Sapersi orientare e saper viaggiare: le donne grandi esploratrici, archeologhe e geografe.
di Nuria Kanzian
E’ di uso comune dire che le donne non sanno leggere le carte geografiche e le cartine stradali. Sarà vero? Quello che sappiamo è che la donna è stata spesso emarginata dagli istituti di ricerca e dall’università e che non aveva i diritti di studio. A dispetto di tutto ciò molte grandi esploratrici si sono fatte conoscere e ci hanno lasciato le loro potenti memorie e testimonianze in un mondo che cambia e che ci fa riflettere sulle differenze di genere.
Mary Somerville, a fine Ottocento scrisse un famoso trattato di geografia e già prima di lei Anna Maria Sybilla Merian (1647-1717), famosa pittrice e naturalista tedesca, possono a ragione essere considerate simboli delle donne esploratrici.Ida Pfeiffer, nata a Vienna nel 1797, madre di due figli a quarantacinque anni cominciò a viaggiare in tutto il mondo, scrivendo tredici diari, tradotti in sette lingue, ricavati dagli appunti che ogni notte scriveva a matita per raccontare la giornata appena trascorsa.
Nessuna di loro, tuttavia, ha avuto l’onore di dar nome a una delle nostre strade.
L’odonomastica è stata un po’meno ingrata con le archeologhe, che hanno contribuito con la loro competenza e il loro impegno alla ricerca: alcune di queste sono state Marianna Candidi Dionigi (1756-1826), Ersilia Caetani Lovatelli (1840-1925), Hilda Petrie (1871-1956) e Harriey Boyd (1900) prima donna che diresse uno scavo archeologico.
Ricordiamo più di recente Alessandra Vaccaro (1940-2000) che è stata esperta in conservazione e restauro archeologico, archeologa per il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali e, a livello internazionale, ha servito l’UNESCO come esperta del patrimonio culturale mondiale. E’ stata rappresentante per l’Italia della AGESA (Atelier de Gestion des Sites Archèologique) ed è stata membro del Bureau du Conseil de la Cooperation Culturelle (BDCC) per il Consiglio d’Europa.
Soltanto la prima delle quattro, tuttavia, ha trovato spazio su diverse strade del Lazio (Ferentino, Lanuvio, Roma…).
Molte le viaggiatrici del Novecento.
Alexandra David (1868-1968) è stata una scrittrice anarchica che a cent’anni raggiunti voleva ancora far rinnovare il suo passaporto! Prima europea a raggiunger Lhasa, capitale del Tibet, viaggiò con un ragazzo quattordicenne che poi adottò. Le sue testimonianze che ci sono arrivate sono preziose per molti versi e vogliamo tra le altre cose ricordare ciò che trascrisse sull’influenza dei Britannici nel Tibet che, a parer suo, “…lasciavano entrare solo soldati o mercanti inglesi…”.
Helen Thayer è stata invece la prima donna a raggiungere il Polo Nord magnetico in solitaria (1988) a 50 anni, età in cui si cerca la sicurezza e la sedentarietà. Di origine neo zelandese viaggiò con il suo fedele cane Charlie per 27 giorni la propria slitta senza ricevere alcun tipo di aiuto esterno.
La lista sarebbe ancora lunga…
Anche Mary Kinglsey (1826-1900), Freya Stark (1893-1993), Nelly Bly (1864-1922) o Harriet Chalmesrs Adams (1875-1937), si sono distinte in coraggio e talento nel muoversi in regioni non facilmente raggiungibili e si sono districate, sebbene con tante difficoltà, nei più remoti angoli del mondo, lasciandovi un segno ancora tangibile.
Soltanto Freya, ad Asolo, ha conservato la memoria toponomastica nella omonima villa, che ospita oggi un parco archeologico.Mi fermo qui, per evitare noiosi elenchi, ma appare fin d’ora ben chiaro che la donna non è mai stata pigra o inadatta alle esplorazioni, sia per mare che per terra.
Quali sono dunque le caratteristiche di chi sa viaggiare?
Quelle che contraddistinguono una viaggiatrice sono lo spirito di adattabilità, la duttilità nell’apprendimento di nuove culture e delle lingue, lo spirito d’intraprendenza e di comunicazione. Le donne sono inoltre interpreti sensibili dei climi e del paesaggio che cambia, della capacità di conoscere e analizzare la natura in tutte le sue forme (vedi anche tra le altre la filosofa Ipazia, che ha studiato i misteri dell’universo e la scienziata fiorentina Margherita Hack che si è occupata di cosmologia e astrofisica).
Esempi che insegnano ad attraversare con rispetto e attenzione Paesi e culture.
Proprio per questo sarebbe sensato dedicare loro strade, piazze, giardini…
2 commenti
Certo che non si finirebbe mai. Le donne hanno spaziato in tutti i settori e sempre con successo!
Pochi conoscono il viaggio intorno al mondo di Rose de Freycinet sull’Uranie, 1817-1820
Colta, curiosa, aperta, si traveste da marinaio per accompagnare il suo “amico”, come lei definisce suo marito Louis, un grande marinaio e comandate della prima spedizione della restaurazione.
Su una gabarra di 36mt, tra rozzi marinai ed eclettici studiosi.
Il naufragio dove sopperisce al marito ammalato.
Ha scritto un diario, scomparso e da me ritrovato, tradotto, commentato con un saggio storico su Rose e il viaggio. https://www.frangente.com/libri/4976-art-Rose_de_Freycinet_Una_viaggiatrice_clandestina_a_bordo_dellUranie_negli_anni_1817-20.htm
Più dettagli sul mio sito.
Posso definirmi il massimo esperto di rose e del viaggio.