Mission District è il quartiere più antico e più esteso di San Francisco, fiero delle sue origine ispaniche con la Mission of San Francesco de Asis, meglio conosciuta come Mission Dolores fondata nel 1776 da un frate francescano.
di Marina Convertino
Culla artistica della città, Mission ha visto un’imponente migrazione messicana negli anni Sessanta, che ha importato la tradizione dei murales e dato vita al movimento artistico Mission school.
Strade, vicoli, interi edifici, facciate di palazzi vittoriani, muri, staccionate, tetti, sono ricoperti da murales e graffiti in un’esplosione di colori e di stili di artisti diversi. Centinaia e centinaia di murali, molti dei quali dipinti negli anni Settanta, quando l’amministrazione di Frisco (così i cittadini chiamano San Francisco) pagò centinaia di giovani ribelli perché creassero opere d’arte in luoghi pubblici. Ancora oggi la Street Art viene incoraggiata dalla San Francisco Arts Commission.
Anche a San Francisco, come nel resto degli USA, nella toponomastica prevalgono criteri numerici. L’arte murale è soprattutto denuncia di temi sociali, critica politica, e nel caso di Mission, narrazione della storia della popolazione messicana e latino-americana. Ma in un certo modo, con la sua specificità di linguaggio popolare che si sviluppa al di fuori dei luoghi istituzionali per offrirsi alla fruizione gratuita dei passanti, si sovrappone all’assenza di nomi delle strade identificate dalla insignificanza del numero; con la potenza evocativa dell’immagine, che esce dalla sua semplice raffigurazione, veicola messaggi universali, svela personalità inedite, celebra e rende omaggio a figure della politica, della società civile, del cinema, della musica, dell’ecologia, dell’attivismo politico come il salvadoregno Oscar Romero. Il murale più spettacolare ‘Maestra Peace’ ricopre due facciate del Women’s Building, un grande edificio all’interno del quale trovano spazio associazioni che si battono per la parità di genere attraverso l’educazione, l’arte, il sostegno sociale e giuridico. Realizzato nel 1994 da diversi artisti, molti dei quali donne, è un tributo alla forza femminile e costituisce un testamento visivo per i contributi coraggiosi delle donne provenienti da tutto il mondo nel corso della storia.
I cromatismi intensi e carichi di sfumature trasmettono alle raffigurazioni energia e vitalità, riproducendo icone della forza femminile come la dea buddista della gentilezza Quan Yin, la dea africana Yemeyah, dee maya e dee cinesi, e alcune personalità attuali come il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù, la dottoressa Jocelyn Elders pediatra e docente all’Università dell’Arkansas (prima di diventare ministro della Sanità durante l’amministrazione Clinton), la poetessa Audre Lorde impegnata nel Movimento per la liberazione delle donne, lesbiche e gay.
A Balmy Alley, uno dei vicoletti con la più alta concentrazione di murales, nell’esplosione di stimoli e suggestioni visive che riveste ogni cosa che incontra, dai muri alle porte dei garage, c’è un dipinto che infonde calma e serenità. Raffigura una ragazza mentre sorride timida, appoggiata a una porta dischiusa in compagnia di un cagnolino. Indossa un vestito verde, come i giardini di Dolores Park dove ogni domenica del mese si organizza un mercato di beni e di servizi liberi, il “Rally gratuito“; verde come la speranza e la determinazione di migliorare la società, verde come la giovane età che aveva quando correva in bicicletta verso New Orleans per andare incontro alla vita. Il murale è dedicato a Kirsten Brydum, giovane attivista politica che credeva nella possibilità di un mondo senza capitalismo e contribuì alla realizzazione di diversi progetti a San Francisco come Really Really Free, Dirty Dove Infoshop, AccessCafe. Dopo la laurea, nel 2008, decise di viaggiare per gli Stati Uniti con l’obiettivo di scambiare idee su modelli economici e sociali alternativi, dando vita al progetto Collective Autonomy Network (CAN). L’idea di Kirsten era quella di collettivizzare energie e risorse per raggiungere l’autosufficienza attraverso la cooperazione. Il progetto la portò alla ricerca di sistemi alternativi a quelli istituzionali come scuole gratuite, info-shop, guerriglia gardens, collettivi sanitari e progetti impegnati nella creazione di un sistema post-capitalista.
Ma il viaggio di Kirsten si è interrotto a New Orleans, uccisa da un criminale che le ha sparato senza pietà. Aveva solo venticinque anni, troppo pochi per sospendere una vita nel pieno della sua autorealizzazione; i suoi progetti continuano a parlare per lei e a trasmettere le idee appassionate di una volontà giovane e tenace. Il murale di Balmy Alley contribuisce a mantenerne vivo il ricordo.