Alessia Mosca che come sappiamo si è battuta a lungo con Lella Golfo per sotenere la legge sulle quote rose dei CDA (riuscendoci), sta studiando da molto tempo un argomento a noi di dols assai caro: lo smart-working.
La sua idea è di modernizzare lo strumento del telelavoro per adeguarlo alle nuove tecnologie a disposizione e alle nuove esigenze dei lavoratori e dei datori di lavoro, in modo che diventi un’opportunità reale sia dal punto di vista dell’organizzazione aziendale sia da quello della conciliazione tra famiglia e lavoro. Dice:
”Sono molte le ricerche, non ultima quella dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che documentano un aumento della produttività in seguito a una maggiore flessibilità dell’organizzazione del lavoro. Per quanto riguarda la conciliazione, invece, i benefici sono evidenti. Aggiungo solo che attraverso questa “attualizzazione” del telelavoro, chiunque può usufruirne anche per poche ore al giorno o alcuni giorni alla settimana: viene meno la figura del “telelavoratore” e il focus si sposta sullo strumento in sé, che diventa fruibile a qualunque lavoratore che svolga mansioni che lo permettano. In questo modo, l’esigenza di conciliare famiglia e lavoro non è più solo (o in gran parte) femminile ma può essere più equamente ripartita (e facilmente soddisfatta) per entrambi i generi.
Quella che vi mando oggi è solo una bozza( pdl smartworking bozza 26 novembre) come altre volte ho fatto in passato, è mia intenzione aprire su questo testo una fase di consultazione pubblica di 10 giorni, durante la quale vi invito a farmi arrivare commenti, suggerimenti, opinioni utili a migliorarla ulteriormente. A seguito di questa consultazione la depositerò in Parlamento.
Se conoscete qualcuno che si occupa di studiare il telelavoro o dirigenti e dipendenti di aziende che lo utilizzano,vi chiedo di mandarmi loro contatti all’indirizzo staff@alessiamosca.it, in modo si possa invitarli a un focus group che per migliorare e implementare la proposta. Contemporaneamente, stiamo organizzando anche un secondo focus group con gli insegnanti, anche in quel campi e se foste a conoscenza di operatori del settore, sarebbe utile poterli contattare inviando una mail sempre allo stesso indirizzo e-mail”
Un ringraziamento per ogni supporto e suggerimento potrete dare all’iniziativa.
5 commenti
Mi sembra una proposta interessante, soprattutto se la parte riguardante la sperimentazione potesse essere incentivata. Occorrerebbe ipotizzare alcune sperimentazioni preventive per individuare eventuali pecche/mancanze. Ho analizzato il tema del telelavoro e verificato in alcuni contesti dove questo viene praticato in misura sensibile. Credo che gli aspetti positivi siano ben presenti: incremento della produttività effettiva, solo per dirne uno (anche perchè sia la preoccupazione sindacale in merito al rischio di possibile cottimo sia il tema del “controllo” che per molto tempo ha caratterizzato il dibattito siano elementi superati là dove il sistema funziona). Un tema rimane aperto, l’ho potuto verificare in occasione di momenti di approfondimento: comunque sia, pur in presenza di produttività mantenuta/aumentata, la lavoratrice o il lavoratore in telelavoro viene vissuto come “assente” dai colleghi. Su questo aspetto occorre lavorare, proprio per non perdere un’occasione importante. Penso sempre anche a tutti quelli che sono gli aspetti positivi in materia di mobilità, risparmio di spazi e risparmio energetico. Credo che questo sistema potrebbe, in molti casi, essere utile sia al sistema pubblico sia a quello privato. Un altro elemento importante da tenere presente, soprattutto nel pubblico, è il tema contrattuale: in alcuni casi il telelavoro è possibile solo per lavoratori/trici a tempo indeterminato e con almeno una certa anzianità. Non capisco però una cosa: si dice che questa modalità NON è telelavoro. Se così è, vorrei che mi venisse spiegato bene in cosa differisce. Parliamone, perchè questo sistema potrebbe avere una grandissima valenza culturale: se la valutazione viene spostata sui risultati e non sulla presenza, allora possiamo pensare a queste opportunità come utili mezzi per valorizzare il lavoro delle donne in primo luogo.
Salve,
io sono una telelavoratrice da diversi anni, e ritengo che sia l’unico mezzo concreto per ricreare il mondo del lavoro, delle persone e dell’ambiente. Ci sono gravi ritardi nel sistema attuale amministrativo, gravi carenze più che strutturali di mentalità.
Ragionare sugli obiettivi e non sul controllo delle persone.
Sull’utilizzo del web e le sue risorse. Ritengo che debba essere su base volontaria a prescindere dal sesso.
Non ho capito la parte sulla sicurezza sul posto di lavoro che le aziende dovrebbero garantire allo Smart Worker: se uno lavora in casa e gli cade una sua propria mensola in testa, è colpa dell’azienda? E se lascia il ferro da stiro sull’asse, si alza dalla sedia a norma, inciampa nel filo e muore, è colpa dell’azienda che non ha verificato l’ambiente di lavoro?
Quella parte lì, non sembra molto smart. Ma sono un informatico e di leggi non ci capisco un’acca.
Simpatica la riflessione sul/sulla telelavoratore/trice alla Will Coyote che fa Dario. In termini di salute e sicurezza, si ragiona sull’ergonomia della postazione e sulla sicurezza fisica dello strumento informatico.
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