Quand0 non hai quello che vuoi, lo cerchi altrove. Da pizzaiola ad archeologa.
Ma non in Italia.
Simona Merlin Chesters è nata in un paesino dell’alta Toscana in provincia di Firenze nel 1972, da padre operaio e madre casalinga, un fratello di 3 anni più giovane. Ufficialmente andò a lavorare dopo la terza media, anche se quasi per divertimento aveva cominciato circa 2 anni prima, d’estate. Proseguì gli studi a livello superiore tramite le serali, raggiungendo la fine del quarto anno (lingue ed informatica). Dopo circa 15 anni di lavori impiegatizi, dopo la recessione del 2008 è rimasta disoccupata e si è riqualificata come pizzaiola.
Eri già ‘matura” per quel lavoro?
Purtroppo, da over 35, le donne in Italia sembrano non aver diritto al lavoro e sono emigrata nel 2009, destinazione Nuova Zelanda e poi Regno Unito, in cui risiedo ormai da 4 anni. Al momento non lavoro (più che altro per scelta, comunque il mio lavoro sarebbe sous-chef, per il quale ho preso la qualifica nel 2012), e mi sto laureando in Archeologia Classica e Storia Antica.
Sei sposata?
Mi sono sposata circa un anno fa, con un ragazzo scozzese, e risiediamo in Cumbria, Nord Inghilterra.
E ora che fai?
Dal 2001 ho cominciato a scrivere in inglese, in particolare sceneggiature e poi articoli per alcuni mensili o riviste. Dal 2010 ho un blog su wordpress, che tratta di diversi argomenti, quasi esclusivamente in inglese.
Cosa ne pensi degli stereotipi sessisti della pubblicità italiana?
Credo che riflettano anche la società. Mi è capitato molte volte di sentire affermare, sia da uomini che pure da donne, che le donne dovrebbero stare tutte intorno ai fornelli e niente più.
Il sessismo nella società italiana è presente a diversi livelli, indifferentemente dalla classe sociale o anche dall’educazione scolastica ricevuta.
Si potrebbe fare a meno di parlare di sesso nelle pubblicità, soprattutto se non legate al prodotto?
Sicuramente sì, ma giovane, bello e mezzo nudo vendono di più, anche nel caso che i prodotti niente abbiano a che fare direttamente con il corpo umano (per esempio, la donnina ammiccante vicino a una lavatrice per vendere un detersivo o la modella sdraiata sul cofano di una bella auto).
E della giornata del 25 novembre contro la violenza sule donne?
Trovo giusto che ci sia, ma vale lo stesso che per la festa della donna dell’8 Marzo, sarebbe bello che i diritti delle donne venissero rispettati sempre.
Come sei arrivata a dols? Cosa ne pensi? In quale argomento ti rispecchi di più?
Sono arrivata a Dols tramite il gruppo ‘Femministe’ su Facebook. Penso che tutti gli articoli siano ottimi e scritti molto bene! Sicuramente mi rispecchio di più negli articoli che trattano della violenza alle donne e dei diritti delle donne violati in continuazione, in ogni ambiente, incluso quello lavorativo.
Cosa aggiungeresti e cosa toglieresti?
Aggiungerei una parte dedicata a come gli uomini vedono le donne, e anche come tante donne vedono le femministe. Leggo sempre più con stupore che tante donne considerano anche la parola ‘femminista’ come un termine negativo. Forse dovrebbero ristudiarsi la storia e capire che senza quelle femministe che tanto disprezzano non avrebbero avuto le scelte di vita che oggi si permettono. Dobbiamo ringraziare, e non poco, chi ha lottato negli anni e secoli precedenti per garantirci alcuni diritti, incluso quello di votare.
Cosa togliere…. Non so proprio! Ci sono articoli a cui non sono interessata, tipo donne e carriera in Italia, dato che vivo nel Regno Unito e qui funziona diversamente, però mi immagino che ci siano lettrici a cui certi argomenti interessano eccome.
1 commento
Grazie per aver pubblicato questa bella intervista Caterina! 🙂