Le quote di genere nelle istituzioni devono essere il risultato di un rafforzamento del ruolo delle donne nell’economia e nella società
L’editoriale
di Linda Lanzillotta
Care amiche, cari amici,
dopo una settimana di retorica sulla parità di genere è stato accettato il diktat dei partiti per rinviare al 2019 la preferenza di genere alle elezioni europee. PD e FI non hanno accettato di mettere in discussione gli accordi già fatti su chi dovrà essere eletto a maggio. Le donne avrebbero scombinato tutti i giochi.
E così le donne che avevano presentato la legge si sono ritirate in buon ordine. Se ne riparlerà nel 2019. Si abbia però almeno il coraggio di dire la verità e non si contrabbandi questa per una vittoria delle donne che invece hanno dimostrato la loro subalternità alle logiche tutte maschili dei loro partiti.
Questa vicenda mi rafforza nell’opinione che fino a quando le quote di genere nelle istituzioni non saranno il risultato di un rafforzamento del ruolo delle donne nell’economia e nella società, la maggiore presenza delle donne non sarà in grado di esprimere con forza ed autonomia una propria visione della promozione della parità di genere che si realizza innanzitutto con le scelte di politica sociale, economica e di bilancio.
1 commento
Solo che qualora ci fosse già un rafforzamento del ruolo delle donne nell’economia e nella società, non ci sarebbe più alcun bisogno di discutere di quote di genere, perché a quella realtà mutata corrisponderebbe anche un mutamento nelle scelte politiche e in particolare elettorali. Mi sembra la storia del gatto che si morde la coda: giriamo intorno al problema ma non riusciamo a trovare il modo di risolverlo.