Elvira Banotti era suna scrittrice, ma prima ancora era stata un’intellettuale e un’attivista politica.
Durante i bollenti anni ’60 fondò, insieme a Carla Lonzi e Calra Accardi, il gruppo “Rivolta femminile” impegnandosi parallelamente al collettivo femminile e femminista “Città sessuale”.
appresentarono un’avanguardia, furono in grado di anticipare in maniera magistrale i punti focali dell’intero movimento femminista, divulgando sostanzialmente questo: “La donna è il soggetto libero nella storia della schiavitù umana, mentre l’uomo rappresenta la memoria organizzata della schiavitù stessa“. A loro si attribuisce la scoperta e l’attuazione dei nodi cruciali dell’intero sviluppo femminista nel panorama italiano, tra le quali le pratiche politiche del separatismo e l’autocoscienza
Non dimentichiamoci che Elvira Banotti è stata co-autrice, insieme a Carla Lonzi e Calra Accardi, alla stesura del Manifesto di Rivolta Femminile, nel 1970. Anno in cui nacqui.
Questo “Manifesto” contiene straordinariamente tutti i ragionamenti d’analisi che il femminismo avrebbe poi fatto propri: riconoscimento del lavoro delle donne come lavoro fertile, l’analisi critica verso l’istituto del matrimonio, la rivendicazione di una sessualità autonoma e scissa dalle richieste maschili, la rivendicazione dell’ esistenza individuale come risultato riservato della propria forza, capacità ed esigenza. Il Manifesto di Rivolta Femminile si apre con le parole di Olympe de Gouges: “Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?”
Stiamo parlando del perno della battaglia italiana per i diritti della donna.
Una battaglia contraddistinta da gesti esplosivi di Elvira Banotti, come quello di occupare la
sede del Manifesto, oppure quello di rovesciare il cesto di ghiande in testa a Tinto Brass durante la manifestazione per la riapertura dei bordelli, fino ad arrivare alla recente battaglia giuridica portata avanti contro la pornografia rivolta alle emittenti televisive private. Nel giugno 2013 dalle pagine del Foglio aveva attaccato duramente la pm Ilda Boccassini per le sue «ossessioni inquisitorie» nei confronti di Berlusconi e il «totalitarismo gay», in particolare Nichi Vendola . Tanto che ne scaturì una polemica con il giornalista e conduttore televisivo Giuliano Ferrara e il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco.
Giuliano Ferrara disse si lei: «Sa essere indisponente come poche persone al mondo».
Tra i libri di Elvita Banotti: La sfida femminile – De Donato, 1971 (che contiene un gran numero di testimonianze sull’aborto e che venne giudicato “delirante” dalla stampa tanto da dichiarare che l’autrice aveva inventato i casi esposti) e l’autobiografia Una ragazza speciale – L’Ortica, 2011 – (che proprio in appendice si arricchisce del Manifesto di rivolta femminile)
Le posizioni estremamente provocatorie sul ruolo della chiesa e sulla sessualità maschile, sono costate molto care a Elvira Banotti: un processo, innumerevoli polemiche e talvolta scarsa solidarietà dalla stessa galassia femminista.
Elvira Banotti: la sua ben congegnata intelligenza, orientata al bello, ma soprattutto al vero.
5 commenti
Buongiorno,
Vorrei segnalare un errore: Il collettivo “La città sessuale” che ha pubblicato a suo tempo anche un piccolo giornale, risale agli anni ´90 (1992-1995 più o meno) e non c´entra nulla con la stagione di Rivolta Femminile degli anni ´70. La città sessuale era un gruppo che si riuniva a Roma, nella sede della Casa Internazionale della donna, counemente chiamato Buon Pastore.
Comunque complimenti per un articolo obiettivo ed equilibrato su Elvira Banotti, persona geniale e scomoda di cui si possono non condivivere molte posizioni sulla politica nazionale, ma che si dovrebbe cercare di ascoltare nella sua produzione riflessiva piu originale che son le analisi femministe sulla società, sulla prostituzione, la pornografia versus la reciprocità nella sessualità.
Sono molto d’accordo con la breve riflessione di Anna Basevi, presente nel suo commento a Imma Cusmai del 24 marzo, a proposito di Elvira Banotti. Invito Anna Basevi a leggere e commentare il mio articolo pubblicato in Dol’s, a cura di Imma Cusmai, “Quello che è giusto” (il titolo è redazionale). Mi piacerebbe molto un suo commento poiché ritengo sintetizzi molto bene il profilo di Elvira scrivendo “si dovrebbe cercare di ascoltare nella sua produzione riflessiva piu originale che son le analisi femministe sulla società, sulla prostituzione, la pornografia versus la reciprocità nella sessualità”. Invito a leggere anche la seconda (più importante) parte del testo, che è stata inserita da Imma Cusmai solo in un secondo tempo in Dol’s, sotto al testo pubblicato, tra i commenti (https://www.dols.it/2014/02/19/quello-che-e-giusto/).
Elvira non ha frequentato la casa internazionale delle donne .
Dopo aver costituito la casa delle donne si è dissociata perchè il gruppo comunista e le lesbiche hanno preso il potere.
Ha costituito la “Citta sessuale” che si riuniva a casaSua.
Al buon pastore ha dato la responsabilità di estromettere chi non era nel Gruppo e ha tentato di portarle in tribunale per la lesione del diritto delle altre donne che non erano nel gruppo .
Purtroppo il giudice era una donna. ho la testimonianza della avvocatessa.Sono il fratello di Elvira depositario di sue idee e documenti. il buon pastore era il Suo cruccio di non aver potuto ottenere gli spazi che gli erano dovuti per le Sue battaglie
“Sputiamo du Hegel” – vi è davvero riuscita Carla Lonzi? avrei dei dubbi solo a giudicare dal suo pensiero estetico sulla finalità dell’arte – il femminismo deve impegnarsi su quel fronte e riuscire, senza compromessi, o non sarà. Sarebbe invece da interrogare ELvira Banotti proprio sul piano dell’estetica, nel senso di una metacritica della sessualità – che lei sembra avere esercitato (come intuisce bene Anna Basevi nel commento del 24 marzo) – da intendersi come “del femminile nell’arte” — See more at: https://www.dols.it/2013/01/07/nel-segno-di-carla-lonzi/#comment-420293
Grazie Anna Basevi per il gradito riscontro sul come ho voluto omaggiare Elvira Banotti e grazie per la correzione.