Dalla Filosofia era affascinata ma mancava quella carica che spinge a perseguire un fine con entusiasmo ed energia.
da tipitosti
Voleva qualcosa che la stimolasse ogni giorno. “Qualcosa – spiega a Tipi Tosti – che la facesse sentire carica”. Così dopo aver superato undici esami, ha abbandonato l’Università a Firenze e si è data ad un’attività manuale. Merito di un incontro particolare.
Proviamo a farci raccontare tutto da lei, Laura Rovida, nata a Brescia nel ’79. “Filosofia mi piaceva – chiarisce – E’ interessante e stimola, sviluppa le capacità intellettive e logiche di coloro che la studiano. Mi ha fornito uno strumento prezioso, applicabile a qualsiasi situazione e lavoro della vita. Alla fine del terzo anno, però, non ero del tutto soddisfatta e motivata, mi mancava quella carica che ti spinge a perseguire un fine con entusiasmo ed energia. E non avevo le idee chiare su cosa mi sarebbe piaciuto poi fare nella vita. Un giorno ad una mostra mercato artigianale, ho incontrato una tessitrice e l’ho vista al lavoro.
Sono rimasta affascinata. Da quel giorno non ho avuto più dubbi”. Come ti sei formata? Ho iniziato nel 2003 con l’apprendistato in un laboratorio artigianale in Toscana. Nel 2006 ho studiato in Finlandia presso l’Istituto specializzato di tessitura a mano “Loimaan Ammatti Institutti” a Loimaan, un paesino nel sud ovest. Nel 2007e 2008 ho proseguito gli studi di progettazione tessile, grazie ad una borsa di studio dell’Unione Europea (Progetto ILA), presso lo “Studio Aphorisma” di Tavernelle in Toscana. Dal 2008 al 2010 ho studiato all’Università di Bradford (Inghilterra) (HNC in Fashion and Textile Design)”.
Forse la virata nella tua vita è solo apparente. In fondo, credo ci sia un intreccio, una connessione, tra pensiero e tessitura. La tua storia mi ha fatto venire in mente un libro di qualche anno fa, di Francesca Rigotti, filosofa, intitolato Il Filo del pensiero Il mulino. Nel testo l’autrice descrive il percorso che seguono il filo, il tessuto, l’intreccio per diventare simbolicamente abito, l filo è il caos fatto ordine, il groviglio che trova struttura, la linea che esce dal labirinto. Filare, pensare, scrivere: tutte azioni che sgorgano da questa necessità primordiale di imprimere una forma, una direzione, un senso.
E’ così Grazie per avermi fatto questa domanda! Concordo pienamente: la tessitura ha molto a che fare con la logica del pensiero! Rispetto ad altre arti artigianali, più direttamente legate alla manualità, la tessitura si differenzia in quanto la componente progettuale di un tessuto è imprescindibile e predominante. L’apparente semplicità del gesto meccanico e ripetitivo del passare della spoletta, nasconde un affascinante e complesso sistema di calcoli e leggi che regolano l’intrecciarsi dei fili.
E’ stato difficile diventare tessitrice?
Fare della mia passione per la tessitura a mano un lavoro vero e proprio è stato difficilissimo per molti motivi. La difficoltà più grande l’ho incontrata nel momento in cui ho aperto la mia attività: trovare un codice attività che descrivesse il mio lavoro. Beh, sì, è stato l’ostacolo più grande. L’ho superato, facendo molte consulenze e trovando finalmente la commercialista giusta, che con molta dedizione, pazienza e una buona dose di elasticità mentale, si è applicata al mio caso sui generis e ha saputo consigliarmi e seguirmi volta per volta in questi anni.
Dove hai trovato le risorse economiche per partire?
Non ho beneficiato di finanziamenti per iniziare, ho cominciato piano piano con molta cautela, investendo di volta in volta quello che avevo a disposizione per far crescere la mia attività. Ho vinto l’anno scorso la prima edizione del “Contest Oma2040” (Osservatorio Mestieri d’Arte di Firenze) e quindi ho avuto cinque mila euro per realizzare il mio progetto di vendita on-line con prodotti personalizzabili o ordinabili “su misura” direttamente dallo shop. www.rovidadesign.com
Chi hai avuto sempre accanto?
I miei genitori, che dopo il primo momento di esitazione, hanno rispettato la mia scelta. La mia insegnante, Anna Silberschmidt di “Studio Aphorisma”, mi ha sempre incoraggiata. Molti dei miei amici più cari sono stati dalla mia parte in tutti questi anni. E poi soprattutto mio marito, che condivide giorno per giorno con me le difficoltà e le gioie di questo lavoro. Mi hanno deluso alcune colleghe e le istituzioni locali e nazionali, molte volte. Cosa ti regala questo lavoro? Le più grandi soddisfazioni me le danno le persone che apprezzano e riconoscono la qualità, la passione, la dedizione e l’amore che metto nel realizzare i miei prodotti. Me lo dimostrano concretamente, scegliendo di acquistarli. E ancor di più i clienti che tornano.
E sono molti! Esattamente cosa realizzi?
Realizzo accessori, capi d’abbigliamento e arredamento. I materiali che utilizzo sono solo quelli naturali: lana, lino, seta e cashmere. Per realizzare l’abbigliamento seleziono le migliori aziende italiane di filati e mi assicuro che i materiali che acquisto rispondano a certi criteri di sostenibilità ambientale e salvaguardia per la salute umana, richiedendo sempre le certificazioni dei filati.
Per quanto riguarda l’arredamento invece, avendo partecipato ad un percorso formativo del CNR-IBIMET di Firenze, mirato alla rivalutazione delle lane autoctone toscane, utilizzo la lana di provenienza del monte Amiata per realizzare tappeti/arazzi. Il mio prodotto è unico in quanto ciascuno è stato da me ideato e progettato con molta cura. Il MAGLIATESSUTO, per esempio, è un maglione multifunzionale, indossabile in quattro modi diversi ed incorpora la tecnica della maglieria e della tessitura a mano in modo innovativo. La mia collezione di Scaldacolli è stata progettata in modo che sia completamente reversibile e senza cuciture, quindi risulta “Double-face”. Abbinabili ai vari modelli di scaldacolli, sono anche i “Cappelli Lana cotta in Fiore” , lana cotta, ottenuta dal tessuto realizzato a telaio e quindi di una consistenza diversa da quella ricavabile dai tessuti fatti a maglia. Ciascun pezzo, essendo realizzato a mano filo per filo, non risulterà mai perfettamente identico ad un altro.
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