Traversare Roma è una cosa che richiede molta pazienza. Bisogna fare i conti che potresti metterci un’ora ma anche due, dipende dal traffico, dall’autista e se piove.
Sono salita ad un capolinea affollato ed è cominciata subito la lotta per il posto a sedere.
L’ho trovato per un pelo, in fondo, dando la schiena a due signore che parlavano fitto tra loro già da quando stavano in fila.
Ho sempre detestato chi in un luogo pubblico, come un tram, declama le sue opinioni o le sue tendenze politiche obbligando i passeggeri ad ascoltare e sopportare idee che non condividono a meno che mettersi ad aprire un fastidioso dibattito.
Di quelle due signore, di cui ho ascoltato mio malgrado ogni parola, non potevo neanche lamentarmi visto che parlavano a bassa voce, complici e vicine come, appunto, non voler disturbare.
Purtroppo in un tram i sedili non hanno distanze sufficienti alla privacy, così posso dire che le due in questione erano due artiste. Da nessuno ho mai sentito fare ritratti come da loro.
“E’ come ti dico io. Ma t’a ricordi come era rincagnata i primi tempi che andava a Ballarò? Nun se poteva vede?”
“Sarà innamorata”
“Ma no che c’ha er marito, l’ho letto”
“Beh che vor dire? N’hai visto che bomba der sesso è diventata? tutta n’ tiro, c’oi capelli a caschetto, sempre scollata, co’ li tacchi arti e poi, dai retta a me! Nun vedi come cammina che vole attirà l’attenzione? Nun parla manco più, solo ride, ride soddisfatta, fa le mosse…”
Non mi sottraggo alla curiosità, che si sa è femmina. Mi domando di chi parlano.
“A Porverini non è mai stata bella”, dice l’altra, “ma adesso pare na’ bbona!” e finalmente mi si apre il mondo a volte puntuto, pettegolo, invidioso, ironico e sorprendente delle donne.
Il traffico non cede un millimetro al tram e tutto sommato, ora che ho da sentire le loro chiacchiere sono anche contenta, perché la curiosità fa scoprire molte cose; per esempio cosa pensa la gente delle donne politiche.
“E ‘a Cancellieri? Che me dici de quella?”
“E che voi che te dica? Co’ quella faccia da massaia, la voce da contrabbasso, mah! E chi se l’aspettava! Che delusione. Hai capito che delinguente? E carceri, e leggi, e lei se faceva li cavoli suoi”, dice sbrigativa.
“Si guarda, avemo fatto tanto per la rappresentanza delle donne, mi fia mi ha rotto le balle su sta cosa e mo, mo se sta zitta pure lei. Tutte pronte per fare le presidenti della Repubblica, lei, la Bonino…”
“Già, pure quella. N’ha combinato na’ cosa. Poretta”; ma scusi signora lei la conosce la Bonino? Le sue battaglie? Vorrei dirle ma taccio.
“Che me dici de la badante?”
“Chi?”
“Si, quella che fa la badante, ho sentito dire, de Sirvio. Dai che chissà quante vorte l’hai vista puro tu in TV; glie sta sempre vicino”
“Ah! La tettona, quella che se tocca sempre li capelli e che c’ha ‘a bocca a canottto? ho capito. Poretta, chissà quante cose glie tocca fa’”
“Ma quelle so’ contente, so’ contente”
“Però ce so’ pure quelle di carattere e sii bbona no? La…quella che somiglia a Crudelia, della carica del 101, come se chiama?”
“Santanchè”
“L’hai vista che piglio quando è incavolata? Sembra che tagli l’aria, che te voglia morde’”
“Ma quello mica vuol dire che è intelligente”
“Aoh, semo messe proprio bbene”
“E ggià”
Pare che questa conversazione stia finendo e tiro un sospiro di sollievo perché comincio a sentirmi a disagio. Perché se queste signore continuano così non si salva proprio nessuna; penso che siano di sinistra ma mi sbaglio.
Passa qualche minuto di silenzio. “E quella che sembra na’ rana? Che te pare? La, Bindi se chiama. Me pare che non se lavi”
“Ma come fai a dirlo?”
“E n’impressione; certo che nun sembra na’ donna” e non è vero vorrei dire. Perché c’è stato un periodo che s’era messa a dieta, sembrava imbelloccita, forse innamorata.
“Poi c’abbiamo l’ecto…, mo’ come se dice? quella che c’ha l’area, no mannaggia, l’aurea e che ne so! Madia se chiama, sempre più emaciata e silenziosa; che c’e sta a fa’ ”.
Per carità adesso basta. Interverrò, dirò la mia opinione perché se continuano così andremo a finire alle ministre miracolate, a quelle che sono subito diventate renziane e a tutte le grilline che non sanno cosa dire ma che comunque hanno già cambiato look e capito cosa significa avere anche un piccolo potere.
Adesso gliene canto quattro. Che le donne hanno lottato nella Resistenza, per la Repubblica, nel Movimento femminista, per la Parità, per i diritti. Che abbiamo avuto Nobel, letterate, scienziate e se ci daranno modo ne avremo ancora.
Ma all’ improvviso mi accorgo che ho superato la fermata dove dovevo scendere. Accidenti a quelle due che mi hanno distratta. Nonostante quest’inconveniente penso che mi sia stato utile, come lo sarebbe a molti politici, andare in tram e sentire cosa pensa la gente.
A riflettere su quel dialogo, chiamiamolo pure pettegolezzo, si celava solo un desiderio: quello di avere una classe politica migliore di quella che oggi ci rappresenta.