Smart phone, delizia (per chi lo usa), dannazione per chi non ne fruisce e subisce invece la presenza di questo strumento tecnologico che sembra togliere presenza e partecipazione da parte delle persone con le quali si interloquisce. (Si calcola che nel nostro Paese sono stati venduti, complessivamente, entro la fine del 2012 circa 32 milioni di cellulari intelligenti)
Ma è davvero così? Oppure è spesso un pretesto per rimanere fuori dai giri della vita che va avanti e si rinnova?
Se pensiamo a quando non esistevano nè la TV nè la teleselezione, ci sembra di aver perso un pezzetto di vita.
Ho raccolto la tesimoniana di Mafe de Baggis che scrive la sua esperienza tra smart phone e famiglia.
La matrigna e il cellulare
Come molti di voi sanno già ho questo privilegio di avere due amici un po’ particolari, un bel tipo di sei anni e una splendida fanciulla di dodici. Li definisco amici non per eufemismo o giro di parole – tecnicamente sono i figli del mio compagno, cioè i miei figliastri – ma perché fin dal primo momento la relazione tra di noi è stata impossibile da definire diversamente. Due esseri umani molto diversi da me, di un tipo a me particolarmente alieno (B-A-M-B-I-N-I), mi hanno visto e sostanzialmente adottato, insegnandomi una cosa abbastanza interessante e cioè che i bambini sono persone, nel senso che sono molto diversi tra di loro. Visto che mi piacciono pochissime persone, è normale che mi piacciano pochissimi bambini: sono abbastanza fortunata perché questi due che mi girano per casa un terzo del tempo (che coincide con metà del mio tempo libero) mi piacciono assai.
Essere amica di un bambino molto piccolo è possibile solo se hai con lui in comune qualcosa di molto importante per entrambi: nel nostro caso è il cinema, in particolare i film di Miyazaki e i supereroi. Quando siamo insieme inventiamo e viviamo delle storie e con lui ho fatto una pratica di storytelling che mai nessun workshop potrebbe superare. Non gliele racconto: le mettiamo in pratica. Lui poi, come me, tende molto a farsi i fatti suoi, quindi per gran parte del tempo insieme ognuno fa quello che preferisce.
Molto, molto diversa lei: una delle persone più socievoli che conosca, un po’ come il papà, che chiacchiera sempre e comunque e con tutti. Io no. A meno che, come mi sa che si capisce, la chiacchiera sia per iscritto.
Ai primi di luglio di quest’anno le regaliamo per il suo compleanno il suo primo smartphone, lo SmartMini. La fusione ragazzina-smartphone è praticamente immediata, e ce lo aspettavamo. Quello che non ci aspettavamo è come questo ha influito sulla qualità del nostro tempo insieme, o meglio, di quello che prima era il nostro tempo lontani.