Silvia Avallone scrive il suo secondo libro” Marina Bellezza” dopo il successo ‘Acciaio’.
Con “Acciaio”, tradotto in 22 lingue e diventato anche un film, Silvia Avallone ha raccontato un’inedita periferia operaia in cerca di identità e di voce.
Ora torna in libreria con il suo nuovo romanzo “Marina Bellezza” (Rizzoli).
A presentare il suo libro ed intervistarla, circondata da un vasto pubblico molto attento, lo ha fatto alla libreria LaFeltrinelli di Bari la giornalista Maria Grazia Rongo.
“Marina Bellezza” racconta i territori in cui la scrittrice è nata e vissuta, ma racconta anche l’amore e il coraggio di personaggi che trovano delle risposte possibili, delle vie di uscita da una crisi che comunque ci attanagli tutti i giorni.
Marina ha vent’anni e una bellezza assoluta, caparbia, testarda, talentuosa. E’ cresciuta inseguendo l’affetto di suo padre, perduto sulla strada dei casinò e delle belle donne, e di una madre troppo fragile. Per questo dalla vita pretende un risarcimento, che significa lasciare la Valle Cervo, andare in città e prendersi la fama, il denaro, avere il mondo ai suoi piedi. Un sogno da raggiungere subito e con ostinazione. Canta e balla nei centri commerciali, sogna di diventare famosa e di sfondare nel mondo della musica e dello spettacolo. Un po’ eroina ottocentesca, un po’ ragazza di provincia con una storia difficile come tante altre, Marina è sfuggente, inafferrabile ma ha un punto di riferimento che resta sempre fermo: Andrea. Lui ventisette anni, lavora part time in una biblioteca e vive all’ombra del fratello emigrato in America, ma ha un progetto folle e coraggioso in cui nessuno vuole credere, neppure suo padre, il granitico ex sindaco di Biella. Per lui la sfida è tornare dove ha cominciato il nonno tanti anni prima, risalire la montagna, ripartire dalle origini, fondando un’azienda casearia.
Marina e Andrea si attraggono e respingono come magneti, bruciano di un amore che vuole essere per sempre. Marina si muove davanti alle telecamere con destrezza animale. Andrea sceglie invece di lavorare con le mani, di vivere secondo i ritmi antichi delle stagioni. Loro due, insieme, sono la scintilla.
Il romanzo è anche un modo per continuare il discorso sul rapporto padri-figli. Resta l’interesse per le dinamiche familiari complesse ma, mentre in Acciaio Silvia Avallone rappresentava due adolescenti che subivano situazioni familiari difficili, adesso in scena ci sono due ragazzi che non vivono più in casa e che hanno costruito una propria vita fuori di essa ma continuano a pensare a quello che hanno lasciato.