A Torino presso la GALLERIA DELLE DONNE VIA FABRO,5 si è tenuta il 23 gennaio 2014 la prima riunione delle giunte arancioni per la parità della rappresentazione
PARTECIPANTI
DONNE di: Casa delle donne (To), Circoscrizione 8 (To), Collettivo Civico delle donne per il Comune di Torino, CRPO, Giunta del Comune di Torino, Libreria delle donne (Mi), DOL’S, Donne in quota (Mi), Galleria delle donne, , Laboratorio Politico Torino, Consiglio della Regione Piemonte, Rete donna, Rete delle Reti, , Rivista Marea, Scambiaidee, Udi 3°Millennio
INTRODUCONO
Per il Collettivo Civico
Pierangela Mela
Il CCD ha un’identità collettiva e ha una sede itinerante, vi si riconoscono e raccoglie donne delle associazioni, singole, del Movimento per affrontare temi di rilievo politico e rapporti con le istituzioni, in particolare il Comune di Torino. Costituito in occasione dell’ultima tornata delle elezioni amministrative, da allora si ritrova con regolarità quasi tutti i mesi. Tiene i contatti con le donne interessate a restare in relazione con il Movimento che operano dentro le istituzioni
Per il Laboratorio Politico
LauraCima
Spiego brevemente il lavoro del Laboratorio politico di Torino: è nato un 8 Marzo di 3 anni fa in cui c’è stato a To uno strano corteo per metà di studentesse con i loro compagni (AlterEva)e per metà con donne NOTAV. Noi femministe più o meno storiche facevamo da cerniera. L’esigenza era quella di mettere in discussione la politica delle donne dentro e fuori le istituzioni, anche quelle di parità con cui abbiamo avuto un incontro a livello reg.le. Il seminario Politiche in-differenti è stato fatto con CIRSDE e CSPF e con elette, nominate e responsabili di partito. Poi ne abbiamo fatto un altro sulla formazione con Pogliana, federmanager, camera di commercio e università e abbiamo proposto a regione e provincia corsi di alta professionalità per donne e sono stati presentati progetti su bandi europei. Con Almateatro abbiamo un progetto diffusione sulle circoscrizioni.
Vogliamo rompere steccati e attraversare appartenenze. Abbiamo proposto questo confronto la cui esigenza è nata a Caranzano con la tre giorni su Politica:sostantivo femminile e proponiamo di confrontarci su come le donne hanno cambiato (o no) la politica delle amministrazioni, quali progetti e quali metodi nuovi? quali confronti con le donne di movimento, quali boicottaggi maschili, quali rapporti con sindaco e consigliere/iquesiti intorno ai quali avviare il confronto stasera.
INTERVENTI
Adriana Nannicini milano
Cita l’ incontro con Maria Cristina all’ Agorà del lavoro. Ricorda l’ intervento di Pellerino a Paestum. Desidera da allora riprendere il tema, sentiva la necessità di un confronto tra le realtà di Torino e di Milano. Ottima l’idea di ragionare sul bilancio di meta mandato, utile per correggere il tiro, fare proposte.
Sono tempi di crisi in cui le ns. città si sono impoverite, come fare un bilancio con premesse e conseguenze cosi distanti. Il dato materiale prevale sul dato esperienziale.
Cosa è stato fatto in questi due anni dalle amministrazioni per le donne, non solo in relazione con il Movimento delle donne, ma anche altro. Ad es. una ricerca condotta a Milano su donne single che indica un cambiamento demografico richiede misure mirate di intervento, infatti aumento di donne che vivono da sole. Effetti e conseguenze da capire
Quella di Milano è una giunta 50&50 dove le donne sono state nominate per la loro competenza professionale. Competenza politica cosa è in questi casi? Come si intrecciano per il mov delle donne questi piani di competenza, professionale e politica?
SNOQ Milano che ora non c’è più, non ha mai preso contatti con la Giunta.
Secondo la Presidente CPO di Milano è “evidente la completa perdita di potere da parte del Consiglio”.
A Milano sono partiti i “tavoli” su spazi, salute, lavoro, violenza con la presidente della commissione P.O
E’ stata realizzata la Casa delle Donne di Milano nelle aule di una ex scuola, sotto la sede dell’assessorato alla sicurezza, la risposta a un’esigenza degli anni ottanta.
Marigrazia Pellerino torino
Occorre porsi in altro modo rispetto agli aspetti attuali. Il “Marchetting elettorale” è molto diffuso, Commissioni e Consiglio sono luoghi in cui mettersi in mostra. Occorrono metodi di lavoro diverso. Occorre evitare di fare l’errore di considerare tali configurazioni immodificabili.
Laura Guidetti genova
Il caso Genova: alcuni dati sociali e politici che non abbiamo saputo prendere in considerazione sotto la spinta della formula 50/50, più donne nelle giunte, che sembrava di per sé efficace per introdurre un cambiamento nella politica delle amministrazioni locali.
Parto da un pensiero di fondo, che il livello di emancipazione delle donne genovesi è medio alto.
Hanno avuto un ruolo importante nella resistenza; numerose sono entrate a lavorare nelle fabbriche quando mancava la manodopera maschile; hanno inaugurato il calo demografico e continuano a mantenere un tasso di natalità tra i più bassi; a Genova si verifica il più alto numero di divorzi e nei matrimoni la scelta prevalente è per la separazione dei beni; è tra le città con un maggior numero di associazioni femminili, pur con pochissima integrazione fra loro.
Altri dati (tratti da Cambiare le parole per cambiare il mondo di G. Ruggeri):
1) da un sondaggio Abacus del ’99: alle donne genovesi interessa parecchio meno che alle italiane se ci sono più donne in politica
2) da una ricerca del 2007 pubblicata da Leggendaria, dedicata alle posizioni apicali delle donne, a Genova le donne ai vertici di Enti e Istituzioni erano parecchie ma non se ne erano neppure accorte, men che meno avevano avuto l’idea di fare rete a vantaggio di tutte.
3) nello stesso periodo, da un altro sondaggio Abacus somministrato alle consigliere comunali, era emerso che nessuna di loro aveva cercato il voto delle donne in campagna elettorale; dichiarando di aver fatto ogni sforzo per essere considerate come persone.
Come era possibile, con queste premesse, aspettarsi il cambiamento solo attraverso un riequilibrio numerico tra uomini e donne nelle giunte e nelle assemblee elettive? Abbiamo scambiato la forma con il contenuto: era più facile affidarsi alla formula 50/50 piuttosto che entrare nel merito dei problemi della governance in periodo di crisi economica e sociale. Chi è intervenuta in modo critico, a partire dall’altra formula dominante il dibattito, quella della trasversalità, è rimasta ai margini, con una Snoq che occupava gli spazi mediatici coprendo le voci alternative.
Ben presto però abbiamo visto eclissarsi tutte quelle candidate che hanno partecipato agli incontri per promuovere le donne nella politica, sia quelle elette che non (in contatto ne sono rimaste proprio poche): andava bene la vetrina elettorale ma poi è finita lì.
Non abbiamo così affrontato neanche l’aspetto relativo alla natura più autoritaria della governance, cioè allo svuotamento di rappresentanza e potere decisionale dei luoghi elettivi: tanto meno contano, tanto più le donne hanno accesso, ma per fare cosa? Con quali strumenti?
Il caso Genova così ha occupato le pagine della stampa locale subito dopo l’insediamento della nuova giunta Doria, quando la assessora al personale, cooptata sulla base del curriculum inviato per posta, ha detto di scegliere il part time in quanto a 35 anni non si poteva permettere di stare 5 anni fuori del mercato del lavoro, aggiungendo in una nota di colore che se fosse stata a Genova non sarebbe andata a votare. Abbiamo potuto apprendere dai giornali che quando era funzionaria in una asl di una regione del nord, aveva avuto parole di gradimento per il decreto dell’allora ministro Brunetta. In tante/i ne hanno chiesto la ‘rimozione’ ma il neo-sindaco non ha ascoltato queste voci, temendo forse di vedere sminuita la propria autorevolezza. Così ci siamo tenute una assessora buona per tutte le coalizioni, come il beige che va su tutto.
Più recente il caso della assessora ai servizi sociali, subentrata alla precedente che ha lasciato il posto senza tante spiegazioni: si è vista mettere in minoranza da una consigliera del PD la quale ha firmato e fatto approvare una mozione promossa dal PDL, volta a finanziare i centri di aiuto alla vita al fine di far calare il numero di IVG nella città di Genova. (pare che anche a La Spezia sia stata votata una mozione simile, mentre invece quando ci hanno provato in Regione non ci sono riusciti, anche per la presa di posizione di noi donne delle associazioni e della sinistra).
Per finire, a proposito della debolezza politica delle donne in giunta, l’assessora all’ambiente è stata recentemente ‘costretta’ a dare i dati in Consiglio sulla discarica di Scarpino, ovviamente con voci che superano enormemente la soglia di sicurezza: dopo quasi due anni la strategia politica era quella del tenere i dati nascosti per non dover affrontare il problema della spazzatura!
Da un recente sondaggio il sindaco Doria ha già perso il 15% dei consensi, calando al 76 esimo posto nella classifica di gradimento dei sindaci. Penso che questo lo si debba non tanto alla scarsa comunicatività e simpatia dell’uomo Doria, quanto al fatto di aver scontentato le/i molti che lo avevano votato credendo nel cambiamento (che avrebbe dovuto consistere anche nel liberarsi dai vincoli dei poteri forti della città, delle sue lobby e del PD) e nella politica dei beni comuni e della democrazia partecipativa: ricorderemo il sindaco per essersi chiuso in Consiglio, con i carabinieri sulla porta a tenere fuori i dipendenti di AMT, AMIU e ASTER, che protestavano contro la delibera che prevede aumenti di capitale con ingresso dei privati, spacchettamento delle aziende e altre partite di giro che elimineranno l’incidenza della mano pubblica sulle aziende di interesse pubblico (trasporti, rifiuti, manutenzioni).
E su questo terreno, dove si gioca un pezzo importante del futuro della città, il silenzio delle donne elette è stato assordante. Ma c’è stato anche il nostro silenzio, come donne delle associazioni e della Rete di donne per la politica, nata per sostenere Doria alle primarie e poi alle comunali. Proposta come lobby finalizzata alla elezione del sindaco, ci siamo dette che eravamo abbastanza mature per proporci come un soggetto politico interlocutore della giunta nei 5 anni del suo mandato e così abbiamo continuato a vederci tra noi (perdendo qualche pezzo; mantenendo un precario equilibrio di rapporto con snoq fatto di concorrenza e collaborazione su iniziative specifiche; incontrando alcune assessore di regione comune e municipi senza però riuscire a dare a questi incontri continuità e prospettiva).
Per alcune era chiaro che la nostra proposta di partecipazione ai processi di cambiamento era legata al fatto che anche a Genova nasceva una giunta arancione – c’era quindi una discontinuità con la gestione del PD che per lunghi anni era stata egemone – meno chiaro come concretizzare la democrazia partecipata. Ci aspettavamo che le stesse assessore ci facessero delle proposte, cosa che non è avvenuta.
Del resto per tanto tempo avevamo vissuto secondo pratiche concertative e clientelari e non ne siamo del tutto ancora uscite: clientelari per me significa che siamo state, anche se in modi diversi, quelle che andavano dalle assessore a chiedere soldi per i nostri progetti e per alcuni anni questo ha funzionato (con alcune che hanno ottenuto più o meno di altre, sulla base della maggiore o minore vicinanza al partito/clan); concertative invece, nel senso che essendo per lo più la sinistra nella maggioranza, bastava dire a chi ci era più vicina di alzare il telefono e chiedere l’incontro con l’assessore di turno e subito si accedeva a tavoli dove far sentire le nostre posizioni.
Questo anno, ad esempio, si è interrotta l’interlocuzione con l’assessore regionale alla sanità, un tempo più disponibile, e siamo rimaste al passo, senza strumenti efficaci di pressione, schiacciate tra il vano moderatismo dei passaggi istituzionali e il vuoto radicalismo di chi diceva “okkupate gli spazi”.
D’altro canto, siamo state riconosciute come un soggetto dal Municipio del centro che ha promosso un bando per l’uso di locali nello stabile del Centro Provinciale di Accoglienza, bando che abbiamo vinto e siamo in attesa della consegna delle chiavi. Ovviamente dovremo pagare un affitto e dovremo autofinanziare le iniziative e questo è un percorso tutto da costruire.
In conclusione, se un prodotto di questa giunta c’è stato, è proprio quello della Rete di donne, ma serve il confronto e l’esperienza delle donne delle altre città per poter maturare ed essere in grado di misurarci con il pensiero unico di queste giunte, che in nome dei bilanci privatizzano e disattendono le aspettative del cambiamento.
Carmen Cassutti
Interessanti esperienze. Chiede di esporre le piccole soluzioni trovate per risolvere problemi e cogliere aspetti che ci aiutano a fare legame con le altre.
Donatella Martini DonneinQuota milano
Conferma l’ esperienza negativa avvenuta a Milano e descritta da Nannicini, il sindaco ha mantenuto due delle promesse elettorali (giunta al 50%, partecipate al 47%) e poi delle donne se ne è completamente disinteressato. Hanno sbagliato a non contestare la sua decisione di tenersi le deleghe alle P.O. perché poi come delegata alle P.O. è stata nominata la prof.ssa Francesca Zajczyk, che ha fatto muro tra il movimento delle donne e il sindaco.
Nel frattempo, grazie alla presidente del C.P.O. del Comune (Anita Sonego) è stata costituita la casa delle donne, attesa da 50 anni. Invece la delibera sulla pubblicità sessista, approvata a fine giugno 2013, è stata costruita senza tener conto del lavoro che le donne avevano già effettuato e che era stato condiviso al tavolo Donne e pubblicità, organizzato dalla delegata ma poi finito in niente.
Si sofferma in particolare sul punto 2 della delibera dove si parla del concetto di “Normalità all’interno della comunità…..” . E’ stato chiesto espressamente di stralciare questo punto ma la vice sindaca si è rifiutata di farlo prima di giugno 2014, adducendo la “scusa” che la delibera prevede un anno di sperimentazione.
Annamaria Salinari
presidente di un’associazione culturale in San Salvario a Torino. Afferma che la forza delle donne dipende dal voler superare gli ostacoli e fare proposte concrete. Invita ad unire le nostre forze. Con DOL’S di Caterina Della Torre ha lanciato l’idea che le donne, in occasione del prossimo 8 marzo, chiedano l’istituzione di un fondo per l’occupazione da finanziare con l’8 per 1000.
Barbara Rivoira
E’ una funzionaria che lavora al Comune di Torino presso l’assessorato di Ilda Curti, Riprende il tema dell’incontro. Apprezza l’onda cittadina che si muove per chiedere conto dell’operato. Occorre soffermarsi sul perché è stata fatta una certa serie di cose e non altre. Propone di procedere mettendo in chiaro che è necessario che si sappia che questo bilancio e richiesto e mosso dalle donne.
Serena Omodei Rete delle reti Milano
L’attività di costruire reti la porta ad accogliere iniziative di TUTTE quelle che propongono iniziative delle donne senza filtri. Ma ciò che conta e fa la differenza e il metodo. Oggi noi siamo qua e arrabbiate con i risultati delle giunte arancioni perche il metodo utilizzato e esattamente lo stesso dei predecessori. Pisapia e tutti gli altri sono ricattati da sistemi mafiosi e da interessi privati. Il sito che e una scatola che raccoglie siti e iniziative delle donne Blog e Crocevia, strumento che opera in orizzontale e che catalizza il lavoro delle donne e valorizza tutte soprattutto in campagna elettorale per dare visibilità alle candidate. In questo modo il riconoscimento ce lo diamo reciprocamente.
Laura Guidetti
La Rete di donne per il sindaco Doria pensava di avere la maturità x continuare e poter interloquire con il Comune. Il metodo, sino ad allora consisteva nel rapportarsi con il Comune per ottenere finanziamenti e contributi. Ora di denaro non ce n’è più e quindi il modo di rapportarsi non è stato rinnovato.
Mariagrazia Pellerino
Dovremmo utilizzare gli organi esistenti in altro modo. La politica del Come e non solo del Cosa. Il bilancio sull’operato politico dovrebbe esserci sempre e continuamente. Racconta della lettera scritta al sindaco e della disponibilità a farsi rimandare a casa perche eletta come indipendente e disposta a tornare al suo lavoro. Questo modo di procedere non le ha procurato l’appoggio immediato delle donne del Movimento, ma critiche per aver agito al di fuori delle procedure consolidate tipiche del modo più tradizionale di fare politica. In assessorato ha impostato da subito un Piano degli obiettivi strategici, con sorpresa del personale, che è diventato subito dopo un ordine di trasformare quanto indicato in obiettivi operativi. Il Come comprende metodi di democrazia delle autonomie scolastiche, cedere quote di potere, fare cultura rispetto alla necessità di far circolare il potere, Perché ad esempio, non utilizzare e massimizzare il ruolo e le risorse delle circoscrizioni? Expo 2015 dedicato a “ nutrire il pianeta” è diventato un luogo per vendere spazi a caro prezzo, peccato perché poteva essere l’occasione per portare il tema dell’ alimentazione sostenibile e della filiera corta introdotta nelle mense delle scuole della città.
Germana Buffetti Consigliera ambiente in circoscrizione san salvario torino
Parla della solitudine dell’eletta. Il suo operare agisce in uno schema dato con scarsissima possibilità di incidere. Cita
Adriana Nannicini
Milano dopo 20 anni di Berlusconismo affronta il cambiamento e passa a Pisapia. Molte donne era hanno coordinato molti comitati, il programma di Pisapia prevedeva la Città delle donne.
Ma cosa e stato fatto. Casa delle donne e risposta da esigenza anni 70 .
La partecipazione ascolto , mancanza di risposte
. Punti su cui ragionare in futuro.
Macchina comunale come raccogliere esperienze su questo.
Serena Omodei
Sempre a proposito di metodo, cita un incontro in cui era ospite Lucrezia Reiching economista, cui è seguita la possibilità di effettuare un’ intervista in cui le veniva chiesto se il modello di Vandana Shiva poteva essere percorribile e si sono rese conto che non sapeva nulla della sua esistenza. Il metodo della Iosefa Idem, che partiva dalla raccolta delle esperienze e del lavoro dalle donne fatto sul territorio, forse avrebbe potuto bloccare il decreto sul femminicidio travisato come decreto sicurezza.
Monica Cerutti consigliera regionale
Consigliera Regionale, il bilancio sinora non risparmia le donne. Il periodo non e dei migliori vista la grande diffidenza nei confronti della politica. Riemerge la questione del 50&50 e della qualità. Che le donne facciano squadra o meno in politica rappresenta questione ancora irrisolta. Servirebbe una politica della complessità e non della semplificazione che e quella che va per la maggiore. Anche in regione si sta tentando di promuovere la legge sulla partecipazione, su ispirazione di quella toscana ma con vari aggiustamenti . Rispetto al rapporto tra consigli e giunte, è vero che molte norme espropriano di potere le assemblee elettive è però anche vero che queste ultime non lo utilizzano al meglio.
Mariagrazia Pellerino
Emerge la chiara necessita di usare le istituzioni al meglio . La politica ha deciso di non decidere. Deve passare da noi , dare un senso a quei luoghi, rivisitandoli.
Adriana Nannicini
A milano si è accettato di non andare a toccare le istituzioni. Ai tavoli le donne hanno partecipato come “gender expert”. Facciamo autocritica sul Movimento
Pierangela Mela
L’esperienza di Torino ha qualcosa di molto positivo perché con Mariagrazia Pellerino Assessora alle politiche educative, che arriva dal Movimento e dal Movimento è stata sostenuta in campagna elettorale, la relazione non è mai cessata. La sua stessa elezione è stata sorretta da donne che hanno fatto rete all’interno dello stesso schieramento politico (S.E.L.) Monica Cerutti in Regione, Germana Buffetti in circoscrizione, Elena Chinaglia all’interno della segreteria. Il collettivo civico nasce dall’esperienza di “Emily” e del “Forum donne e politica” che hanno operato per creare una rete con le donne che desideravano impegnarsi nelle istituzioni senza dimenticare che tutte fanno Politica in molti luoghi. Vuole fare anche lei autocritica ponendo l’accento sulla difficoltà del Movimento a riconoscere le abilità di donne, che da esso provengono, e che operano nelle istituzioni e fa appello alla necessità di fidarsi, come avviene in una sana relazione. Chi riceve il voto per operare nelle istituzioni deve poter agire, informare ma godere della fiducia di chi la ha scelta.
Laura Cima
Non sono molto d’accordo con Pier perchè non credo basti fidarsi e non penso che l’appartenenza ad un partito risolva: gli attacchi alle assessore che conosco sono arrivati dai loro capigruppi di tre partiti diversi di centrosinistra. Chiedo trasversalità nel confronto politico innanzitutto tra associazioni: a Torino SNOQ si identifica con donne PD e il CCDT sembra essere vicino a Sel ma se esprimiamo autonomia questa identificazione può essere pericolosa L’assessora Curti del PD è venuta a confrontarsi con noi: chiederei di allargare il confronto come abbiamo fatto con le città a tutta italia e il blog che Serena ci mette a disposizione può aiutarci.
Adriana Nannicini (commento incontro pubblicato su FB)
Una riunione a proposito di: Riflessioni e valutazioni sull’esperienza delle giunte 50&50 arrivate a metà mandato. È stata convocata da Il Collettivo Civico delle Donne per il Comune di Torino e Il Laboratorio Politico di Torino per condividere ” un primo ragionamento a Torino su Bilancio politico delle prime giunte arancioni. Quali iniziative e progetti Quali novità nella gestione delle deleghe assegnate Quali tentativi di boicottaggio o rimpasti subiti Quale capacità di collegamento con il movimento e le associazioni femministe del territorio”.
Le amiche torinesi propongono anche obiettivi ambiziosi: “Far crescere in tutta Italia fino ad organizzare, alla scadenza dei tre anni un evento nazionale dove si misurino obiettivi raggiunti, pratiche nuove, partecipazione che colmi il fossato tra elette e non elette, risultati di tavoli e così via.”
La riunione si è tenuta a Torino, presso la Galleria delle Donne il 23 gennaio. Invitata a partecipare da Laura Cima anche a seguito di confronti tra noi sull’argomento, traccio una breve nota di appunti che riprendono questioni e temi proposti in vari interventi.
Da Milano insieme a me erano invitate anche Maria Grazia Campari, che non ha potuto partecipare, e Serena Omodeo che invece è stata presente insieme a Donatella Martini; da Genova Laura Guidetti. Da Corsico Rosella Blumetti, assessora invitata e attesa non ha potuto partecipare. Tra le torinesi presenti assessora, consigliera regionale, consigliera di zona, funzionarie di alto livello in Comune e Regione.
La proposta delle organizzatrici è stata di aprire un confronto tra 3 città: Milano, Torino e Genova, a partire dallo sguardo e dalle riflessioni di esperienza di donne, associazioni e singole, interessate e coinvolte sulla prospettiva. Confronto che per ora si è aperto e che ci auguriamo possa continuare secondo modalità ampie, aperte e radicate nella storia di ogni città.
• Le Amministrazioni di queste città sono state votate per operare un cambiamento forte e visibile (mandato più evidente a Milano dopo anni di Amm di destra) e questa richiesta si è intrecciata con le votazioni dei referendum popolari, significato e azione di un modo diverso di essere cittadini.
• A distanza di due anni e mezzo cosa è successo? Come è stato realizzato il programma elettorale? Cosa queste Amministrazioni possono impegnarsi a realizzare entro la scadenza?
• Qual è la qualità del cambiamento delle Giunte?
• La questione del lavoro, di donne e uomini, come viene affrontata da queste Giunte?
• Bilancio ai tempi della crisi, è vero non ci sono soldi nella casse dei Comuni, ma non ce ne sono nelle tasche delle cittadine, più ancora che dei cittadini, come incrociare questi piani. Il contesto è profondamente mutato dalla campagna elettorale, così il dato materiale delle condizioni di vita è cambiato e richiede nuove capacità di analisi e di creare connessioni. Vedi alla voce welfare cittadino ma non solo
• Cambiamento demografico ( aumento di anziani, abbandono delle coppie giovani per la provincia) come viene letto, quali indicazioni dà per politiche pubbliche ad esempio abitative: aumenta il numero di donne che vivono da sole, in varie età della vita, come viene considerato per politiche abitative? Trasporti etc
• Giunte a cui si è chiesto di essere composte su una misura di 50/50. Evidente e comunicato un criterio di scelta su competenze professionali eccellenti. Le competenze politiche contano per le donne in Giunta? Quali sono le competenze politiche rilevanti e significative secondo noi? Nell’esperienza di due anni le competenze professionali non sembrano sufficienti.
• 50/50 è necessario ma non è sufficiente, 50/50 per cosa, per quale programma, per quale prospettiva?
• A Milano esperienza dei Tavoli convocati dalla Presidente della CPO. Valutazioni
• Protagonismo di donne, di varie provenienze nella campagna elettorale di Milano, e dopo?
• Scarsa presa di iniziativa di rapporto con le Giunte da parte di associazioni di donne ( non tutte, ma nel caso come è cambiato questo rapporto)
• Quale rapporto con le Giunte, quale con il Consiglio, con le consigliere che dicono di “non contare niente, decide tutto la Giunta”
• Se le assemblee elettive contano sempre meno questo riguarda anche il movimento delle donne, come?
• Partecipazione: da parte delle assessore/i un esercizio dell’ascolto come un pratica costante anche se priva di agenda riconoscibile, e una limitata costruzione di risposte.
• La “Macchina comunale” quante donne lavorano nell’Amministrazione Comunale, quali relazioni con loro, quali occasioni di confronto? Quali modalità innovative di processo decisionale introdotte da assessore?
• Solitudine dell’eletta, nelle Circoscrizioni le consigliere si trovano in uno schema ripetitivo e burocratico, essere donna non modifica niente
• Il Movimento dice 50/50 ma non si è preparato a costruire queste presenze
• Metà mandato e “rimpasto” oggetto di elaborazione politica e di potere, che in alcune città ha riguardato le donne in Giunta, comunque ogni rimpasto sia occasione di comunicazione con la cittadinanza, no si limiti a conferenze stampa.
• Uso di spazi interni ai Palazzi Comunali per riunioni, incontri, conferenze di donne, è possibile
• Ed infine: c’è una visione di città da abitare, dove vivere, dove lavorare, al femminile? Non iniziative frammentate, difficilmente ricongiungibili ad una visione ad un progetto
Come si può vedere molte domande, molti temi sono emersi, non eravamo interessate a dare risposte per ora, ma pensiamo che sia possibile in ogni città costruire un percorso che faciliti delle occasioni di confronto pubblico tra donne di movimento, cittadine e Consigliere (di Zona e Comunali) ed assessore. E magari anche assessori interessati sul tema.