Vittoria inaspettata di una donna alle amministrative francesi: Marine Le Pen anche se a contendersi la vittoria erano in tre.
Sfide così incuriosiscono, entusiasmano, coinvolgono. Soprattutto fanno riflettere.
Il riferimento è all’esito non tanto inaspettato delle elezioni amministrative francesi, dove le donne hanno davvero trionfato.
Se a Lille la socialista Martine Aubry è riuscita ad aggiudicarsi la prima tappa nella corsa alla carica di primo cittadino locale con il 34% dei voti (nella volata finale dovrà vedersela con i candidati di destra e di estrema destra), a Parigi il ballottaggio è invece tutto al femminile.
Per la poltrona di sindaco si scontreranno infatti due donne molto diverse tra loro ma con un fermo obiettivo comune: restituire la Ville Lumière alla suo antico splendore.
E se l’algida 41enne di origine polacca Nathalie Kosciusko-Morizet – esponente dell’UMP e attualmente al 35% delle preferenze – non ha nascosto la priorità assoluta di “rimettere la cultura (che in città occupa il 10% della forza lavoro) al centro della capitale, perché sta perdendo la sua centralità sul piano internazionale”, la socialista andalusa Anne Hidalgo, classe 1959 e forte favorita con il 37% dei consensi insiste sul principio in base al quale “la cultura è un vettore di dinamismo economico, di innovazione e di legami sociali”. Nel desiderio condiviso di “valorizzare la nostra memoria comune” è implicito il tentativo di riposizionare Parigi nel dovuto ambito del network che, a quanto pare, includerebbe grandi metropoli culturalmente elevate a livello globale del calibro di New York, Londra, Delhi, Sao Paulo.
Nessun accenno a Roma, purtroppo. Che tra l’altro è l’unica città gemellata con Parigi.
Nulla però avviene per caso: e anche su questo dovremmo porci qualche interrogativo.
E’ davvero la prima volta nella storia della République che la poltrona all’Hotel De Ville verrà al di là di ogni ragionevole dubbio occupata da un’esponente del sesso femminile e la lotta si prospetta quindi agguerritissima e al tempo stesso altamente appassionante.
E non è la sola in atto. In tutta la Francia sta in effetti trionfando anche un’altra temutissima virago, Marine Le Pen. Il suo Fronte nazionale ha infatti primeggiato nel Sud del paese, conquistando il primo posto in località del tutto imprevedibili. Sul piano nazionale strappa il 5% dei voti: un risultato tutt’altro che trascurabile, visto che le candidature di esponenti dell’estrema destra hanno interessato solo 600 comuni sugli oltre 36mila coinvolti.
“E’ una vittoria straordinaria” , ha subito esordito Le Pen. “Oggi i francesi si sono ripresi la loro libertà. Socialisti e destra UMP? Per noi non cambia niente, non ci alleiamo con nessuno. L’uno e l’altro fanno la stessa politica, le stesse cose”.
Un successo davvero schiacciante, quello di Marine. Un successo che suo padre Jean-Marie, nella sua lunga carriera politica, ha sognato invano senza mai riuscire a concretizzare.
Lei invece ce l’ha fatta e dopo l’avventura delle elezioni amministrative si prepara ad affrontare la battaglia campale delle consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Dove si augura di stravincere caricando l’onda spiccatamente antieuropeista che si sta espandendo un po’ ovunque in seno all’Ue.
Sebbene non abbia molte chances di conquistare l’alloro vero e proprio, almeno in termini percentuali, è indubbio che il suo messaggio abbia già in qualche modo inciso profondamente le coscienze popolari d’oltralpe. Da alcuni sondaggi è persino emerso che indipendentemente dalle singole scelte compiute alle urne, i francesi sembrano interessati alla figura di Marin Le Pen. Forse per la sua carica travolgente, forse perché è in grado di parlare alle masse con il cipiglio di chi sa quali tasti sfiorare per risvegliare il risentimento generale che serpeggia in Francia così come in altre zone d’Europa. Fatto sta che ora il “fenomeno” Marine ha largamente superato i confini nazionali , tanto che di lei si occupano anche i maggiori quotidiani esteri.
Probabilmente ciò che in Italia stupirà maggiormente (qualcuno alzerà sdegnosamente il sopracciglio) resta il fatto che sia una donna.
Eppure dovrebbe essere noto quanto, in merito alla parità di genere, la legge francese sia decisamente più pregredita rispetto a quella nostrana.
E’ del 23 luglio 2008 l’emendamento costituzionale che modifica l’articolo 1 della Costituzione (risalente al 4 ottobre 1958) in questi termini: “La legge riconosce alle donne e agli uomini il medesimo diritto di accesso ai mandati elettorali, alle cariche elettive, alle responsabilità professionali nonché sociali”.
E mentre la Francia resta il primo paese al mondo dotato di una legislazione mirata a garantire nero su bianco (verba volant, scripta manent, dicevano gli antichi) pari dignità politica a entrambi i sessi, l’Italia può come al solito limitarsi a osservare, da spettatrice passiva. E magari sforzarsi di assimilare elementi utili per riuscire a compiere, finalmente,
qualche umile, timido passo in avanti.