Un libro controcorrente e forse anacronistico quello di Costanza Miriano, giornalista del TG3
Che dite di questo libro che tanto clamore ha suscitato in Spagna dopo essere stato tradotto dall’italiano, lingua in cui è nato? 🙂 (nota di redazione)
Un libro controcorrente e forse anacronistico quello di Costanza Miriano, giornalista del TG3
Le femministe? Ci hanno fregato. E si sono rovinate con le loro mani. Il diritto al lavoro fuori casa per le donne? Sì, a patto che non diventi una prigione e impedisca alle mamme di accudire e allevare i propri figli. E ancora. La donna in un rapporto matrimoniale? Deve essere sottomessa.
Forse il suo obiettivo non è provocare. Ma l’effetto delle sue parole è dirompente. La sua è sempre stata una voce fuori dal coro, e il suo libro, il primo, è una conferma di quanto le sue idee siano parecchio distanti da quelle di coloro che oggi hanno sessantenni e un tempo hanno combattuto per la parità tra uomo e donna. Post femminismo il suo? Ma neanche per scherzo. “Non mi si affibbi- replica- alcun aggettivo di quel genere. Delle femministe non ho proprio niente!.
Parliamo di Costanza Miriano, nata quaranta anni fa a Perugia e residente a Roma. Sposata, e sottomessa, almeno così le piace dire, ha quattro bambini, due maschietti e due femminucce, di 12, 9 e 5 anni (le due gemelline). Cattolica, e quindi – lei dice- sempre di buon umore, è giornalista RAI, al tg3. Come “capo” haBianca Berlinguer. Sulla sua scrivania una mega agenda con l’immagine inequivocabile della Madonna. Dunque, una donna temeraria. Gestisce un blog http://costanzamiriano.wordpress.com/about/ e di recente ha pubblicato “Sposati e sii sottomessa”, un volumetto, edito da Vallecchi. Non ha partecipato alla manifestazione del 13 febbraio scorso, perché non si è mai sentita discriminata, né ha mai temuto confronti con le escort.
L’abbiamo intervistata.
Dunque, Costanza, per lei la donna dovrebbe sottomettersi a suo marito, come diceva San Paolo. Ma non le sembra un invito un po’ antimoderno, anacronistico e dannoso per la donna che, ancora in molti casi, non ha raggiunto la piena parità con l’uomo?
Non alludo alla divisione dei compiti. Credo che le donne debbano riappropriarsi della vocazione all’accoglienza della vita, quella che viene dal loro essere morbide, capaci di ricucire i rapporti, fare spazio, intessere relazioni, tirare fuori da tutti il meglio. La donna ha la chiamata ad amare per prima. E di questo spesso si dimentica.
Per lei la donna deve “stare sotto” a sorreggere la coppia, la famiglia, ma perché é più forte? All’uomo rimarrebbe, allora, solo l’illusione di comandare!
Beh, sì, la donna è più forte, anche se di una forza diversa da quella dell’uomo.
Secondo lei la dolcezza e la capacità di comprendere gli altri non dovrebbero mai spingere la donna a pretendere da un uomo collaborazione in casa?
Certo. Mio marito, per esempio, mi aiuta molto in casa ed è anche bravo. Più bravo di me.
Pensa che la donna dovrebbe mantenersi paziente, dolce e comprensiva anche nel caso di un tradimento? Lei darebbe a suo marito infinite possibilità di redimersi?
Guardi, io mi sono data il compito di predicare, alle lettrici va quello di razzolare. Scherzo! Non so come mi comporterei io. Ma il matrimonio celebrato di fronte a Dio dovrebbe essere più forte di qualsiasi dissidio. Di qualsiasi ostacolo.
Non pensa che l’invito alla “sottomissione” le venga spontaneo, perché ha raggiunto obiettivi professionali non garantiti a tutte? Forse se fosse una casalinga frustrata la penserebbe in modo diverso! Insomma, ha mai pensato di lasciare la professione per la famiglia?
Lavorare e fare la mamma è una fatica bestiale. Vuole sapere la verità? Io lascerei il mio lavoro subito, per fare la mamma e stare con i mie figli. Il mio modello è Nancy Pelosi, speaker alla Camera dei Rappresentanti degli States, che è entrata in politica con i figli maggiorenni. Mi piacerebbe staccare e riprendere con i figli più grandi.
Perché non molla il lavoro?
Per motivi economici.
Potrebbe vivere con meno, scalando una marcia!
Se vivi a Roma e hai quattro figli, non puoi. Non abito vicino al raccordo anulare, né ai Parioli, ma a San Giovanni e voglio per i miei figli una vita dignitosa.
Le battaglie sostenute per il riconoscimento del diritto al lavoro di una donna fuori casa allora sono state inutili?
Il lavoro per una donna deve essere un diritto, non un dovere. Non deve impedire ad una mamma di accudire ed educare i propri figli. Sarebbe auspicabile avere una maggiore flessibilità in entrata ed uscita dal lavoro per una donna, che è anche mamma.
Forse una collaborazione maggiore dei papà non guasterebbe! Come definirebbe le sue posizioni? Post femministe?
Ma scherza? Non voglio che mi si appiccichi l’aggettivo femminista.
Dice così forse perché lei beneficia di diritti, di cui tante donne non hanno potuto godere tanti anni fa. E grazie alle femministe!
Le femministe ci hanno fregato. E si sono inguaiate con le loro mani.
In cosa avrebbero sbagliato?
Non hanno capito che uomo e donna sono diversi. Non si possono estendere paradigmi maschili alle donne. Hanno creato un appiattimento, un’omologazione difficili da condividere. E poi oggi queste donne sono sole.
Non ha mai subito discriminazioni?
No. Al lavoro capita di non essere apprezzati e valorizzati, ma succede agli uomini e alle donne. La riuscita professionale è determinante per l’identità di un uomo. Conosco molti, moltissimi uomini demoralizzati, a volte depressi per come vanno le cose nel mondo del lavoro, per la prepotenza, la mancanza diffusa di meritocrazia e professionalità.
Le piacerebbe avere un Presidente del Consiglio donna?
Mi dispiacerebbe per lei. Ritengo che gestire il potere non sia proprio un’inclinazione femminile. A meno che una decida di rinunciare alla famiglia.
Chi le piace tra le donne impegnate in politica?
La Binetti.
Tra le scrittrici?
Camilla Baresani. Adoro l’umorismo di Nora Ephron. Mi piace Emma Bombeck. Mi ispiro, però, a Santa Teresa, Santa Teresina e Santa Caterina.
Quali sono i valori che sta trasmettendo alle sue figlie?
La fede in Dio. Quella contempla tutto.
Per chiudere, come definirebbe il suo rapporto con l’uomo in genere, e con suo marito?
Non voglio ribellarmi agli uomini, ma, riconoscendo la loro superiorità in tanti settori (e in altri la nostra), una volta trovato quello giusto, ho capito che ascoltare ed obbedire alla sua lucidità, la sua razionalità, non poteva che farmi del bene. E io non posso che fare del bene a lui con il mio genio femminile, il mio talento, le mie capacità.
12 commenti
Risposta di Maria Elena Abbate:
Vorrei osservare che di sottomesso in questa autrice c’è ben poco, infatti le idee da lei espresse di sottomissione hanno solo il nome! E’ una signora piacente, con una bella famiglia e un buon lavoro, penso che il marito abbia anch’egli un buon lavoro, una fortuna di questi tempi. Non le piacerà che le si affibbi la parola femminismo (mamma mia che parolaccia!) ma ne incarna in pieno dee e pensieri. E’ realizzata sul lavoro e, anche se ha il recondito desiderio (o vezzo?) di voler stare a casa e accudire i figli, sono sicura che messa di fronte ad una scelta concreta che le si presentasse rimarrebbe a collaborare con la prestigiosa testata per cui lavora. Si ispira a sante del passato ma ha tutto ciò che vuole e che ha scelto, la sua vita è sicuramente di sacrificio ma anche di grande prestigio sociale ed economico. Mettere in valore le proprie capacità
personali, che siano femminili o maschili è questione fasulla, non è
femminismo nè sottomissione ma semplicemente buonsenso, è ciò che in qualunque paese normale si dovrebbe fare (vedi resto d’Europa). Che le donne siano capaci di mediare e di essere gli angeli della situazione non è sempre vero, io ad esempio non mi sento angelo del focolare ma sarei entusiasta di lavorare in un’azienda conosciuta di recente in cui oltre a stare in ufficio guiderei gru e muletti, attività sentita come non femminile. E sottomissione non è stare accanto al marito e condividere le faccende domestiche come la signora asserisce di fare; sottomissione è la condizione delle donne italiane di 50, o 200 anni fa, di mia bisnonna, di mia zia, delle donne del sud e dell’est del mondo che se non si piegano ai matrimoni combinati o alle violenze degli uomini e della società vengono sfregiate coll’acido o uccise. Non chiamiamo sottomissione, per motivi di comodo o di un malinteso cattolicesimo, qualcosa che è una vita di ottimo livello con soddisfazioni professionali, sociali e familiari.
Penso che le battaglie del passato a favore dell’affermazione dei diritti delle donne non possano essere disconosciute perchè rappresentano l’affermazione della dignità dell’essere donna pur mantenendo la propria femminilità…nel lavoro così come nella famiglia.
vabbè, ma che è ‘sta tipa? confonde i suoi desideri, condivisibili o meno, con il diritto. che lei viva la sua vita come meglio crede, ma la smetta di pontificare e lasci che il diritto garantisca il percorso di chi la pensa in maniera completamente diversa.
fra l’altro ha peefettamente ragione maria elena. questa qui è talmente poco intelligente o ottusa che non si rende conto di vivere esattamente al contrario di come predica. e di poterlo fare per le lotte di chi l’ha preceduta.
Bravissimo Antonio! In realtá dice di non predicare e lascia razzolare le altre, ma voglio vedere che farebbe se vivesse una vita davvero da sottomessa. Che poi mi sembra che questa signora goda (e non poco) delle lotte affrontate da altre donne 40-50 anni fa. La signora non scriverebbe certo libri se tornasse indietro di due, tre secoli, dato che alla donne non erano permesse attivitá artistiche o letterarie (in alcuni casi pubblicavano sotto pseudonimi maschili!) e il loro ruolo era di farsi un ‘didietro’ come una capanna lavorando nei campi e pensando ad accudire figli e marito. Non avevano scelta, o quello o chiodi. Se ad oggi abbiamo una scelta, lo dobbiamo a più di 100 anni di lotte combattute da donne su tutto l’emisfero, che alla signora piaccia o no. Non capisco nemmeno tutta questa lotta al femminismo o l’associarlo alla solitudine e a qualcosa di negativo! A me piace combattere per i diritti delle donne, non per questo tratto a pesci in faccia mio marito quando torna a casa la sera.
E poi, nota religiosa… Le donne greche di quasi 3000 anni fa godevano di più libertá di tante donne che al giorno d’oggi sono costrette in condizioni aberranti da religioni che impongono solo restrizioni ‘sull’altra metá del cielo’…
Ma a te non piacerebe ua donna sottomessa? 🙂
….francamente , ho avuto l’impressione che invece sia Una che si è aggiustata le “uova nel piatto” , prendendosi quello che di buono , comodo e conveniente c’è nella cosiddetta “sottomissione” mentre rimangono validi tutti i comportamenti al femminile e le sue esigenze …. L’unica cosa per cui concordo con quello che ha detto è: le donne hanno sbagliato ad omologare il proprio comportamento , anche nel potere, agli uomini…. Per il resto , mi viene di dire : “Caminvattin”… e ringrazia le tante donne che hanno ,in parte, debellato gli strati più primitivi del dominante pensiero “maschilista” utilizzato ad uso e consumo dalla società, al fine di semplificare le esigenze e le capacità dialettiche e contraddittorie , quali principi fondanti della maturità dell’uomo e del vivere civile!
caterina, immagino che il tuo intervento fosse diretto a me: mai avuto compagne sottomesse io. l’autonomia di vita e di pensiero hanno sempre rappresentato un elemento basilare nelle mie relazioni. ma sai che sono di cultura nordica, io, anche se nato al sud. riesco a dialogare con chi sa essere uomo o donna, mai con chi è figlio o madre :-))))
Da cattolica rispondo che San Paolo è stato largamente frainteso a favore di tanti uomini “maschilisti”. Non ho rinunciato a molto per tenermi lavoro e famiglia ( con tanto di genitori e suoceri anziani).Forse ho avuto la fortuna di incontrare un uomo molto collaborativo che non si è mai sentito sminuito dal tenere i bambini o fare la spesa o qualsiasi altro contributo in casa. Forse il profeta Osea potrebbe cambiare l’orizzonte dei rapporti uomo/donna anche alla nostra scrittrice.
Con il mio carattere è più facile che finisca al rogo come strega piuttosto che essere sottomessa a chicchessia.
Comunque trovo ridicolo il modo di pensare di questa signora…
Se si fosse trovata a combattere da sola con bilancio da quadrare, assegni per i figli che non arrivano e magari pure sottopagata con un lavoro che non le piace ma non può mollare o non campa, la penserebbe ancora così?
leggi un po’ qui…http://costanzamiriano.com/2013/11/18/ma-di-cosa-state-parando/#more-9157
Ma infatti… Allora mio marito mi dovrebbe bruciare sul rogo 😀
Ho letto l’articolo Caterina. Io questa signora non la chiamo religiosa, la chiamo bigotta e retrograda. E si, venendo dall’ambiente del volontariato nel campo di abusi e violenze, questa signora ‘incita’, anche se fa finta di no citando il suo ‘fortissimo’ umorismo, all’abuso psicologico… Non capisco perchè ci debba essere un marito forte e una donna sottomessa. Noi nella coppia facciamo al 50% di tutto… E per questa signora il 100% dei compromessi sta sulle spalle della donna… Facciamole leggere il libro di Lundy Bancroft e vediamo se si convince chel’abuso non é solo roba per magistrati e psichiatri!
Sappiamo tutti che le religioni sono capeggiate dai “patriarchi” quindi è facile mettere la donna in un ruolo d’inferiorità (poverina). Amare non vuol dire essere sottomesse, il matrimonio è un contratto, come tale si puo’ sciogliere tranquillamente. Non aspiro a essere “santa” voglio solo essere normale, rispettata(1)come persona (2) come donna. Punto.