La nuova imprenditoria cresce. Aziende diverse, una stessa spinta: creare impresa.
da tipitosti.it
Ventisei imprenditori, ventisei idee di business, ventisei imprese. Dal sociale al coworking, dal gaming al crowdfunding, dalla pubblicità al mondo del lavoro: aziende differenti, che partono da esigenze o da intuizioni diverse, che nascono da chi ha una forte esperienza professionale o da chi è giovanissimo e sente crescere la voglia di creare un’impresa, perché non c’è tempo da perdere.
Dove puoi trovarli? Nel libro di Jessica Malfatto, intitolato: “Viaggio nella nuova imprenditoria” e pubblicato di recente da Historica, scritto per dimostrare che esiste un’Italia creativa, dinamica, intenzionata a non mollare.
“Le chiamano startup – spiega Jessica, giornalista, blogger – ma sono aziende e così vogliono essere riconosciute. “Startup” è una fase della vita di un’impresa, quel periodo di lancio, il momento iniziale, in cui si accende il fuoco e si continua ad aggiungere legna per far crescere la fiamma. In realtà sono creature imprenditoriali e idee diventate progetti concreti. “Perché in Italia, come dicono i protagonisti del ‘viaggio’, è ancora possibile fare impresa”.
Atooma, Starteed, Talent Garden, Piano C, Mosaicoon: sono questi alcuni degli attori di questo percorso che cerca di raccogliere storie, passioni, difficoltà e obiettivi di ventisei nuovi imprenditori.
“Viaggio nella nuova imprenditoria” , fa sapere Jessica, “nasce soprattutto da una grande curiosità. Curiosità per il mondo della nuova imprenditoria, dei nuovi modelli di business e dall’interesse nei confronti delle storie di persone, soprattutto giovani, che hanno avuto la capacità e il coraggio di creare qualcosa di davvero concreto. Tutto è partito quasi un anno fa, nell’estate del 2013, e l’editore Francesco Giubilei, di Historica, aveva deciso di abbracciare subito questo progetto: ho iniziato a selezionare, incontrare e intervistare i 26 protagonisti del libro. Da luglio a ottobre ho raccolto i loro racconti, le loro esperienze imprenditoriali, le loro idee e opinioni, cercando di toccare più settori possibili, dal gaming al crowdfunding, dall’ambito legato alla salute al mondo del lavoro. Per me ha rappresentato un viaggio e ogni tappa è stata un’occasione per conoscere da vicino una nuova realtà imprenditoriale, sotto diversi punti di vista. La difficoltà maggiore ha riguardato la selezione di un numero limitato di imprese che rappresentano o hanno delle potenzialità di rappresentare un’eccellenza. L’idea, subito, è stata quella di cercare di coprire differenti settori, di informarsi, capire, andare a toccare con mano delle ottime realtà imprenditoriali. I criteri di selezione si sono basati, quindi, su ore e ore trascorse a leggere, chiedere consigli a esperti del settore, cercando di incontrare i singoli imprenditori e di parlare con loro dei loro progetti. Ovviamente questo libro non racchiude tutte le eccellenze della nuova imprenditoria italiana e non ha le pretese di fare qualcosa di simile: lo dico in totale trasparenza, sono rimaste “fuori” moltissime realtà che stanno dimostrando di essere molto, molto valide. Posso fare alcune esempi, come CircleMe, Sportboom e AdEspresso”.
In questo Paese, dunque, si può ancora sperare?
Se non si potesse più sperare, questi giovani 26 imprenditori, ora, non sarebbero qui, in questo Paese, e alcuni di loro non avrebbero avuto gli ottimi riscontri che stanno avendo. Ma non solo. In Italia ci sono innumerevoli esempi di realtà con grandi potenzialità, che nascono ogni giorno. Nessuno dice che sia facile e, senza dubbio, chi sottolinea che non c’è speranza in Italia ha delle motivazioni forti che lo portano a fare questa affermazione. E chi abbandona questo Paese per cercare delle possibilità migliori all’estero lo fa spinto da una necessità reale. Così come chi vuole dare vita a un’impresa e lo fa, fuori dall’Italia, perché vuole allontanarsi da una pressione fiscale esagerata, da una burocrazia che rallenta le dinamiche e da un sistema spesso statico.
Cosa consigli ai giovani che vogliono emigrare?
Probabilmente non rappresento la persona migliore a cui chiedere un consiglio. Io, infatti, ho scelto di restare in Italia. Per sfida, per necessità, perché voglio provare a realizzarmi qui, perché credo che questo Paese, in fondo, abbia ancora delle risorse importanti. Però, se dovessi pensare di consigliare qualcosa a un amico o a un’amica che ha voglia di emigrare e ha le possibilità e le condizioni per farlo, direi di farlo, prima possibile, perché credo, al di là di tutto, che un’esperienza fuori dal nostro Paese possa dare tanto, non solo in termini professionali, ma anche umani, ma di non abbandonare l’idea di tornare in Italia, anche dopo diversi anni, con un bagaglio ancora più ricco.