di Pina Arena
In ogni processo di rinnovamento politico e sociale l’attenzione alla differenza di genere gioca un ruolo importante: come in un circolo virtuoso, da un lato la partecipazione femminile allarga gli orizzonti e le prospettive di sviluppo, dall’altro la volontà di democrazia ed equità apre le strade alla partecipazione femminile, anche attraverso la valorizzazione della cultura delle donne e la riscoperta del loro contributo allo sviluppo. Questo connubio virtuoso avviene ora a Messina, dove la cultura e la politica della democrazia dal basso si incontrano a un bivio su cui fiorisce anche l’interesse per la toponomastica femminile.
La toponomastica femminile è un rilevatore politico e sociale, una cartina tornasole del difficile cammino delle donne verso il diritto alla parità: lo conferma anche la bella iniziativa organizzata il 27 settembre dalla prof. M. Antonella Cocchiara, nell’ambito del Corso “Donne, Politica e Istituzioni” dell’Università di Messina. Si riflette sulla discriminazione della cultura sessista, si raccontano le battaglie delle Madri Costituenti e delle sindacaliste dei Nebrodi, si chiede l’intitolazione di una strada a Lucia Natoli, femminista e direttora dell’USSM (Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni di Messina), scomparsa tragicamente sei anni fa nel rogo del “Rifugio Del Falco”. Si va oltre e Dino Sturiale, editore del giornale online “Il carrettino delle idee”, chiede anche l’intitolazione del cavalcavia a Gao, l’artista senzatetto scomparsa a gennaio dello scorso anno. L’amministrazione ascolta e s’impegna in questo percorso di pari cittadinanza.
All’incontro partecipa la sezione siciliana del gruppo Toponomastica femminile, che offre dati e rilevazioni, racconta iniziative già avviate e propone nuovi spazi di condivisione. Si parte dai censimenti, frutto di una collaborazione, tutta femminile, che ha passato meticolosamente in rassegna i 108 comuni della provincia più estesa della Sicilia. I risultati delle rilevazioni, realizzate dalle toponomaste Ester Rizzo, Adriana Palmieri, Ketty Bertuccelli e Pina Arena, confermano la discriminazione già osservata e denunciata nel resto dell’isola e del Paese: le donne lasciano deboli segni di sé e sono mediamente presenti solo al 4%.
Come altrove, sono le sante, le madonne, le donne di chiesa e le regine ad avere diritto alla memoria toponomastica. Ricorrono in tutta la provincia, le intitolazioni all’Annunziata e all’Immacolata, alle sante Marina e Venera, alle regine Margherita, Iolanda ed Elena. Poche le artiste: ritorna la magnifica cantante folk Rosa Balestrieri, si affaccia sul belvedere di Messina Mia Martini. Poche anche le donne della mitologia: accanto a Proserpina, Scilla e Cariddi, una sola volta appaiono la Fata Morgana e la Dama Bianca. Le donne del mondo del lavoro e dell’impresa fanno timide comparse: dalle generiche sartine e filatrici, all’imprenditrice Adriana Caneva, che condivide l’intitolazione con il marito Giuseppe Bosurgi per aver sviluppato e diretto la Sanderson & Sons, la maggiore industria messinese del ‘900. Non mancano le eroine della storia locale e il loro numero assolutamente basso è compensato dal valore molto alto: sono solo sette nel capoluogo e in massima parte donne del Risorgimento. Spazi limitati anche alle letterate. Accanto a Grazia Deledda e ad Ada Negri compaiono, soprattutto nel capoluogo, le scrittrici locali: Nina da Messina, Maria Arduino. Non ci sono intitolazioni a scienziate. Altri dati aprono scenari sui quali riflettere e approfondire l’indagine storico-culturale: a Merì, una via è intitolata a “Femmina morta”; a Condrò e Valdina nessun toponimo femminile; a Caprileone o a Sant’Alessio Siculo, invece, si va ben sopra le medie nazionali, con il 10% delle presenze.
Ancora una volta, la toponomastica femminile si rivela un campo aperto d’indagine, riflessione e azione culturale e politica che vuole raggiungere soprattutto i e le giovani. Entra, pertanto, in campo la scuola messinese, alla quale il gruppo Toponomastica femminile rivolge l’invito a partecipare ai concorsi regionali e nazionali per la memoria femminile.
E, confermando aspettative e speranze, la scuola messinese risponde e progetta un percorso di formazione per le\i docenti sulla didattica della differenza come itinerario di educazione alla cittadinanza simmetrica.
Se si raggiunge la scuola, il circolo virtuoso è veramente compiuto!