Tre valenze negative, donna, meridionale e ricercatrice. Questo potrebbe equivalere a dire in Italia, paese dove la ricerca è l’ultima ruota del carro, ad essere perdente.
E invece Premio ITWIIN “Miglior Inventrice” 2013 premia quest’anno proprio una donna del nostro bellissimo e tanto bistrattato sud Italia, Luisa Torsi. Laureata in Fisica, sposata con due figli grandi. E’ docente di chimica all’Ateneo Aldo Moro di Bari dove si è laureata dopo varie esperienze all’estero: Usa e Parigi.
Con il suo sensore bio-elettronico, la professoressa si aggiudica questo prezioso riconoscimento che testimonia che al sud non è necessario emigrare e che bisogna puntare sempre di più sui cervelli nostrani.
Il riconoscimento le è stato assegnato a Roma all´Università La Sapienza, da una giuria di esperti che ha valutato i dieci progetti finalisti, tutti di alto livello. E alla fine ha scelto il suo.
L´invenzione della prof.ssa Torsi (Laurea in Fisica e Dottorato di Ricerca in Scienze Chimiche) consiste in un sensore bio-elettronico stampabile su plastica o carta ( simile ad un test di gravidanza) che integra nello strip un dispositivo provvisto di recettore in grado di effettuare l´analisi di un marker biologico con livelli di accuratezza e sensibilità confrontabili a quelli di un laboratorio di analisi. Questo dispositivo potrà costare appena 10 euro e rivoluzionare l´approccio alla diagnostica medica riduzione fortemente i costi.
L´invenzione, è stata sviluppata nell´ambito di un progetto cofinanziato da una multinazionale tedesca, è protetta da un brevetto statunitense e da un brevetto europeo – già concessi – e da due brevetti sottomessi in tempi recenti.
Luisa è stata la prima donna, ed anzi il primo scienziato italiano a ricevere il premio H. E. Merck.
Lei crede che una laurea in Italia abbia valore anche se non sostenuta da studi all’estero? Non pensa che i nostri studi siano troppo teorici e poco ancorati alla realtà di mercato?
Oltre ad essere docente all’università di Bari sono anche coordinatrice dei corso di studi di scienza dei materiali. Dico senza ombra di dubbio che la nostra formazione è perfettamente al livello di altre formazioni ma gli studenti è giusto che facciano esperienza anche all’estero, come del resto fanno quelli stranieri, senza pensare che questa sia una migrazione definitiva. Conoscere altri studenti e altre professionalità non può fare che bene. Il travaso di conoscenze aiuta a crescere..
La commissione Europea ha individuato nel 2005 il rischio di carenza di ricercatori che potrebbe impedire la crescita in un prossimo futuro ed ha anche consigliato di potenziare la partecipazione femminile nel settore favorendo la creazione delle condizioni necessarie per carriere sostenibili
Tuttavia il numero delle ricercatrici in Italia è sempre di gran lunga inferiore a quella maschile
di un valore inferiore per più del cinquanta per cento alla media della Europa dei 15 e pari al quarantadue per cento della media dei paesi membri dell’OECD.
Come vede la presenza femminile nella ricerca in Italia, vi è crescita?
In Italia ci stiamo avvicinando alla media europea, ma dopo i primi stadi le ricercatrici si perdono, arrivate verso i 30 anni lasciano l’attività di ricerca e scelgono attività percepite come più femminili. Il sacrificio che continuare l’attività implica e la determinazione necessaria che forse manca, fanno sì che queste abbandonino la professione ed è per questo motivo che le posizioni apicali sono ricoperte preferibilmente da uomini.
Il ruolo della ricercatrice viene percepito spesso come di serie B e la barriera che si frappone tra queste ed il successo professionale viene spesso rafforzato dalle pressioni familiari.
Quindi è difficile conciliare lavoro e professione?
Non più che in altri settori. Io stessa ho 2 figli, ma hanno capito fin da subito che per entrambi i genitori era importante essere soddisfatti nel lavoro e che anche la mamma può voler fare carriera. Con mio marito (professore ordinario anche lui) abbiamo viaggiato portandoci dietro i figli, prima di tornare a Bari.
Il punto fondamentale è che le donne non devono solo lavorare ma devono entrare nelle stanze dei bottoni.
Ci vuole un’educazione diversa per le ragazze perché capiscano che la loro carriera è importante quanto quella dei loro compagni. A meno che queste non preferiscano la professione anch’essa di tutto rispetto della casalinga.
Se lei avesse avuto una figlia femmina avrebbe fatto fare un corso di laurea scientifico?
I figli debbono fare quello che piace loro e non rinunciare solo perchè di sesso femminile. Avrei detto all’ipotetica figlia: realizza i tuo sogni.
(*) ITWIIN è l´ Associazione italiana che riunisce le donne inventrici e innovatrici. Il suo obiettivo è creare opportunità per donne italiane creative e innovative a) promuovendo l´invenzione e l´innovazione nel contesto lavorativo e in quello educativo b) supportando l´introduzione di nuovi prodotti, servizi e processi. ITWIIN è inserita nella rete europea delle donne inventrici e innovatrici, EUWIIN.Riunisce diverse professionalità (esperte in proprietà intellettuale, marchi e patenti, rappresentanti del mondo della ricerca pubblica e privata, del trasferimento tecnologico, della comunicazione ecc). Coopera con altre associazioni.