Luciana Palmieri intraprese un appassionato dialogo con quelle pietre che pareva chiedessero un riscatto al suo sguardo di donna “illuminata” e amante della cultura.
di Laura Madonna
Percorrendo il centro storico di Lecce, voltate le spalle ai fasti del Barocco e al tripudio di forme cui la pietra locale ha dato vita nel corso dei secoli, ci si imbatte in una piazzetta dove lo sguardo viene rapito da una piccola chiesa sconsacrata.
Siamo davanti ad uno dei più antichi esempi di architettura ecclesiastica a Lecce: la chiesa di San Sebastiano, dal 2010 sede della Fondazione Palmieri.
Chi conosce la città ricorda lo stato di degrado e di abbandono in cui versava quello che oggi è tornato ad essere un prezioso esempio di architettura del ‘500, nonché un prestigioso contenitore che ospita mostre, concerti, eventi culturali di significativo spessore.
Tutto cominciò quando Luciana Palmieri intraprese un appassionato dialogo con quelle pietre che pareva chiedessero un riscatto al suo sguardo di donna “illuminata” e amante della cultura.
La docente e la critica d’arte riconobbero quella che sarebbe stata una vera forma di “generatività”: qualcosa da restituire alla storia e da consegnare alla città, alle giovani generazioni per le quali aveva una predilezione particolare e a quelle future, un invito a coltivare la cultura e a conoscere i variegati sentieri su cui la Storia tesse il racconto dei luoghi e delle persone.
L’intera esistenza di Luciana Palmieri, venuta a mancare prematuramente nel dicembre del 2011, è stata un canto all’amore e all’arte. Lecce la ricorderà sempre come una contemporanea mecenate cui sarebbe giusto dedicare la piazzetta ove, impeccabile squisita “padrona di casa”, tutti la ricordiamo sorridente e felice fra le mura che avevano anche conosciuto la clausura.
Una storia raccontata in un volume che la Fondazione presenterà il 10 novembre, cui Luciana aveva iniziato a lavorare con passione.
Anche la storia di un sogno che si è realizzato!