”Pupa” un libro di Loredana Lipperini che può salvare i bambini.
Ma tra anziani e bambini c’è poi questa grande differenza?
Può accadere che prendi un libro ricevuto in dono, lo posi sul tavolino accanto al divano, in attesa di avere un po’ di tempo per leggerlo, e nel frattempo tuo figlio di 13 anni ti dica “Bello quel libro, proprio bello“.
Perchè lui se l’è preso il tempo, appena ha visto quel bel Quaderno quadrone dai colori tenui, lo ha preso in mano e ne ha sfogliate le pagine tra illustrazioni evanescenti, e si è seduto a leggere.
”Cosa ti è piaciuto?” – chiedo invidiosa?
“Che le cose possono cambiare” – ha risposto.
Mi piace questa risposta, e mi prendo anche io il tempo.
I disegni sono bellissimi e lo sono anche le parole. Così conosco Pupa, un’anziana signora in jeans e maglione blu a collo alto; entro nella sua casa e nella sua vita fantastica, mi siedo accanto ad Adele, la bimba che le fa compagnia, incontro un cammello e un gatto magico dal pelo rosso.
Perché Pupa ama raccontare storie in un mondo in cui, dal 2020, leggere fiabe è proibito per legge e i bambini si guadagnano uno stipendio tenendo compagnia agli anziani che li assumono come Nipoti sostituti.
Pupa non è niente di ciò che Adele ed io ci aspettiamo, in questo libro insolito dal formato insolito, con parole insolite.
Pupa non passa i pomeriggi davanti alla tele né vuole sfogliare album di vecchie foto. Pupa è creativa e trascorre il suo tempo a ritagliare, incollare, costruire oggetti incredibili e narrare ai bambini le sue avventure di quando era bambina e prima del coprifuoco suonava una sirena che sembrava “l’ululato di un vecchio lupo ferito”.
E allora penso a me che qualche anno fa ho intervistato tante persone anziane che ricordavano infanzie faticose e in quelle cucine e in quei salottini sono tornata bambina e tante cose mi sono apparse diverse, proprio come ad Adele, diverse dalle vite che credevo.
E penso a me che dico alla maestra di mio figlio che non sono i bambini a dover andare alla casa di riposo a leggere poesie ai vecchi, ma sono i vecchi a dover entrare nella scuola a raccontare le loro poesie, le loro storie, a costruire, seminare, affinché l’incontro non sia un dovere ma un diritto, un’occasione in cui l’ascolto si trasformi in un inaspettato piacere.
E allora chiedo, chiedo ancora a mio figlio che mi spieghi meglio cosa racconta questo libro e lui si concentra per farmi capire bene:
“Dice che i bambini devono sperimentare, e una volta che hanno provato le proprie emozioni possono valutarle in funzione dei consigli degli adulti ma senza farsi degli schemi precisi sul futuro. E poi che tra anziani e bambini non c’è poi questa grande differenza, ci sono dei bambini noiosi e degli anziani che non sono noiosi per niente”.
E allora io segno, mi faccio un appunto sull’agenda, perché ahimè mi scordo tutto e il giorno dopo lo voglio andare a comperare, lo voglio anch’io regalare questo libro che accende la curiosità e dà gioia, che “salva i bambini -come dice la prefazione- dalla tristezza di sapere già come andrà a finire la storia. La vita”.
La collana Quaderno quadrone ha vinto il premio Andersen 2014 per il progetto editoriale.
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