Villa San Giovanni in Tuscia – Un paesino tranquillo della Tuscia, l’antica Etruria.
Un nome lungo lungo per un piccolo borgo di 1100 anime dicui 400 stranieri, in prevalenza rumeni occupati in agricoltura.
Sembra un paesino uscito da un film in bianco e nero di De Sica, ma con la nota di colore degli innumerevoli vasi di fiori che delimitano tutte le stradine e le case, ordinati in fila indiana, rigogliosi e curati, che fanno da contrasto ai grigi muri di tufo.
Un solo ristorante e un circolo Enal dove si mangia bene con pochi euro, una ventina di posti a sedere in un ambiente dove non manca gentilezza e cordialità, anche di chi entra per una pizza da asporto e scambia due chiacchere con i “forestieri”.
Pochissimi i negozi, lo stretto necessario per gli abitanti, le strade attraversate da qualche cane, i gatti che si rosolano al sole.
Il palazzetto comunale ha tre finestre che la sera si illuminano: una di rosso, una di bianco e una di verde, a ricordare che la nostra bandiera ha ancora un valore.
Non ci sono Carabinieri, né Polizia Urbana, li mandano dai paesi limitrofi quando servono.
E a Villa San Giovanni in Tuscia non servono, non ricordano episodi di cronaca, di giorno si lascia la porta aperta. Anche con gli stranieri la convivenza è serena.
Ci sono il Duomo, alcuni mosaici di epoca romana in una strada a testimonianza che il paese
sorge sui resti di una villa del III° secolo D.C. e nelle vicinanze ci sono necropoli etrusche.
Tuscia si riferisce agli etruschi che in questa zona si erano stanziati.
Una indagine di alcuni anni fa comparò i volti raffigurati di etruschi (statue, mosaici, pitture) a quelli della popolazione autoctona attuale e trovò molte somiglianze disarmanti.
Un posto semplice, di quella semplicità che racchiude tutto, tutto quello che serve a vivere serenamente.