Se l’azienda di famiglia non ha eredi maschi chi se ne occupa sono …le donne.
Come succede a Mara ed Elisa Meroni, terza generazione di una dinastia imprenditoriale lombarda, le Serrature Meroni, nata nel ’45, storicamente in mano agli uomini di famiglia e che oggi torna pienamente in mano ai Meroni, ma femmine.
Crescere bambine nell’azienda che fu del nonno e poi del padre, con le operaie che facevano da amorevoli tate. Poi vedere il tutto allontanarsi – per varie vicende societarie. E infine tornare in sella, riacquistando le proprie quote, orgogliose del nuovo progetto studiato insieme a una compagine innovativa e mettendosi al lavoro per partecipare a un rilancio che si prospetta pieno di sfide ma anche di promesse. Succede in Brianza: succede alla Serrature Meroni, la storica azienda leader nel mondo delle serrature. Succede a Mara e Elisa Meroni, la terza generazione di una dinastia di seri imprenditori lombardi: due giovani donne che rientrano, piene di determinazione, dalla porta principale.
Serrature Meroni, la cui quota di maggioranza è stata per dieci anni nelle mani di un fondo di Private Equity, è stata acquisita da una compagine mista formata dalle due sorelle Meroni, insieme a un gruppo di lavoratori e manager dell’azienda e a un partner thailandese, strategico per l’acquisizione di quote di mercato in Oriente e nel Sud Pacifico.
“Quello che stiamo vivendo è un momento pieno di entusiasmo e di orgoglio. Riacquisire peso nell’azienda familiare e poterne pensare lo sviluppo a livello imprenditoriale, senza i limiti del breve termine che impone il business legato alla finanza, ci riempie di nuovi stimoli”, racconta Mara Meroni. “Il progetto di rilancio si concretizza con le persone che lavorano in azienda. Con alcuni di loro siamo cresciute. Rinsaldare il rapporto con l’azienda e con le persone avrebbe fatto di sicuro la gioia di nostro padre” conferma Elisa Meroni.
Già perché la lunga storia di Serrature Meroni, fondata nel 1945 e che oggi vive una tappa felice, è una storia di lavoro e di persone. Una storia in cui il rispetto ha una parte importante. Se così non fosse non ci sarebbero ancora oggi in azienda persone che ci lavorano da decine di anni, né sarebbe pensabile che i figli dei dipendenti di allora, insieme alle figlie dei “padroni” di allora, si mettessero fianco a fianco per prendere le redini dell’azienda e inaugurare una nuova vita virtuosa. Tutt’altra Brianza rispetto a quella del Capitale umano di Paolo Virzì, che qualche mese fa ha scatenato polemiche per la visione altamente negativa che dava del mondo del lavoro e dell’imprenditoria brianzola.
“Se chiudo gli occhi e penso alla mia infanzia in azienda, mi vengono in mente subito gli odori e i rumori: odore di olio, grasso e prodotti per la pulizia e lucidatura di ottone, il frastuono delle linee di montaggio in movimento e delle tante persone in fermento nei reparti.” Nella vita di Mara e Elisa Meroni l’azienda di famiglia, prima di essere il luogo di lavoro e la “creatura” del padre (e prima ancora del nonno), è stato una specie di curioso campo-giochi, un luogo pieno di stimoli dove entrare in contatto con il mondo, con la gente. Non sono passati molti anni da quando scorrazzavano per la fabbrica, prendendo componenti per creare collane o usarli nei loro giochi, oppure da quando stavano sedute sulle ginocchia delle operaie premurose. Elisa e Mara sono ora due donne giovani – 31 e 33 anni rispettivamente – ma sembra passato un secolo da allora. Ora partecipano quotidianamente e attivamente alla vita dell’azienda, grazie a un’operazione che ha davvero dello stupefacente e che rappresenta una felice anomalia nel panorama italiano.
“È molto importante per noi raccogliere l’eredità di nostro padre e prima di nostro nonno con l’obiettivo di dare all’azienda nuovi stimoli, forti della qualità dei prodotti e di un marchio ancora oggi fortissimo nel mercato italiano ed estero. Meglio ancora se nel fare questo riusciamo ad attualizzare la sua immagine, portandola da quella di una “vecchia e stimata signora” a quella di una “giovane intraprendente e innovativa.” Sottolinea Mara Meroni. In effetti il buon nome di Serrature Meroni non è mai venuto meno, sin dai tempi in cui Giulioandrea Meroni, il nonno, aprì a Lissone la piccola officina che sarebbe presto divenuta fabbrica, spostandosi a Nova Milanese.
Mente creativa e volano dell’azienda, capace di intuire e innovare, Giulioandrea Meroni prese subito a viaggiare. Da ogni viaggio tornava con una scoperta, un’idea, una conoscenza: dalle prime visite a Colonia, ancora devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, a quelle in Egitto (lì nacque l’idea dell’elefantino ora incluso come M nel marchio). La rete di conoscenze intessuta grazie alle sue abilità e ai suoi viaggi, ha dato vita a numerose iniziative e collaborazioni in tutto il mondo. In occasione di un viaggio in Canada, Giulioandrea ebbe l’intuizione che rivoluzionò la sua azienda: un accendisigari a pulsante trovato sulla scrivania del suo amico Aaron Fisch, gli ispirò il meccanismo PremiApri cuore di tutti pomoli ancora oggi e il famosissimo pomolo Nova, emblema di Meroni, premiato con il Compasso d’Oro e esposto nella collezione del Museo del Design di Milano.
Negli anni ’80 la guida di Serrature Meroni passò il testimone ai due figli maschi (e non a quelle femmine: le donne, in quegli anni, erano estromesse da un mondo che era ancora esclusivamente maschile). Il padre di Mara e Elisa, Gersam Meroni, diventò così amministratore delegato, e si dedicò alla sua grande passione: la tecnologia, la ricerca e lo sviluppo. Ancora oggi molti brevetti dei prodotti venduti in tutto il mondo sono depositati a suo nome. Fu questa attitudine all’innovazione e l’applicazione delle nuove tecnologie che fece di Meroni una piccola azienda modello, tra le prime a introdurre le linee di produzione automatizzate e i robot a supporto del montaggio manuale.
Nei primi anni 2000, per questioni amministrative, Gersam si trovò a dover fare un passo indietro dalla gestione ordinaria, restando però in Consiglio d’amministrazione. “Ricordo che in quella occasione (a sorpresa) gli fu consegnata una lettera dalle signore della produzione, che lui chiamava affettuosamente le “sue donne”. La lettera, nata dal rammarico di non vederlo più quotidianamente impegnato in azienda, racchiudeva parole intense e commuoventi, segno di un lungo rapporto cordiale, di fiducia e stima reciproca. La conserviamo tra i più cari ricordi legati a nostro padre” – sottolinea Elisa Meroni.
Oggi che di nuovo due Meroni hanno un ruolo attivo, quella frattura è finalmente sanata. E che siano due donne non è un fatto povero di significati, anche se loro stesse tendono a minimizzare e normalizzare l’evento. Non c’è nessuna aria di rivincita nelle loro parole. “La nostra famiglia” – racconta Mara – “per impostazione ereditata dal nonno e per mentalità normale per quegli anni, ha sempre prediletto i figli maschi come naturali eredi dell’attività. Nonostante ciò il destino ha portato a una terza generazione tutta al femminile. Ormai le donne in ruoli importanti sono tante, non sono più figure mitologiche e rare. Quindi penso che non esistano più le “donne imprenditrici”, ma gli “imprenditori donne” solo per categorizzare e non per distinguere.
“È vero” – puntualizza Elisa. “La professionalità femminile si sta diffondendo in tutti i settori e a tutti i livelli, sia nelle aziende che nella vita politica mondiale. Per noi è un grande riconoscimento come giovani donne partecipare a questo momento di trasformazione aziendale. Sono orgogliosa di essere una donna Meroni e spero che il tempo permetterà a me e mia sorella di dimostrare quanto valiamo.”
Con Mara già operativa in azienda a seguire il marketing e la comunicazione ed Elisa presto di supporto all’import estero e all’ufficio tecnico commerciale, c’è da star certi che il futuro di Serrature Meroni sarà rosa. E non solo perché sono donne.