Francesca Lemmi è una collaboratrice preziosa di dol’s (suoi molti articoli presenti sul magazine ) ma è anche una mamma ed una lavoratrice. Abbiamo voluto chiederle come fa a conciliare aspetti così diversi di famiglia e lavoro.
Francesca nata a Cascina in provincia di Pisa nel 1976 è secondogenita di due genitori che hanno fatto della famiglia il fulcro della loro esistenza e a cui Francesca è grata sia per l’opportunità formativa che le hanno dato (le hanno permesso di studiare Psicologia all’Università di Padova, nonostante gli sforzi economici e i pianti di sua madre che vedeva la figlia, ai suo occhi ancora piccola, migrare altrove e poi ancora hanno continuato ad investire su di lei dandole l’opportunità di specializzarsi in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso una delle migliori scuole sul mercato) sia per la spinta all’autonomia e per l’educazione all’impegno che li hanno insegnato fin da piccola e che ad oggi ritrova nella determinazione che mettw in ciò che fa.
Una volta laureata perchè sei tornata a Pisa?
Nonostante fossi innamorata di Padova dove ho studiato, per questioni di lavoro ho scelto di tornare a Pisa, dove ho lavorato nella realtà ospedaliera per alcuni anni, prima alla Neuropsichiatria Infantile e poi al Centro per la cura dell’Obesità e dei disturbi del comportamento alimentare. Poi sia per mancanza di opportunità sia per una scelta di qualità, ho virato verso la libera professione, partendo da capo e con non poche fatiche e stress. Ricordo che I primi tempi non sono stati semplici, anche perché nessuno comprendeva la mia scelta, per quanto la realtà fosse oggettivamente tangibile: l’unica persona che ha sempre compreso e approvato la mia scelta fin dall’inizio è stato il mio compagno, oggi mio marito, che ha sempre camminato al mio fianco. Come tanti, anch’io ho avuto la mia mentore: l’ex primario della Neuropsichiatria infantile, la dr.Graziella Baracchini Muratorio, per me maestra di professione e di vita, a cui sono affettivamente molto legata e grata e a cui devo le mie prime esperienze formative in clinica. Da allora sono passati molti anni, ho fatto molte altre esperienze, ho allargato la mia attività e sono ancora desiderosa di fare, di conoscere e di crescere. Sul piano personale, dopo cinque anni di convivenza, nel 2009 mi sono sposata e ad oggi ho due figli: Pietro, nato nel 2011, e la piccola Camilla, di pochi mesi.
Come riesci a conciliare la tua attività professionale ed i figli (oltre al marito)?
Non nascondo che la conciliazione famiglia e lavoro non sia semplice, soprattutto con un lavoro come il mio che richiede di essere sempre presente e disponibile, almeno per come lo concepisco io. Sono una psicologa, psicoterapeuta e sessuologa; mi occupo di attività clinica e di psicoterapia, di formazione e di psicologia giuridica. Non per ultimo, coltivo una passione per la psicologia di genere che per il momento si esplica in attività di studio, ricerca e scrittura. Poiché si tratta di un lavoro delicato e particolare, oltre che individuale (almeno quello terapeutico), ho lavorato fino all’ultimo giorno di gravidanza e ho ripreso a dodici giorni dal parto in entrambi I casi. Non me ne vanto, ma non ho potuto fare diversamente. E ciò è stato possibile grazie al supporto di mio marito, attivo in prima linea in casa e con I bambini, e della rete familiare dei nonni, senza dei quali non avrei mai potuto fare tutto ciò.
Credi che l’uomo, dovrebbe essere più collaborativo per lasciare spazio alla compagna di emergere? Oppure ciò dipende dalla buona volontà delle coppie?
Personalmente ritengo che la scelta del partner, come peraltro molte ricerche di settore evidenziano, non sia casuale. Per quanto mi riguarda, io ho scelto di stare insieme e poi di sposare Marco, mio marito, proprio perché abbiamo sempre avuto entrambi assoluto rispetto degli spazi personali reciproci. Ad esempio, ho conosciuto Marco che, per quanto sia un informatico di professione, praticava vela a livello agonisitico e ho sempre supportato e ammirato questa sua passione, che lui ha sempre coltivato egregiamente e seriamente come un lavoro fino all’arrivo di Camilla. Mio marito, per contro, mi ha sempre appoggiata nel lavoro che faccio, nei master e corsi di perfezionamento che mi hanno portato fuori non poche volte. E’ sempre stato al mio fianco ed è il mio primo tifoso in tutte le iniziative che porto avanti, e questo per me è fondamentale. Ogni volta che porto avanti qualche progetto nuovo, come in questo periodo in cui sto organizzando con una collega un Convegno in Psicologia Giuridica a Pisa e uno a Livorno, lui mi ioncoraggia e mi appoggia incondizionatamente. Non per ultimo, anche nella gestione dei figli, come nelle attività domestiche, è attivo e collaborativo, anche se con due figli non sembra mai abbastanza.
Sei al secondo figlio ed hai sempre molta grinta. Dove trovi le energie?
Non nego la stanchezza dovuta alla conciliazione di un lavoro impegnativo da una parte, e di una famiglia altrettanto impegnativa, dall’altra. Tuttavia non sono abituata a lamentarmi; sono abbastanza pragmatica e operativa. Ho la fortuna di avere un lavoro che mi piace tanto e questo contribuisce a darmi la carica e la forza per affrontare il carico professionale. Inoltre, come già detto, il supporto familiare incide e non poco. Infine I miei figli sono una carica senza eguali: durante entrambe le gravidanze e poi a seguire nella maternità, mi sono scoperta più carica e grintosa di prima; ho creato nuovi progetti e portato avanti nuove iniziative. Per sentirmi serena e realizzata, ho bisogno dei miei bambini, di mio marito e quindi di stare bene con e nella mia famiglia, ma ho anche bisogno e desiderio di dedicarmi con serenità e passione al mio lavoro e ai miei studi; non potrei mai fermarmi come del resto non mi sono mai vista a fare la mamma full time, per quanto ammiri e rispetti chi fa questa scelta. Infine non nego che sono molto determinata nel raggiungimento degli obiettivi professionali che ho e che desidero ed è proprio questa forte motivazione a darmi la spinta ad andare avanti.
Per continuare a lavorare dopo il secondo figlio cosa è necessario? Volontà, grinta, bisogno economico o rivalutare la figura dei nonni?
Ritengo che non ci sia una ricetta magica; tuttavia forse un pò tutti gli ingredienti che hai citato, sono necessari. Per quanto mi riguarda, intanto ho avuto la fortuna – di non poco conto – di avere due gravidanze ottime che mi hanno consentito di lavorare fino all’ultimo giorno. Poi indiscutibilmente il sostegno famiiare, in particolare dei nonni, è stato ed è tuttora fondamentale, perché proprio il loro supporto mi ha reso possibile un rientro veloce al lavoro, altrimenti avrei avuto serie difficoltà a lasciare I bambini così piccoli ad altri. Personalmente ho sempre valutato I nonni come una risorsa inestimabile per vari e diversi motivi. Non per ultimo, come dicevo, ho sempre avuto il supporto e il sostegno, sia emotivo e morale che pratico, di mio marito, che si occupa in prima linea dei bambini proprio come me. Tuttavia qualche rinuncia, almeno per questo periodo iniziale di ménage a Quattro con la piccola appena arrivata, va messa in conto: I miei spazi di formazione e di studio come anche la mia passione per la corsa, sono temporaneamente in stand by.
Come ti vedi alla maggiore età dei tuoi figli?
Ancora attiva e in prima linea, perché per me lo studio per la psicologia nelle sue varie e diverse sfaccettature, è prima di tutto una passione che fa parte di me e della mia vita. Se potessi esprimere un desiderio, mi piacerebbe che da grandi I miei figli potessero essere orgogliosi della loro mamma, anche per la grinta e la motivazione che mette in quello che fa. Inoltre mi piacerebbe riuscire a trasmettere loro questa spinta a reagire, ad attivarsi e a perseguire con motivazione e determinazione I propri obiettivi personali e professionali, che cercherò, per quanto mi è possibile, di incentivare nel rispetto della loro individualità e della libertà personale di scelta.