”I NUMERI PRESENTATI IL DAY AFTER LA FORMAZIONE DEL GOVERNO RENZI
di Francesca Maria Montemagno da wister.it
Lo scorso 22 febbraio 2014 ho preso parte al terzo convegno internazionale “Donne e Potere” promosso a Trento dal Centro di Studi Interdisciplinari di Genere presso l’Università di Trento. Proprio mentre viaggiavo in treno veniva rivelata la composizione del Governo Renzi basata sull’equa ripartizione dei ministeri tra uomini e donne. Una composizione che non mi aveva suscitato grossi entusiasmi, forse anche perché inficiata dall’esclusione di due donne che a mio parere avevano fatto la differenza nei 10 mesi precedenti: Emma Bonino e Cecile Kyenge. Ciascuna con la propria storia politica e personale, ciascuna con il proprio stile ma entrambe modelli di leadership al femminile.
Prima di arrivare presso la sede del Convegno, mi sono fermata a prendere un caffè nei pressi del Duomo. Volevo rivedere i passaggi salienti del paper prodotto da Flavia Marzano e Emma Pietrafesa di Wister sulla presenza delle donne all’interno della PAL ossia della Pubblica Amministrazione Locale.
Flavia Marzano ed Emma Pietrafresa hanno avuto modo di analizzare i dati disponibili relativi alla presenza delle donne all’interno delle regioni, Provincie e Comuni. In realtà il dato sui Comuni è stato analizzato sulla base di un campione con più di 50.000 abitanti. Da questa analisi molte sono le evidenze interessanti (potrete cliccare direttamente sul documento qui allegato) ma alcuni dati sono salienti tra cui:
– il 15% di donne sono presenti all’interno delle giunte regionali
– il 13.5% di donne anima i consigli provinciali
– il 16.5% di donne è stata eletta all’interno dei consigli comunali.
– su 8093 comuni soltanto 936 hanno un sindaco donna (11.6%)
Un dato medio pressochè omogeneo nei diversi livelli. Il vero divario in realtà riguarda le regioni del nord rispetto a quelle del sud. Del resto ricordiamo tutti come alle ultime elezioni 2013 nel Molise nessuna donna è stata eletta.
Mentre continuavo a scorrere la scaletta e a visualizzare i dati, commentavo da sola certe evidenze come quelle legate all’analisi delle deleghe. I numeri italiani sono largamente al di sotto delle medie europee e analizzando gli ambiti di delega, si rileva un cluster che non comprende deleghe economicamente rilevanti come quelle ai lavori pubblici, al bilancio, al patrimonio e al commercio. Tutte tematiche che sembrano essere territori esclusivi degli uomini. Del resto l’italica tradizione vuole la donna ottima madre e maestra quindi da elette possono essere delle ottime Assessore al Welfare, alla Cultura e alla Scuola, alla Riorganizzazione, ai Servizi.
Alle 9.00 arrivo in aula dove le organizzatrici si stavano attrezzando per permettere una lectio in streaming. Vengo colpita dalla composizione dell’aula: una platea composta da donne e uomini ma anche tante ragazze avvicinate dalla bravura e dalla capacità di coinvolgimento della Direttora di Dipartimento che al termine della presentazione verrà premiata alla soglia della pensione per il suo impegno.
Alle 11.00 mi trasferisco nell’aula dove si terrà la mia presentazione. Inizio l’intervento e prendo spunto da un’affermazione di una Collega che mi ha preceduta la quale concludeva il suo intervento dicendo che andavano apprezzate le buone intenzioni.
Prendo parola, mi presento e dichiaro subito che non voglio intervenire circa la composizione del nuovo Governo ma che non vorrei leggere di “ministre competenti” o dei loro outfit. No, del nuovo Governo vorrei sentire raccontare le esperienze ma soprattutto i programmi, le azioni per recuperare un Paese in crisi. Dico poi che quando si parla di parità di genere e di rappresentanza di genere, non riesco ad accontentarmi o ad apprezzare le buone intenzioni.
La parità non è capriccio vetero femminista. La parità è la base di una società proiettata al futuro dove è possibile innovare e dare spazio al merito. E’ anche una società dove non è necessario porre l’accento la condotta responsabile di un deputato o di un senatore. E’ una società che tende all’eccellenza e che non spinge il proprio marchio MADE IN ITALY solo per creatività nel risolvere grovigli burocratici.
Espongo i dati e subito arrivano le domande. In fondo in aula nessuno si accontenta della quota del 50%. Tutte e tutti siamo consapevoli che le quote applicate senza metodo e senza programma non aiutano. Sicuramente in una prima fase aiutano un’evoluzione positiva a passo veloce.
In aula siamo tutti e tutte convinte che la vera strada per la parità di genere è fatta di democrazia paritaria: numeri e cifre coniugata al metodo e agli strumenti.
La parità costituisce un valore fondante dell’Unione Europea. Non costituisce un capriccio al femminile. Grazie alla normativa vigente tanto si è fatto grazie ad iniziative come quella di Lella Golfo e Alessia Mosca. La parità è fatta di accesso al lavoro, alla formazione, alla promozione professionale e a eque condizioni di lavoro. La parità è anche monitoraggio dei trattamenti e del dialogo delle parti sociali.
Per me è anche un motivo di crescita: il viaggio nella geografia delle pari opportunità è un viaggio nel talento, nel merito. E’ una passeggiata per riossigenare i polmoni. E’ un viaggio che mi mette in contatto con un’Italia migliore di quella espressa dalla classe dirigente. E ancora una volta mi dico “esiste il tema di genere e il tema di genere generazionale” e con le mie coetanee dovremmo far di più. Adesso.
Ed ecco che ringrazio le Ministre ma anche le WISTER. Ciascuna offre un modello e una possibilità. Possiamo farcela, unite e solidali però.