di Laura Candiani
Pontedera è un comune pisano del Valdarno inferiore, patria della Vespa e dei tessuti, del commercio e dell’informatica. Il censimento realizzato dal gruppo di lavoro di Toponomastica femminile, supportato dalle indicazioni dell’Agenzia del Territorio, vi segnala un totale di 433 strade, di cui 172 intitolate a uomini e nove a donne.
La rosa delle elette comprende oltre a riferimenti religiosi (santa Lucia, Madonna dei Malloggi, madre Teresa di Calcutta), alcune figure note a livello nazionale – come Grazia Deledda, Anna Frank, Leonilde Iotti e Carla Capponi (1918-2000) e altre protagoniste più legate alla Toscana e al territorio locale: Anna Maria Enriques Agnoletti (1907- 1944); donna Paola Antonelli Piaggio, nuora del fondatore della omonima fabbrica e moglie di Enrico Piaggio, morta nella villa di famiglia a Varramista, presso Pontedera.
La toponomastica della città, nel suo complesso, evidenzia due anime principali: quella industriale, legata alla fabbrica della Piaggio, una vera istituzione, e quella fortemente antifascista e democratica nelle sue varie accezioni.
Alla Piaggio rimandano il “villaggio Piaggio”, il museo della Vespa, i ricordi del fondatore (Rinaldo) e di sua nuora (Donna Paola), il nipote tanto amato, degno erede anche di un’altra celebre casata, quella degli Agnelli, ma dalla vita interrotta a soli trentatré anni (Giovanni Alberto Agnelli) che fu presidente della Piaggio dal 1993 al ‘97. Non poteva poi mancare il nome del geniale progettista della Vespa (Corradino d’Ascanio) che realizzò fra l’altro il primo prototipo di elicottero moderno. Una via è dedicata anche ad Adriano Olivetti, industriale progressista di levatura internazionale, all’avanguardia ben prima dei moderni Bill Gates e Steve Jobs, con le fabbriche modello, gli asili e le colonie per i pic- coli, il design, il rapporto stretto con gli intellettuali e la cultura.
All’antifascismo rimandano tre partigiane: Leonilde Iotti, conosciuta ai più per i suoi incarichi politici del dopoguerra e le due donne medaglie d’oro al valore militare: una eroica, torturata perché finita nelle mani della famigerata banda Carità, infine fucilata (Anna Maria Enriques Agnoletti), l’altra sopravvissuta a lungo, attiva in mille nuove e diverse battaglie politiche e so-ciali (Carla Capponi). Non mancano il ricordo di Duccio Galimberti e, in generale, delle Brigate Partigiane. Veramente interessante il lungo elenco di strade dedicate in modo collettivo a gruppi di vittime, in epoche di pace e di guerra: Caduti delle Foibe, Caduti di Auschwitz, Caduti di Biella, Eroi di Fiesole, Caduti di Nassiriya, Vittime dei Lager nazisti, Vittime dell’Olocausto, Caduti della divi-sione Acqui a Cefalonia e a Corfù. A questi si unisce l’elenco altrettanto impo-nente di vittime del terrorismo e della mafia (da Tobagi a don Puglisi, da Impa-stato a La Torre, da D’Antona ad Ambrosoli, da Rossa a Tarantelli, e così via…).
Sono presenti vari nomi di significative personalità locali: il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi (cui sarà presto intitolata la nuova biblioteca); il celebre spericolato aviatore Giuseppe Cei (di Càscina), che stupì i francesi volando a spirale intorno alla torre Eiffel (1998-1911); l’ingegnere Luigi Bellin-cioni (nato nel 1842), progettista di vari palazzi, chiese e campanili anche in ambito locale; il benefattore Felice Lotti che nel 1861 lasciò i suoi averi alla città per assistere i poveri e gli ammalati; fra gli eroi della I Guerra mondiale i fratelli Alvarado e Bixio Marconcini, caduti insieme sull’altopiano di Asiago il 15 giugno 1918 e infine (last but not least!) l’orafo, scultore, architetto Andrea da Pontedera (più noto come Andrea Pisano-1290 circa-1348 o 1349), genio assoluto e autore di opere mirabili in argento, bronzo, pietra, legno, marmo che abbelliscono cattedrali toscane e il duomo di Orvieto.
Infine incontriamo via Bachir Syr Diane, dedicata a un giovane senegalese, detto “Bass” dagli amici, metalmeccanico a Fornacette, morto prematuramente in un incidente automobilistico: il Comune ha voluto intitolargli una via come esempio di integrazione ma anche simbolo di tante altre vite spezzate. Per tenere vivo il legame fra Italia e Senegal è stato poi promosso un gemellaggio con la città di Khombole da cui il giovane proveniva.
Ad oggi – alla galleria di donne di grande spessore di cui meriterebbe eternare il ricordo- si aggiungono per la morte recente almeno quattro personaggi di spicco, in due diversi ambiti : da un lato Miriam Mafai , scrittrice , giornalista, testimone di almeno mezzo secolo di eventi, e Franca Rame, compagna e collaboratrice del marito Dario Fo e lei stessa autrice, regista, attrice, intraprendente attivista in molti ambiti (primo fra tutti il mondo femminile nella più ampia accezione), dall’altro lato Margherita Hack e Rita Levi Montalcini che hanno dedicato alla scienza la loro vita, senza trascurare la divulgazione e l’impegno politico e sociale. Perché citare queste figure, nate e vissute lontano da Pontedera? Perché comunque sono italiane che nel XX secolo hanno avuto un ruolo di primo piano e che potrebbero dare il loro nome ad un parco, ad una rotatoria, ad un edificio pubblico;a loro sarebbe bello aggiungere le tante donne –dai nomi spesso oscuri e dimenticati- vittime di femminicidio: la toponomastica, infatti, non riguarda solo ed esclusivamente vie o piazze, ma può applicarsi con inventiva ai nuovi spazi urbani: una panchina, una aiuola, un angolo di verde, un piccolo frutteto simbolo di vita e di rinascita.
Autrice: Laura Candiani – laureata in Lettere,ex insegnante-si occupa di studi storici, cinema,l etteratura,ambiente. Dal 2012 è socia e collaboratrice di “Toponomastica femminile” di cui è la referente per la provincia di Pistoia e per cui scrive articoli, biografie,reportage; partecipa a convegni, promuove iniziative e realizza pubblicazioni su tematiche “al femminile”( le balie della Valdinievole, le donne del Risorgimento, le intitolazioni). Collabora con varie commissioni Pari Opportunità ed è consigliera della sezione Storia e storie al femminile dell’Istituto Strorico Lucchese.
1 commento
Carla Capponi, assieme al marito Rosario Bentivegna , fu l’autrice della strage di via Rasella. Che sia arrivato il momento di raccontare la verità? O qualcuno ha ancora bisogno dei gendarmi della memoria? E magari di una doppia lapide come a San Miniato?