Racconto di Natale regalato alle lettrici di dols da Diana Lama
Quest’anno l’albero lo decoro col bianco.
Basta con questi abeti multicolori, le palle rosse, i fiocchi blu, le luci gialle, rosa, verdi e celesti. E poi i bastoncini di zucchero filato a strisce, gli angioletti fatti con la pasta verniciata in argento, le palle di polistirolo patchwork, i decori di cartone stampato anticato, le bolle di vetro soffiato scintillante, i festoni dorati, cremisi e verde smeraldo. Basta!
Quest’anno l’albero lo faccio bianco. Solo il verde dei rami, e il bianco.
Il verde genuino, sia chiaro. Non ne posso più di alberi di Natale sintetici, con il piede a treppiede e le braccia pieghevoli così dopo lo conservi in garage o in cantinola. Semmai pure candido, che non ci devi nemmeno sprecare la neve finta sopra. No!
Albero vero, che profuma di pino, che si deve innaffiare e perde gli aghi, da spazzare via ogni mattina.
Solo il verde dei rami, e il bianco dei decori, appunto.
Candidi, puliti, chiari, sbiancati dal sole. Li tengo all’aria da mesi e mesi, e sono proprio candidi, i miei decori.
Metto su Jingle Bells e la canticchio mentre comincio ad appendere.
Preparare l’albero è un arte, ci vuole simmetria ma anche fantasia.
Una vertebra qui, una costola là.
Falange falangina e falangetta le mettiamo qui.
Lo sfenoide qui.
Il puntale sarà un osso duro.