Paola Diana, di PariMerito parla nella sua intervista di responsabilità sociale e meritocrazia. Questi i due valori che donne e uomini oggi dovrebbero seguire.
Lo afferma Paola Diana. Padovana del ’75, dopo il Liceo classico “Tito Livio” a Padova, si laurea in Scienze Politiche all’Università di Bologna e consegue un Master in Comunicazione e Relazioni Pubbliche ad Alma Graduate School. Inizia subito a lavorare con il Professore Filippo Andreatta per coordinare il Think tank Governare durante la campagna elettorale del Presidente Prodi. Continua a lavorare con lui per iniziative culturali e politiche per 4 anni e mezzo, finché viveva a Bologna. Ora vive a Roma ed è mamma di due figli meravigliosi.
Ci parli di PariMerito? Perchè quando è nato?
Ho fondato PariMerito nel 2006 insieme ad un’amica giornalista, Marina Caleffi, per poter dare il nostro contributo di attiviste politiche sui temi a noi cari, quali l’affermazione della meritocrazia e delle pari opportunità, l’empowerment femminile e la promozione del principio di diversity.
La nostra associazione è da sempre in rete con tutte le associazioni femminili italiane perché sostengo fermamente la necessità di fare rete. Mi rivolgo da sempre anche agli uomini, quelli che definisco illuminati, perché senza una solidarietà forte fra i generi, non vi è speranza di miglioramento per la nostra società, che soffre di un’arretratezza culturale non più accettabile.
Poi sei passata a Nanny & Butler? Cos’è e come è nata a questa idea?
Nanny & Butler è un’agenzia di lavoro, specializzata in ricerca e selezione di figure professionali che lavorano in famiglia e si rivolge a una clientela sia nazionale che internazionale. Abbiamo una sede a Roma e una a Londra, più consulenti sparse in vari Paesi. Selezioniamo e formiamo, tramite la nostra accademia, tutte le migliori figure professionali come tate, puericultrici, chef, maggiordomi, assistenti personali, house manager.. L’idea è nata dalla mia esigenza di madre di trovare una tata madrelingua inglese professionista per i miei figli. Da questo bisogno primario e dallo studio del settore nel Regno Unito e del mercato italiano, ho sviluppato la mia idea imprenditoriale, che è in pieno sviluppo ed è leader del settore in Italia.
Credi nell’educazione dei giovani? L’educazione dei giovani è fondamentale. Sono il nostro futuro e abbiamo il dovere morale di offrire loro gli strumenti adeguati per comprendere la realtà e la società liquida nella quale dovranno vivere, confrontandosi con un mondo del lavoro sempre più complesso e precario e una realtà politica in continuo mutamento, che fatica a dare risposte adeguate. Il sapere è potere.
Che ne pensi dello stato di quella attuale? Purtroppo i tagli alla scuola pubblica italiana, fatti dei Governi precedenti, hanno reso le nostre scuole più deboli e meno efficienti. La scuola va supportata di più e meglio, gli insegnanti virtuosi devono essere premiati e devono essere insegnate in modo eccellente materie fondamentali come la lingua inglese, l’informatica e l’economia. Ritengo sia necessario anche inserire dei corsi di Educazione Affettiva al fine di educare i nostri ragazzi, fin da piccoli, a rispettare le donne e a relazionarsi con loro alla pari, soprattutto in campo affettivo. In un Paese come il nostro in cui i femminicidi sono all’ordine del giorno, un serio programma di prevenzione è importante.
Le donne sono le più ‘educate’ ma non sempre quelle che hanno i posti migliori? Le donne hanno risultati eccellenti, sia nelle scuole primarie e secondarie, sia all’Università. Una volta che si affacciano sul mondo del lavoro sono costrette a subire una serie di discriminazioni striscianti che, di fatto, ne limitano le pari opportunità di affermarsi nel mondo del lavoro. Parlo di dimissioni in bianco forzate, in caso di maternità, di disparità salariale con i loro pari grado uomini, di nomine ai vertici fatte in base a relazioni amicali e non a meriti reali, che tengono fuori le donne dalle stanze dei bottoni. Quando sento dire che le quote di genere non servono e sono dannose, mi vengono i brividi. Se il nostro Paese fosse meritocratico, non avremmo bisogno di niente, altro che quote, saremmo ai vertici ovunque. Ma proprio perchè il nostro Paese soffre di nepotismo, corruzione, imprenditoria relazionale, familismo amorale e maschilismo, non possiamo permetterci di non usare quella medicina amara, ma efficacissima, che sono le quote di genere. Se il malato è grave, non lo curi con una tisana, gli fai una terapia d’urto. L’Italia è un malato gravissimo.
Che ne pensi dei convegni e meeting “men only”? Che valori sessisti vengono trasmessi alle giovani generazioni?
I convegni “men only” sono un obbrobrio e lo specchio di quella società arcaica e patriarcale che dobbiamo sconfiggere. Il mondo si è evoluto, le democrazie occidentali hanno scoperto che non possono fare a meno del sapere e dei talenti delle donne. Innumerevoli studi hanno certificato che la “diversity”, la presenza di donne ai vertici di società ed istituzioni, comporta aumenti di fatturato e miglioramenti notevoli. I convegni che non tengono conto di questi fattori sono errati, perché ripropongono valori obsoleti. Dare voce e luce solo agli uomini crea un danno sia per le donne che non vengono invitate come relatrici, sia per quelle che, dalla platea, assistono al convegno e vengono private dei modelli di riferimento femminili, i “role model”, che sono indispensabili per sviluppare le loro ambizioni e le loro aspirazioni. Chi organizza e chi partecipa a convegni del genere ha una responsabilità enorme. Purtroppo l’ignoranza e il menefreghismo sono tali, che solo in pochi si rendono contro delle implicazioni e dell’impatto che questi convegni hanno sulla nostra società. Io ho deciso da anni di non partecipare e di non andare ad ascoltare convegni di tal fatta.
Come per esempio il convegno rivolto ai giovani liceali di 28 scuole italiane, organizzato dall’Osservatorio Giovani Editori per il 23 Maggio nel quale i relatori sono tutti uomini?
Non appena sono venuta a conoscenza del Convegno “Young Factor” e ho visto il panel dei 20 relatori, tutti e solo uomini, mi sono sentita male. Leggendo che il convegno era rivolto ai nostri giovani liceali, sono inorridita ed ho subito raccolto le forze di tutte quelle Associazioni che da anni si battono per promuovere le pari opportunità nel nostro Paese. Insieme abbiamo interpellato il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che ha condiviso la nostra protesta e che si aspetta dall’Osservatorio un cambio di passo e un’inclusione sostanziale di donne relatrici. Vi sono molteplici nomi di peso che l’Osservatorio potrebbe e dovrebbe prendere in considerazione al fine di offrire alle nostre giovani quei modelli di riferimento che saranno loro indispensabili per affrontare a testa alta il mondo del lavoro che le attende. Noi vogliamo che le nostre giovani diventino le future Governatrici della Banca d’Italia, le future banchiere, le future Amministratrici Delegate e perché ciò avvenga dobbiamo iniziare a cambiare la cultura dominante. Se ad oggi tutti i vertici di questo settore sono uomini, non è un caso, non è perché sono i migliori, è solo perché avevano meno concorrenza e perché le nomine venivano e vengono fatte su basi relazionali e perché simile chiama simile. Confido che l’Osservatorio comprenda la responsabilità sociale che si unisca a noi per migliorare la nostra società in nome delle pari opportunità e della meritocrazia, quella vera.
1 commento
Pingback: Per una società responsabile e realmente democratica : WISTER