto. Ma oltre a lei, diverse atlete italiane hanno ottenuto eccellenti risultati e riconoscimenti in varie discipline.
Prima di tutto la già menzionata Rosetta Gagliardi (1905 – 1996), tennista milanese, prima italiana ad aver gareggiato ai Giochi Olimpici. Pare che la sua dote precipua fosse la combattività, in un’epoca in cui la tecnica di gioco era ancora approssimativa, “si giocava senza maestri e ognuno inventava il suo tennis”, come ebbe a dire lei stessa molti anni dopo. Fu costretta a farsi da parte quando sulla scena irruppe Lucia Valerio (1905 – 1996), un’altra milanese, dominatrice del tennis femminile italiano fino a metà degli anni ’30 e una delle migliori rappresentanti che il tennis azzurro abbia mai avuto sulla scena internazionale.
Mary Gennaro Varale (1895 – 1963) è considerata una pioniera dell’alpinismo femminile. Iniziò a scalare a metà degli anni ’20, distinguendosi nell’ambiente per l’audacia e le qualità tecniche e atletiche, e continuò per una decina di anni. Si dimise dal Club Alpino Italiano in aperta e dura polemica con il maschilismo che allora vi dominava. Decine le sue ascensioni alpine che figurano come prime assolute o prime femminili.
Alla stessa attività sportiva si dedicò anche Ninì Pietrasanta (1909 – 2000), che viene considerata una delle maggiori alpiniste di tutti i tempi, tanto da ricevere numerose attestazioni di merito, fra cui una medaglia d’oro del C.A.I.
Andreina Sacco Gotta (1904 – 1988) ripetute volte campionessa italiana di atletica leggera, più che per le imprese agonistiche viene ricordata per il contributo dato all’educazione fisica. Negli anni ’50, con l’apertura dell’I.S.E.F, vi divenne docente di ginnastica ritmica moderna. Svolse attività dirigenziale nel mondo dello sport, anche in ambito internazionale. Numerose le sue pubblicazioni.
Vittorina Sambri (1891 – 1965), ferrarese, è la prima motociclista italiana. Esordì gareggiando in bicicletta nelle “corse su pista per signorine”, ma poi passò al motore. La sua insolita attività e il suo stile libero e anticonformista stimolavano la curiosità e la malignità di molti, perché osava gareggiare nei velodromi con gli uomini e a volte vincerli.
Anche Alfonsina Strada (1891 – 1959), conterranea di Sambri, è un personaggio singolare. Si può considerare la prima ciclista italiana. Indipendente e autonoma, perseguì la precoce passione per il pedale nonostante l’opposizione della famiglia e la chiusura del piccolo paese di provincia in cui viveva, prendendosi, nello sport, quella libertà che le era altrove negata e tirandosi fuori da un ambiente poverissimo. Pioniera della parificazione tra lo sport maschile e quello femminile, negli anni ’20 si confrontò con ciclisti maschi in gare importanti come il Giro d’Italia.
A una generazione successiva appartiene invece la pilota automobilistica Lella Lombardi (1941 – 1992), unica donna a guidare in Formula 1 negli anni ’70 (nella scuderia March). Nel 1976, quando la società ebbe la possibilità di ingaggiare al suo posto Ronnie Peterson, Lella accettò sportivamente di cedere il volante a un campione come lui, che, infatti, di lì a poco avrebbe vinto il G.P. d’Italia.
A livello internazionale si deve ricordare la figura di Alice Milliat (1884 – 1957), francese, pioniera dello sport femminile, fondatrice nel 1921 della Federazione Sportiva Femminile Internazionale; senza dimenticare almeno un paio di grandi tenniste storiche (il tennis è stata la specialità in cui emersero le prime eccellenze femminili): Charlotte Cooper e Suzanne Lenglen.
Charlotte Cooper (1870 – 1966), inglese, è stata una delle prime tenniste della storia. Snella ed elegante, era al tempo stesso un’atleta potente. Fu la prima campionessa olimpica e vinse cinque titoli individuali a Wimbledon, l’ultimo a quasi trentotto anni, un record anagrafico ancora imbattuto.
Suzanne Lenglen (1899 – 1938), francese, ottenne grandi successi internazionali vincendo ben venticinque titoli del Grande Slam tra singolare, doppio e doppio misto. Atleta estroversa e dettatrice di mode, fu la prima celebrità del tennis e una delle prime stelle internazionali dello sport femminile, tanto che la stampa francese la soprannominò “La Divine”.
Ecco, ci piacerebbe che l’esperienza di queste donne, dimenticate pioniere delle più diverse discipline sportive, fosse valorizzata.
Per ricordare alle nuove generazioni che, per seguire la propria strada, sono esistite donne capaci di lottare contro le difficoltà, i pregiudizi e l’ambiente sfavorevole, e che quella pista non portava necessariamente tra le braccia dei potenti.
D’altra parte è ora che il nostro Paese colmi il ritardo accumulato in questo campo e che le Amministrazioni nostrane valorizzino le nostre sportive, prendendo esempio da quanto è stato fatto Oltralpe, dove alla “Divine” Lenglen sono state intitolati un grande Parc Omnisport nel 15° Arrondissement e un campo da tennis nell’area sportiva dello stadio Roland Garros a Parigi, dove si svolge annualmente l’Open di Francia. Ma oltre ciò in ben altre sedici città in tutta la Francia – da Nizza a Tours, da Alby a Béziers, da Saint Nazaire a Aulnay… – sono state intitolate vie, piazze, corsi alla grande tennista.
Tutte le notizie sono state reperite in rete, ad eccezione di quelle relative alla biografia di Carla Bigi, che dobbiamo alla cortesia di Saveria Rito.
La ricerca si è giovata dei contributi del gruppo di Toponomastica femminile, e in particolare di Rita Ambrosino, Claudia Antolini, Pina Arena, Daniela Astrea, Barbara Belotti, Livia Capasso, Marina Convertino, Nora d’Antuono, Lidia di Giandomenico, Rosa Enini, Maria Pia Ercolini, Cinzia Marroccoli, Giulia Salomoni, Roberta Schenal, Daniela Serra, Paola Spinelli.