Quando le donne saranno davvero unite, quando donne e uomini scenderanno in piazza assieme, quando i cittadini, finalmente, si accorgeranno di essere essi stessi lo stato, solo allora, solo l’8 marzo di quell’anno, le mimose, davvero, profumeranno.
Ho chiesto a Thelma, 18 anni tra un mese, un post per l’8 marzo. Non le ho suggerito alcun tema, solo il titolo. Non c’è modo migliore di iniziare questa giornata che con le sue parole.
8 marzo, di Thelma Vita
I Paesi occidentali dovrebbero tenere gli occhi ben aperti e tutelarsi da ciò che, quotidianamente, mina le libertà fondamentali di ciascun cittadino.
“Quando tra gli imbecilli e i furbi si stabilisce un’alleanza, state bene attenti che il fascismo è alle porte” ha detto Leonardo Sciascia.
Ecco, dunque, che quando il furbo ed egoistico arrivismo di chi è al potere fa l’occhiolino al più gretto cattolicesimo, retaggio del Medioevo, la Costituzione è davvero in pericolo e scendere in piazza diventa un dovere.
Qualcosa di analogo sta accadendo in Spagna da quando il ministro della giustizia Gallardòn ha proposto di vietare l’interruzione volontaria di gravidanza.
Diffidate da chi vuole vietare l’aborto per “salvare vite umane”. Se davvero così fosse, perché non spogliare di tanta inutile burocrazia il sistema delle adozioni? Perché non permettere a chi desidera un bambino di averlo, invece di obbligare altre ad improvvisarsi madri?
Quella di abortire è una scelta tutt’altro che semplice, ma va presa dalla donna, senza condizionamenti esterni di nessun tipo.
Lo Stato non può avere in alcun modo potere decisionale ed il solo fatto che nel 2014 in un paese occidentale venga proposta una legge tanto liberticida è indice di pericolo.
Rendere illegale l’aborto significa concedere allo Stato il diritto di intromettersi nella vita privata dei cittadini, determinandone le scelte, un inquietante Grande Fratello, descritto già un secolo fa da Orwell.
Il mio non è un appello alle istituzioni, nelle quali ho smesso di confidare all’età di sedici anni, credo. Il mio è solo un invito all’attenzione, a non sottovalutare nulla.
Lo stato presente di costante emergenza economica ci spinge a lasciare da parte le problematiche esistenziali. In un tale contesto di capovolgimento dei valori, le priorità diventano superfluo ed il superfluo diviene necessario.
Uomini e donne hanno sacrificato la propria vita in nome di un futuro migliore di cui loro non avrebbero certo potuto godere. Noi ora abbiamo una tripla responsabilità: dobbiamo difendere i nostri diritti per noi, per le generazioni future e per coloro che, in nome della sacrosanta Libertà, sono morti.
E’ necessario riportare la persona al centro del dibattito, non l’economia ed è, soprattutto, fondamentale evitare che siano una decina di uomini in cravatta a scegliere per tutti.
Quando le donne saranno davvero unite, quando donne e uomini scenderanno in piazza assieme, quando i cittadini, finalmente, si accorgeranno di essere essi stessi lo stato, solo allora, solo l’8 marzo di quell’anno, le mimose, davvero, profumeranno.