di Giuseppe Rissone
La grande cancellata del carcere “Lo Russo e Cotugno”, nel quartiere le Vallette di Torino, ha fatto da sfondo venerdì 12 luglio all’intitolazione della via prospiciente la casa circondariale, dedicata ad Adelaide Aglietta.
Un’importante scelta per la memoria di chi l’ha conosciuta e una giusta attenzione di chi non sapeva nulla di lei.
La toponomastica di Torino, così avara in fatto di nomi femminili, si arricchisce di una tessera preziosa.
Tra i partecipanti l’ex segretario del Partito Radicale, Gianfranco Spadaccia; l’avvocato Gianpaolo Zancan, difensore d’ufficio degli imputati ai tempi del processo alle Brigate Rosse, e le due figlie di Adelaide Aglietta, oltre a rappresentanti delle istituzioni civili e militari e lo striscione dell’associazione a lei dedicata.
Adelaide Aglietta intraprende il suo percorso politico a Torino, sua città natale, all’inizio degli anni settanta: un impegno civile laico, costante, determinato, che la portò a diventare segretaria del Partito Radicale nel quale militava dal 1974; tra le sue più tenaci battaglie quelle per l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti.
Nel 1978 viene sorteggiata, dopo il rifiuto di quasi cento cittadini, quale giurato popolare nel primo processo intentato in Italia ai capi storici delle Brigate Rosse e consente con la sua accettazione, nonostante le minacce di morte ricevute, la formazione della giuria e la tenuta di un processo equo. Rispetto all’atteggiamento dei brigatisti e al clima di quei giorni dichiara:
“E’ la negazione del dialogo, del confronto.
E’ questa la vera violenza, peggiore di quella fisica.
La realtà è che sono entrata direttamente e personalmente in collisione con la
strategia della violenza. Ci devo passare attraverso e non è facile”.
Nel 1979 viene eletta al Parlamento italiano nelle liste del Partito Radicale e diviene presidente del gruppo alla Camera dei Deputati. Viene rieletta nel 1983 restando in carica sino al 1985, quando si dimette per permettere la rotazione, viene ancora rieletta nel 1987.
Sempre in questo periodo segue e coordina la campagna del Partito Radicale fino alla vittoria definitiva in Cassazione sul caso giudiziario di Enzo Tortora. Nel 1988 è eletta in una lista unitaria di Verdi, Radicali ed Ambientalisti al Consiglio comunale di Trieste. Opta per l’impegno pieno al Parlamento europeo dimettendosi da quello nazionale e dal Consiglio comunale di Trieste. Nel Parlamento europeo è membro titolare nella Commissione Affari Esteri e Sicurezza, nella Commissione Affari Istituzionali e nella sottocommissione Diritti dell’Uomo.
Viene riconfermata nel 1994, per le liste Verdi.
Muore nel 2000 dopo una lunga malattia.
E’ proprio la sua sensibilità rispetto al tema carcerario e dei diritti dei detenuti, che ha portato la Commissione toponomastica della Città di Torino a scegliere di dedicarle una via di fronte all’ingresso della casa circondariale.
Da segnalare che anche la città di Fossano le ha dedicato una via, lo scorso 20 maggio.
La toponomastica delle nostre città a gran maggioranza di segno maschile si arricchisce con queste due dediche di una pennellata di rosa, con l’augurio che questo sia solo l’inizio.
1 commento
È vero, sono ancora troppo poche le strade intitolate alle donne che hanno profuso il proprio impegno nella politica e nella società civile. Il cambiamento può cominciare anche da queste piccoli, grandi cose.