Barbara Stefanelli, l’ex ministra Melandri e altre personalità allo IULM indagano la partecipazione femminile al mondo dell’arte. Persistono gli squilibri, si schiudono speranze?
di Loredana Metta da http://www.z3xmi.it
Il Rettore dello IULM accoglie le ospiti con un intervento ampio, dotto e pensoso in occasione di una conversazione, inserita in quella mappa d’incontri – così la definisce la vicedirettora del Corriere Barbara Stefanelli – voluta fra gli altri da Fondazione Corriere della sera e dal blog la 27a ora, che va sotto il nome di cittàdelledonne; manifestazione che con più di cento proposte ha messo le donne al centro durante l’intero, luminoso mese di settembre che sta per lasciarci.
Sono presenti diverse professionalità nel mondo dell’arte: la fotografa e artista visiva Migliora, l’importante gallerista Rumma (via Stilicone, 19 a Milano), Cappelli, responsabile editoriale dell’editrice Electa, che pronunzia parole illuminanti sul presente delle istituzioni di cultura italiane, Sandretto Re Rebaudengo, presidente di una Fondazione che da anni opera a Torino a favore dell’arte contemporanea, sostiene artisti e, da alcuni anni promuove il premio StellaRe, riconoscimento alle donne che con il loro sapere hanno contribuito a cambiare il mondo. Citando il sito: un progetto ambizioso dedicato alle donne, alla loro identità, al loro ruolo e al loro valore in questo nuovo millennio.
Al centro del convegno la presentazione di una ricerca condotta dal prof. Vincenzo Trione, a capo di un’equipe di studenti dello IULM, sull’equilibrio di genere nelle collezioni dei maggiori musei italiani d’arte contemporanea, il Museo del Castello di Rivoli, il Maxxi di Roma e il Mart di Rovereto, a confronto con l’importante Tate Modern di Londra.
Dalla ricerca, ancora in itinere, emerge con chiarezza il divario fra le presenze maschili e femminili sia nelle collezioni permanenti sia nelle recenti acquisizioni delle più prestigiose istituzioni museali.
In un museo d’Arte moderna lo squilibrio apparirebbe comprensibile e motivato da un contesto sociale ancora ostile all’espressione del talento femminile, che ha impedito l’espressione alla metà del mondo. Come ci ricorda Patrizia Sandretto Re Rebaudendo la storia dell’arte al femminile ha tappe precise: solo nel 1860, per esempio, le studenti possono essere ammesse alla Royal Accademy of Arts di Londra.
Ma oggi?
Chi si illude che il problema della parità fra uomo e donna risalga a epoche antidiluviane e sia da archiviare fra quelli oramai risolti, non guardi solo la cronaca quotidiana dei femminicidi, consulti anche i cataloghi dei musei di arte contemporanea e si convinca: è ancora lungo il cammino che condurrà a una partecipazione paritaria al mondo dell’arte. E più che mai libertà è partecipazione, come dice Gaber nella famosa canzone, adottata da cittàdelledonne come inno.
E che il cammino verso una piena parità sia ancora lungo sono purtroppo le artiste stesse a ignorarlo. È evidente, infatti, una sorta di schizofrenia, ben additata dal prof. Trione: la presenza delle artiste donne resta minoritaria, ma s’ingrossano le fila delle donne che assumono ruoli di responsabilità e potere nel mondo artistico, con posizioni chiave come la presidenza del consiglio di amministrazione di importanti istituzioni.
È il caso del Maxxi di Roma e dell’ex ministra Giovanna Melandri, CEO dell’importante museo romano, che, in un intervento via skype invita ad approfondire e proseguire i lavori sul tema presso la sede del museo che sempre di più, sotto la sua direzione, si presta a rappresentare un punto di relazione e di messa a confronto di buone pratiche, aperto e accogliente nei confronti di tutti.
La soggettivizzazione femminile deve scontrarsi ancora con la subalternità e il confinamento all’ambito domestico delle donne, nonostante gli esempi di donne straordinarie, ricordati con passione dal Rettore Puglisi: Gae Aulenti, Carla Accardi, Lia Pasqualino Noto, Francesca Di Carpinello, Antonella Mafai.
Occorre rompere la ghettizzazione e affermare la parità fra uomini e donne favorendo una “presa di ruolo” all’interno del sistema sociale, dice ancora il Rettore. Ma, per carità, non sia attraverso le quote, che offenderebbero la dignità delle donne. Eppure sussiste la necessità di compensare secoli di discriminazione! Barbara Stefanelli, sulla spinosa questione, ci ricorda come proprio al Corriere siano state intraprese, in collaborazione con il direttore De Bortoli, iniziative a favore della parità in grado di forzare un sistema ormai stabilizzato e fondato sull’asimmetria di genere, contribuendo a rovesciare un conservatorismo tutto italiano. E il fermento che ne è nato è testimoniato dagli eventi che la nostra città ha vissuto in questi giorni. Dalle colonne di un giornale inizia un movimento di rinnovamento che rileva il ruolo di un grande mezzo di comunicazione di massa.
Quote sì quote no, è questione davvero incerta. Sono per il sì, e comprendo chi è d’opinione avversa. Soprattutto in campo artistico, la questione non può essere posta in termini puramente quantitativi. Ma sono veramente contenta che alla ricchezza di spunti e dibattiti di questi giorni si sia aggiunta una manifestazione dedicata a fotografare, anche grazie a una ricerca quantitativa, lo stato dell’arte della presenza femminile nel mondo artistico, e con l’autorevolezza di un’iniziativa accademica. Ben lieta che sia stata posta con forza, proprio in uno dei luoghi preposti alla formazione paritaria di uomini e donne, la necessità di lavorare perché sia colmato il gap di partecipazione delle donne alle arti figurative. Non solo oggetto di rappresentazione, ma soggetti “oltre il corpo, dentro l’anima” citando ancora le parole del magnifico (davvero!) rettore.
Dice Marina Marrazzi su un vecchio numero di Buddismo e società: “Gli uomini intesi come genere umano fanno di noi donne quasi sempre l’oggetto delle proposizioni sul mondo, e per di più in maniera non dichiarata. Per questo essere maschi o essere femmine in questo mondo fintamente neutro comporta per noi necessariamente (…) un senso di inadeguatezza, difformità, estraneità. Uno spaesamento, avrebbe detto Virginia Woolf che ne Le tre ghinee esortava le donne a fondare una “Società delle estranee”.
Abbiamo appreso da Sandretto Re Rebaudengo che fra i visitatori delle mostre sette su dieci sono donne; segno che al genere femminile spetta il primato in quell’amore per la complessità che si manifesta nelle opere del nostro tempo.
Ebbene, accanto alle azioni positive a favore delle donne artiste, che incoraggino la ricerca intellettuale a una maggiore sensibilità nei confronti del contributo femminile nei campi dell’arte, della musica, della letteratura e della filosofia, potremmo indire la Giornata Nazionale dell’uomo al museo, in modo da incoraggiare la frequentazione delle più importanti manifestazioni di arte contemporanea da parte degli uomini, cioè degli esseri umani di sesso maschile, per una volta non intesi come tutti noi, uomini e donne insieme.
2 commenti
Sarebbe possibile sapere chi ha dipinto e come si chiama il quadro che fa ad introduzione all’articolo?
Mi spiace: è passato un po’ di tempo e non riesco a risalire né all’autore né al titolo. Saluti.